Nelle ultime settimane gli esercizi commerciali di cittadini provenienti dall'Africa sub-sahariana e da altri paesi sono stati obiettivo di saccheggi e vandalismi soprattutto a Pretoria e a Johannesburg
Almeno 7 morti e circa 200 arresti. È questo il bilancio dell’ondata di violenza che ha interessato il Sudafrica nei primi due giorni di settembre. Alle periferie di Johannesburg e a Pretoria almeno 50 negozi sono stati saccheggiati e dati alle fiamme. Tutti stranieri i proprietari, incolpati dai responsabili di rubare il lavoro ai sudafricani. L’episodio, che trae origine dalle difficoltà socio-economiche della popolazione sudafricana, ha scatenato reazioni pressoché immediate nei paesi d’origine degli immigrati colpiti.
Reazioni violente anche in Nigeria e in Zambia
A Lagos, in Nigeria, diversi manifestanti sono scesi in piazza a difesa dei connazionali. La catena di supermercati sudafricana Shoprite è stata presa d’assalto così come il colosso delle telecomunicazioni MTN che ha chiuso temporaneamente tutte le proprie sedi. Tra i due paesi è ora crisi diplomatica. Disordini si sono verificati anche a Lusaka, capitale dello Zambia. Alcune attività straniere, sudafricane e non, sono state prese di mira in un centro commerciale, mentre quella che doveva essere una manifestazione pacifica organizzata dagli studenti dell’Università è sfociata in un’aggressione contro l’ambasciata sudafricana. Il Ministro dei Trasporti ha inoltre vietato agli autotrasportatori di recarsi in Sudafrica fino a quando le condizioni di sicurezza non saranno garantite.
«Per il momento la situazione sembra essersi tranquillizzata», commenta Stefano Maradini, volontario dell’Associazione Comunità Papà Giovanni XXIII in Zambia dal 1993. «Nei giorni scorsi i manifestanti hanno colpito anche una delle gelaterie sociali che gestiamo a Lusaka, per fortuna causando danni limitati. Per il bene di tutti, speriamo solo che questi attacchi contro gli stranieri non abbiano un seguito».