Sono 94 le persone aiutate ad uscire dal giro della tratta nel 2022: 62 femmine (con 20 figli) e 32 maschi.
Una fotografia non uniforme, fatta dei tanti volti, quelli delle persone intrappolate nelle varie forme di grave sfruttamento tra nord e sud Europa. Emerge nel 1° Report a cura del servizio antitratta della Comunità di don Benzi. Dopo gli anni della pandemia, in Europa aumentano i casi di tratta interna, l'uso delle nuove tecnologie peggiora la condizione di donne e ragazze più esposte allo sfruttamento sessuale. Non solo nella prostituzione. Giovani uomini dal sud est asiatico sempre più sfruttati nei vari settori del lavoro nero. E sulle navi.Tra le testimonianze delle persone supportate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e incontrate nei luoghi di sfruttamento o contattate tramite le linee telefoniche di aiuto da operatori e operatrici antitratta risultano per l’anno 2022 nuove sfaccettature della tratta di esseri umani.
Tra queste – come si legge nel Report – la tratta interna ovvero entro i confini nazionali. Non è necessario che la persona sia trasportata fisicamente da un paese ad un altro affinché si riconosca il reato di tratta. Ci sono donne bulgare ingaggiate anche online nei bar sul Mar Nero per offrire “servizi di escort”. Un trafficante può prendere di mira una vittima dopo che ha fatto domanda per un lavoro o è migrata per guadagnarsi da vivere. Sono i mezzi utilizzati per sfruttare la persona che determinano il reato e non il consenso iniziale o successivo della vittima. Cambiano i “volti” ma non la sostanza del crimine.
La vergogna e il ricatto
Ci sono donne cinesi nei centri massaggio e in contemporanea nelle fabbriche del lavoro nero che, pur vivendo da anni nei paesi europei, sono vittime di forme di tratta e grave sfruttamento in città diverse nello stesso paese. Gestite da agenti di intermediazione che inculcano la normalizzazione di questo reclutamento. La persona nei suoi racconti risulta non vedere e non aver mai sperimentato nessun'altra modalità lavorativa e nemmeno se la immagina. La vergogna - che ricadrebbe sulla sua famiglia di origine se non adempisse ai suoi compiti - è la forma di ricatto e minaccia su cui fanno leva gli sfruttatori.
In Europa gran parte delle vittime proviene da Africa, Asia e paesi balcanici. 2 su 3 sono donne e ragazze. In Europa i paesi con il maggior numero di vittime registrate sono Francia, Paesi Bassi, Italia, Romania e Germania.
Le donne sono state tra i gruppi più colpiti dalla pandemia, insieme ai bambini e ai migranti, spesso sfruttati in luoghi privati. Evidente quindi la femminilizzazione della povertà tra le cause.
Lo sfruttamento sessuale resta dunque lo scopo della tratta più diffuso ad oggi, amplificatosi in varie modalità e metodi di reclutamento tramite internet. Il 56% delle vittime coinvolte contro il 44% che è intrappolato in altre forme di sfruttamento quali la servitù domestica, sfruttamento lavorativo nell’edilizia, nella filiera dell’alimentazione.
La Comunità Papa Giovanni XXIII al fianco delle vittime
Regina è una delle peer impegnate al fianco del team femminile di Apg23 nell’assistenza alle madri dublinanti di ritorno (volontariamente o forzatamente) da Germania e Svezia. L’accompagnamento alla pari ha permesso di prevenirne il re-trafficking, fornire assistenza immediata e ridurre al minimo la traumatizzazione di donne, specie madri, dell’Africa occidentale (Nigeria, Camerun, Ghana) costrette a tornare in Italia. Nel 2022 ne sono state aiutate 15.
«Come il filo è importante per legarsi insieme agli altri fili e creare un tessuto o una maglia, così il nostro gruppo deve restare legato per creare una opportunità alle donne che hanno fatto esperienza della tratta. Possiamo ascoltare l‘ansia, la paura, l'incertezza di queste madri che hanno sognato un futuro nel nord Europa per loro e per i loro figli. Ora devono tornare indietro e ricominciare da capo, senza sapere dove andare, cosa fare, e chi le aiuterà davvero. Sono confuse, cambiano costantemente le loro idee, a volte può sembrare inutile aiutarle. Ma hanno solo questa organizzazione e solo noi per chiedere aiuto», spiega Regina.
In totale le persone uscite dalla tratta che sono state sostenute nelle varie sedi della Comunità sono state 94, 62 femmine (tra cui madri, con un totale di 20 figli) e 32 maschi. Età prevalente: 26-33 anni.
Per riuscire ad identificare chi è vittima e proporre un’alternativa valida, aiutandola anche nella salute fisica e psicologica, negli ultimi due anni, col progetto europeo AMELIE è stato coinvolto anche il personale sanitario. È online proprio in questi giorni un video che aiuta chi lavora nella sanità a riconoscere una vittima e contattare l’organizzazione antitratta più vicina.
Giovani contro la tratta
L’impegno nel prevenire, incontrare, accogliere, rimuovere le cause della tratta e fare rete continua anche oltre i confini dell’Italia e dell’Europa. Da alcuni anni la Comunità di don Benzi è partner della rete ecclesiale contro la tratta, Talitha kum international che riunisce networks di religiose in ogni parte del mondo per contrastare la tratta, proteggere le vittime e sensibilizzare l'opinione pubblica e gli organismi di ogni religione sul fenomeno sempre più in crescita a causa della femminilizzazione della povertà e della mercificazione del corpo. Samuele Paolucci che vive e studia all’Università di Tolosa in Francia è uno dei giovani delle organizzazioni ecclesiali internazionali coinvolte dallo scorso anno in vista della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta dell'8 febbraio, e che sarà presente alla GMG di Lisbona dal 1 al 4 agosto con uno stand informativo sulla tratta, presso la Città della Gioia (Jardim Vasco da Gama – quartiere Belém). Obiettivo: sensibilizzare i giovani dei diversi continenti. «Questa esperienza - dice - mi ha permesso di sviluppare e approfondire la tematica delle vittime di tratta. In effetti, nella casa famiglia dove sono cresciuto, avevo gia avuto l'occasione di parlare di questo argomento e vivere gomito a gomito con una giovane vittima ma mai di approfondirlo veramente. Non siamo da soli a combattere contro la tratta! Non siamo da soli a combattere per la giustizia e l'uguaglianza dei diritti. Ci sono persone in tutto il mondo che danno la vita per questo! All'udienza con Papa Francesco in febbraio ho capito quanto lui tenga alle vittime specie alle più colpite, donne e bambini di strada. Ci ha ringraziato per quello che abbiamo fatto e ci ha detto di continuare senza scoraggiarci perché la tratta riguarda tutti e si può sradicare soltanto insieme».