15 Aprile 2024
Ultima modifica: 16 Aprile 2024 ore 16:43
Cos'è l'eco-ansia. Come si manifesta e come affrontarla
La gran paura per il clima: dal negazionismo climatico al catastrofismo.
Foto di Kleiton Santos da Pixabay
Il 77% dei "millennial" è stato testimone di almeno un evento meteorologico grave negli ultimi 12 mesi. Cosa comporterà questo stato di stress per le nuove generazioni?
Gli eventi climatici estremi ormai sono così frequenti che è difficile ignorarli. Secondo una ricerca, il 77% dei “millennial” – cioè la generazione nata tra il 1981 e il 1995, circa – è stata testimone di almeno un evento meteorologico grave negli ultimi 12 mesi. Chiaramente questo ha dei risvolti psicologici: leggere costantemente di siccità o di alluvioni scatena diverse risposte emotive, tutte poco piacevoli.
L’ecoansia o ansia climatica è uno stato cronico di allarme e di malessere per il destino del Pianeta, a causa della crisi climatica. Chi soffre di ecoansia sviluppa principalmente sintomi ansiosi come l’angoscia per il futuro e la profonda e costante insicurezza di fronte ai possibili
disastri ambientali causati dal cambiamento climatico in atto. Tra i possibili effetti rientrano: irritabilità, insonnia, perdita di appetito, scarsa concentrazione, attacchi di panico, apatia e senso di impotenza. Ad accrescerla contribuiscono sicuramente le conseguenze e le prospettive della crisi climatica, ma anche il modo in cui vengono raccontate dai media.
Come affrontare l’ecoansia?
«Innanzitutto c’è il senso di impotenza - commenta Federico Russo, psicoterapeuta e Direttore Clinico di Serenis, piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato -. Quando si parla di crisi climatica, sia i problemi che le soluzioni possono sembrarci fuori portata, troppo grandi per poter essere affrontati con i comportamenti individuali. Ma possiamo anche provare fastidio. Un sentimento di rifiuto nei confronti dell’ennesima notizia che ci preoccupa e ci ricorda le nostre responsabilità (nostre di esseri umani). E ovviamente c’è l’ansia: in presenza del possibile pericolo, la mente si attiva e ci porta ad assumere comportamenti protettivi, di fuga o di azione. Sentiamo il bisogno di fare qualcosa».
È importante lavorare sulla ricerca di un equilibrio che ci faccia stare meglio, essere pessimisti non porta a nulla, tanto quanto fare finta di niente. È necessario trovare una preoccupazione costruttiva, che da un lato aiuti a ridurre gli impatti psicologici e, dall’altro, a dare un contributo. «Il primo passo è provare a fare qualcosa per l’ambiente - spiega Federico Russo - impegnarsi concretamente, come trovare un’associazione che si occupa di ambiente e iniziare a sporcarsi le mani, può ridurre l’ecoansia. Mettere in atto pochi comportamenti che possiamo mettere in pratica da subito, nella vita di tutti i giorni. Sapere di aver fatto una piccola differenza è un ottimo antidoto contro l’ansia eccessiva».
«E poi, è importante tenersi impegnati - continua lo psicoterapeuta - l’ansia favorisce il rimuginio, che a sua volta favorisce l’ansia. Per spezzare questo circolo, può essere utile dedicare dei momenti alle attività che ci piace fare, meglio se si tratta di attività che coinvolgono il corpo. Un altro consiglio è quello di rinunciare agli allarmismi: fanno molto più male che bene. Preoccuparsi per il pianeta è giusto, ma è importante non cedere alle notizie di quei media che cercano solo di spaventarci, senza informarci».