La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata nel 1948 con la volontà di non ripetere più le atrocità causate dalla Seconda guerra mondiale è sempre più sotto attacco. Aumenta il divario ideologico e culturale tra gli Stati Membri. Che fare?
Il 10 dicembre 2023 segnerà il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU): una pietra miliare nella storia dell’umanità, adottata nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la volontà di evitare il ripetersi delle atrocità commesse durante la Seconda guerra mondiale.
Cosa afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?
La Dichiarazione, col suo preambolo e i 30 articoli, afferma la dignità inalienabile di ciascun membro della famiglia umana e l'impegno a far rispettare tutte le libertà enunciate senza distinzioni né discriminazione alcuna, stabilendo i diritti fondamentali e universali sia civili e politici quali, ad esempio, il diritto alla vita, alla libertà di pensiero, coscienza e religione, a non essere torturati o ricevere trattamenti degradanti e inumani, sia quelli economici e culturali come il diritto alla salute, al cibo, all’educazione, all’acqua potabile, alla casa, al lavoro, alla scienza e cultura.
La DUDU rappresenta il perno del sistema internazionale della protezione dei diritti umani e ha dato il via a documenti giuridicamente vincolanti quali le diverse convenzioni a livello internazionale e regionale, ispirando anche le Costituzioni e leggi nazionali dei diversi Stati.
I Diritti violati
Ma a che punto siamo oggi? Nonostante i progressi compiuti, le violazioni dei diritti umani continuano ad essere diffuse in tutto il mondo. Milioni di persone in fuga che cercano rifugio in Paesi stranieri, spesso affrontano ostilità o trovano la morte. In molte parti del mondo le persone sono private dei diritti economici e sociali basilari, mentre le comunità più vulnerabili subiscono l’impatto dei cambiamenti climatici in modo sproporzionato, e l’attuale conflitto in Ucraina ha riportato un clima di guerra fredda tra Occidente e Oriente.
Dall’Osservatorio geopolitico previlegiato in cui mi trovo, le Nazioni Unite di Ginevra, constato come stia aumentando il divario ideologico e culturale fra gli Stati Membri, con la tendenza a selezionare alcuni diritti a scapito di altri, promuovendo, soprattutto da parte dei Paesi ricchi e occidentali, i cosiddetti “nuovi diritti” come ad esempio il diritto all’aborto (che non esiste) o i diritti di alcune categorie di persone.
L’anniversario ci offre l’opportunità di una riflessione sulle priorità, che per noi significa far avanzare i cosiddetti diritti di solidarietà, quali il diritto allo sviluppo, alla pace, ad un ambiente sano, e far riconoscere il diritto di solidarietà internazionale. Per realizzare davvero un mondo più giusto e solidale.