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16 Maggio 2024
Ultima modifica: 16 Maggio 2024 ore 07:21

Alluvione in Romagna: un anno dopo il disastro

Com'è oggi la situazione, tra speranza e difficoltà
Alluvione in Romagna: un anno dopo il disastro
I protagonisti di quelle ore drammatiche raccontano i danni materiali e le conseguenze psicologiche dell'alluvione.

È  passato un anno dalla notte tra il 16 ed il 17 maggio quando 350 milioni di metri cubi d’acqua si riversarono sulla Romagna. Tutti i fiumi dell'area - il Lamone, il Savio, il Senio, il Sillaro, il Montone, il Santerno - esondarono e ruppero gli argini in più punti allagando città, paesi e campagne. Alla fine si conteranno 17 vittime, 36mila sfollati, 8 miliardi di danni.

L’alluvione ha colpito duramente anche case famiglia, famiglie affidatarie, realtà di accoglienza, comunità terapeutiche, centri occupazionali della Comunità Papa Giovanni XXIII e delle sue Cooperative sociali. Alcune case sono state completamente allagate, altre hanno subito pesanti danni, altre sono rimaste isolate a causa di smottamenti e sono state evacuate perché in zone a rischio frane. Sono stati mesi di grandi fatiche e preoccupazioni, soprattutto per le persone con storie di fragilità, famiglie di persone con disabilità che hanno esigenze speciali per cui i cambiamenti sono stati ancor più destabilizzanti.

Tra le strutture colpite vi è anche la comunità terapeutica della Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII che si trova ad Albereto, nella campagna vicino Faenza. Dopo 11 mesi in cui la struttura è stata inagibile, adesso la comunità terapeutica vi è potuta rientrare.

«La sera del 16 maggio andammo a letto con la paura ma fu durante la notte che l'incubo si trasformò in realtà. – racconta Andrea Negri, operatore della struttura – L'acqua raggiunse quasi 3 metri. Il piano terra era completamente allagato, il frigorifero galleggiava, le auto e i pulmini erano sommersi». 

Un'altra volontaria racconta: «Sono state ore lunghissime. Prima dovevano venire i soccorsi in canoa, poi in elicottero, che però non arrivava mai: l’acqua continuava a salire, i cellulari iniziavano a scaricarsi, il cibo, già razionato, cominciava a scarseggiare. Quando è arrivato l’elicottero che ha portato via le prime persone era già l’una di notte, l’acqua era all’ultimo piano, a 3 metri da terra. Poi, dopo i primi soccorsi, è passata un’ora e mezzo prima che un altro aeromobile venisse a prendere i successivi. Nel frattempo non si poteva andare in bagno, si usavano dei secchi e poi si gettava tutto fuori dalla finestra, non si sapeva se il cibo razionato sarebbe stato sufficiente perché non si capiva quando sarebbe passato il secondo elicottero. Il tutto al buio, perché le luci non andavano. È stato tutto molto caotico, e nel mentre l’acqua continuava a salire. A un certo punto dalla finestra si vedevano decine di maiali morti galleggiare: qui vicino alla struttura c’è un allevamento di più di 800 maiali che venivano trasportati dall’acqua e dal fango».

Interno allagato
La comunità terapeutica ad Albereto (FA) è una della strutture della Comunità Papa Giovanni XXIII più gravemente danneggiate dall'alluvione che ha colpito la Romagna.
Alluvione in Romagna
Alcune macchine durante l'alluvione in Romagna a maggio 2023. Questa foto è stata scattata nella comunità terapeutica di Albereto (FA) della Comunità Papa Giovanni XXIII
CT Albereto macchine
Alcune macchine durante l'alluvione in Romagna a maggio 2023. Questa foto è stata scattata nella comunità terapeutica di Albereto (FA) della Comunità Papa Giovanni XXIII
CT Albereto cortile
La comunità terapeutica ad Albereto (FA) è una della strutture della Comunità Papa Giovanni XXIII più gravemente danneggiate dall'alluvione che ha colpito la Romagna
CT Albereto dopo alluvione
La comunità terapeutica ad Albereto (FA) è una della strutture della Comunità Papa Giovanni XXIII più gravemente danneggiate dall'alluvione che ha colpito la Romagna. Oggi, grazie a numerosi donatori, è stata riaperta.

Andrea, cosa successe dopo che i soccorsi vi salvarono?

«Dopo essere stati evacuati, fummo trasferiti presso la palestra allestita dalla Protezione Civile a Forlì. Poi per undici lunghi mesi le persone che stavano seguendo il percorso terapeutico per uscire dalle loro dipendenze sono state ospitate, con noi educatori, presso un'altra Comunità Terapeutica della Giovanni XXIII vicino Forlì». 

Ti aspettavi di impiegare tanto tempo per ritornare nella vostra struttura?

«La struttura subì danni talmente alti, che si è pensò di non riaprirla più. Ma adesso siamo felici perché siamo tornati. Abbiamo lavorato tanto per ripristinare la struttura ma abbiamo avuto tanta gente che ci è venuta ad aiutare, tanta solidarietà che non solo ci ha dato un aiuto concreto ma ci ha anche incoraggiato nei momenti di sconforto».

Siete tornati tutti?

«Purtroppo con l'alluvione abbiamo dovuto interrompere i nuovi ingressi in comunità. Inoltre alcuni ragazzi non hanno sopportato lo stress del trauma ed hanno abbandonato il programma terapeutico. Il rientro non è stato semplice».


I lavori sono conclusi?

«Ancora molte cose fuori sono da sistemare. I lavori sono stati lunghi, soprattutto la fase di asciugatura delle mura. Abbiamo dovuto rimuovere tutto l'intonaco e far asciugare la casa per mesi, anche col supporto di un umidificatore. Ancora oggi quando diamo lo straccio, il pavimento ci mette di più ad asciugare. Altrettanto lunga è stata la parte burocratica. Essendo un presidio socio-sanitario abbiamo dovuto avere il nulla osta dell'Asl». 

Avete avuto conseguenze traumatiche?

«Tutti, chi più chi meno. Alcuni ragazzi per settimane si svegliavano di notte per gli incubi. Abbiamo fatto sedute con psicologi sia in modo collettivo che singolo. Molti di noi, ancora oggi, quando piove sentiamo un brivido lungo la schiena».

Com'è la situazione oggi?

«Ci sono ancora parecchie famiglie fuori casa. In città a Faenza ci sono strade spettrali, case ai primi piani abbandonate, tutte aperte, senza porte né finestre. Alcune abitazioni non si sa se torneranno agibili. Quando si gira per le colline poi è tutta una frana».

Com'è il morale della gente?

«Noi abbiamo avuto tanti aiuti, ma la gente è logorata perché di sostegni economici ne sono arrivati pochi. Ci si sente traditi e abbandonati dallo Stato. I costi delle auto usate e degli affitti sono aumentati di molto. Ma la gente qui sa che bisogna andare avanti e ci si fa forza».