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10 Ottobre 2019

Risiko turco: Europa fuori dai giochi

Si contano i primi civili uccisi nell'attacco turco ai curdi siriani
Risiko turco: Europa fuori dai giochi
Foto di Ansa@ROJAVA
Ecco la situazione siriana oggi. Il colpo di scena che rende Erdoğan protagonista è firmato Donald Trump. Rete Disarmo chiede lo stop alla vendita di armi italiane alla Turchia.
Europa sotto scacco, Stati Uniti passano, dadi d’attacco alla Turchia, popolo curdo tradito alle spalle. La situazione siriana oggi vede il mai sconfitto presidente turco Recep Tayyip Erdoğan avviare le operazioni militari contro i curdi “buoni” del Nord Est della Siria, con l’assenso del presidente americano Trump.

Per i referenti della Comunità Papa Giovanni XXIII, siamo di fronte a 5 o 6 guerre sovrapposte. L'intervista ad uno dei responsabili dei progetti all'estero.

L'Europa è fuori dai giochi


L'Europa mostra indignazione, ma è sufficiente?


«In Turchia ci sono 4 milioni di siriani e l’Unione Europea sta pagando profumatamente per tenerli lì. Se teniamo presente che il primo milione di profughi arrivati in Europa ha portato partiti nazionalisti al governo, ha quasi portato alla fine dell’Euro e alla chiusura delle frontiere, ha portato alla Brexit, ci rendiamo conto di come Erdoğan abbia una pistola carica puntata contro l’Unione Europea».
 
«L’Europa non può fare nulla che Ankara non voglia: “altrimenti vi mando qualche milione di profughi”, è la minaccia implicita del presidente turco.  La Turchia sta chiedendo libertà di circolazione per i propri cittadini nei paesi europei, ma l’UE non ha nessun altro strumento di pressione».


E in Siria?


«In tutta la faccenda siriana, l’Europa ha mostrato un timido appoggio iniziale all’Esercito Libero, contro il Presidente Assad, senza riuscire ad influire minimamente nel conflitto».

Il sogno di un Kurdistan indipendente

Spiega il referente dell'associazione di Don Benzi: «La Turchia vuole evitare che i curdi turchi possano rimanere legati ai curdi siriani, creando un Kurdistan a lei ostile. I turchi hanno uno storico contenzioso aperto con gli indipendentisti curdi, a cui non vogliono concedere nessuna autonomia».

L’esercito curdo che piace a sinistra


Cosa vogliono i curdi?

«I curdi vogliono l'autodeterminazione; anche per questo milizie curde hanno stretto alleanze con il presidente siriano Bashar al-Assad per combattere l’Isis, nel tentativo anche di crearsi uno stato autonomo».


La lotta curda per l'indipendenza ha elementi positivi?


«La lotta curda per l’indipendenza negli ultimi anni ha creato molte simpatie in tutto il mondo, soprattutto in ambienti di sinistra: da più parti si parla di un processo rivoluzionario verso l'autodeterminazione di un popolo. I curdi si sono dotati di strumenti democratici e di partecipazione popolare; molti comandanti nell’esercito sono donne. La scelta è chiaramente una scelta armata, stiamo parlando di militari che conducono azioni militari; da testimonianze di Ong e organismi internazionali arrivano accuse contro i curdi che vanno dai crimini di guerra alla pulizia etnica, nei condronti di migliaia di arabi che sono stati scacciati dalle proprie terre.

Durante le esperienze di condivisione diretta con i profughi del Libano abbiamo conosciuto molti siriani arabi fuggiti da territori dei curdi».
 

In Siria è ancora guerra


Cosa sta accadendo adesso in Siria?


«Il governo del Presidente siriano Bashar al-Assad ha i piedi d’argilla: si basa sulla scelta di lasciare fuori dal paese 6 milioni di persone per lui scomode. I profughi siriani abili che dovessero tornare — considerati traditori — sarebbero subito incarcerati o arruolati nell’esercito, e le loro famiglie distrutte. Il governo è ancora alle prese con le repressioni nella provincia di Idlib, dove continuano sacche di resistenza di gruppi radicali, e deve affrontare la questione del mezzo milione di rifugiati interni».

Palazzo devastato dalle bombe in Siria
Viaggio esplorativo fra le case distrutte in Siria.
Foto di Archivio Operazione Colomba

 

E il presidente al-Assad come vede l'intervento turco?


«Dal punto di vista siriano l'intervento armato turco è visto come un’aggressione». 

Turchia, il fronte interno


Cerchiamo di capire i veri motivi dell'operazione militare.


«Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha sempre dato il suo appoggio ai siriani sunniti, a tal punto che la qualità dell'accoglienza dei profughi in Turchia è fra le migliori al mondo. In Turchia i siriani vivono sicuramente meglio rispetto ad altre parti nel mondo, ricevono sussidi mensili ed hanno accesso gratuito alla sanità e alla scuola, riuscendo in molti casi ad avere anche la cittadinanza turca. 

Ma l’emergenza profughi, con oltre 4 milioni di migranti accolti (in Europa sono meno di un milione), sta diventando sempre più un problema politico interno. Monta la rabbia in quei turchi che vedono i nuovi vicini di casa ricevere sovvenzioni e lavoro, ed i partiti contrari ad Erdoğan hanno iniziato a guadagnare velocemente posizioni nei sondaggi elettorali». 


Cosa vuole ottenere la Turchia?


«Erdoğan si sente in pericolo; la sua soluzione prevede ora di creare uno stato cuscinetto sul territorio siriano, ma fuori dal controllo di al-Assad, in cui spedire centinaia di migliaia di profughi. Si tratta di un territorio molto esteso, grande quanto un terzo dell’Italia». 

Gli Stati Uniti d'America restano in guerra

«Trump ha dato il suo benestare alle operazioni militari turche spiega l'intervistato — mettendo poi a tacere tutti i malumori interni. Ha annunciato un ritiro dei propri soldati che risulta fittizio. Qualcuno parla di tradimento: proprio l’America aveva appoggiato la lotta dei curdi contro l’Isis, inviando centinaia di addestratori militari. Anche l'Italia ne ha inviati». 

L'Italia che sta coi curdi


Le istituzioni italiane condannano l'aggressione turca. Ma implicitamente stanno sostenendo la resistenza curda?


«Negli anni ’70 e ’80 Abdullah Öcalan, fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che lotta per l’autonomia del Kurdistan, ha trovato molti appoggi in Italia, prima di essere arrestato. Il suo movimento si è poi ingraziato simpatie anche in Europa riproponendosi come riferimento impegnato nella lotta per la difesa dei diritti civili. Anche cittadini italiani negli ultimi anni hanno combattuto al loro fianco contro l'Isis».

La società civile prende posizione contro l'uso di armi italiane in Siria

In Italia Rete Italiana Disarmo è intervenuta, nelle ore immediatamente successive all'attacco turco ai curdi di Siria, con una nota. Chiede lo stop della vendita di armi italiane alla Turchia "cliente fra i principali dell'industria bellica Italiana".

«Chiediamo con forza al Governo italiano di adoperarsi per fermare un’escalation di conflitto inaccettabile – ha affermato il coordinatore Francesco Vignarca  –. In particolare risultano drammatiche le notizie di fonte curda secondo le quali i primi bombardamenti avrebbero colpito anche obiettivi civili».