8 febbraio, Santa Bakhita, protettrice delle vittime di tratta. Le parole di Papa Francesco e la risposta delle associazioni che da anni si battono per porre fine allo sfruttamento degli esseri umani
Papa Francesco lo ha ripetuto senza peli sulla lingua anche nella trasmissione televisiva di Rai3 Che tempo che fa, in collegamento da Santa Marta: «Il Mediterraneo è un grande cimitero». E poi ha precisato che «il migrante va accolto, accompagnato, promosso e integrato. Va anche integrato, è molto importante. Serve una politica migratoria continentale. Il fatto che il Mediterraneo sia ora il cimitero dell'Europa ci deve far pensare. Ogni Paese indichi delle quote, serve equilibrio. Quello che si fa ai migranti è criminale». Papa Francesco da diversi anni ha a cuore il dramma delle persone che emigrano cercando un futuro migliore che oggi, alle porte dell’Europa, lungo la rotta balcanica o attraversando il Mar Mediterraneo dalla rotta libica o dalla rotta algerina, troppo spesso cadono nelle mani di trafficanti senza scrupoli che finanziano il loro viaggio. Sono in realtà destinati nei paesi europei a varie forme di sfruttamento, attraverso le reti criminali di matrice etnica ben radicate con le mafie autoctone.
Migranti destinati a varie forme di sfruttamento, soprattutto sessuale
Sempre più in crescita infatti il numero di minori e uomini sfruttati nelle campagne, nelle industrie, nelle baraccopoli, nei mercati, nella raccolta delle lattine, e quanti sono vittime di accattonaggio sulle nostre strade. Ma 2/3 dei profitti derivati dalla tratta provengono dallo sfruttamento sessuale. Sono ancora le bambine, le adolescenti, le donne le più colpite prima, durante e dopo il viaggio verso l’Europa. In particolare lo sfruttamento sessuale si è sempre più rapidamente radicato nella prostituzione indoor, negli appartamenti, nei bordelli, nei centri benessere, nei centri messaggi, rendendo ancora più invisibili le vittime, anche dietro una webcam come già denunciato dall'OSCE nel 2020.
Una maratona di preghiera online per dare voce a chi si prende cura delle vittime di tratta
L'impatto della pandemia ha provocato un aumento della violenza contro le donne in media del sessanta per cento in Europa: violenza fisica e psicologica, controllo coercitivo, violenza e sfruttamento online. Nei rapporti del Consiglio d’Europa emerge anche una carenza di servizi di assistenza per gruppi specifici come donne con problemi di salute mentale, donne con disabilità, donne migranti e donne appartenenti a minoranze etniche. Le ferite psichiche e fisiche subìte richiedono un affiancamento e un supporto a lungo termine perché le donne sono vittime di varie forme di violenza prima, durante il percorso migratorio e una volta arrivate in Europa. Ecco perché nella memoria liturgica di Santa Bakhita, l’VIII Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, coordinata da Talitha Kum, la rete mondiale della vita consacrata impegnata contro la tratta e da numerose organizzazioni internazionali, sarà centrata sul tema La forza della cura: donne, economia, tratta di persone. Un’occasione per riflettere sulle vittime di una economia centrata sulla disparità di genere e che rischia di mercificare i migranti, specie le donne, per raggiungere profitti più facili. Come lo scorso anno, dall’Oceania alle Americhe verrà trasmessa una maratona mondiale dalle ore 10 alle 17 in diretta streaming sul canale YouTube della Giornata mondiale con traduzioni in cinque lingue.
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Alle ore 13.30 sarà trasmesso anche un messaggio di Papa Francesco e alle 14 avrà inizio la tappa europea introdotta quest’anno dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, in collegamento dall’Italia e dalla Svezia.
La statua di Santa Bakhita benedetta dal pontefice
Anche durante l’Angelus il Papa non ha esitato a ricordare le violenze subìte da tantissime giovani nel mondo. «Vediamo tante ragazze sulle strade che non sono libere, sono schiave dei trafficanti che le mandano a lavorare e se non portano i soldi le picchiano. Oggi succede questo nelle nostre città» e, ricordando anche tante che sono pure vittime di mutilazioni genitali, ha esortato i governi ad aumentare le azioni di contrasto. «Davanti a queste piaghe dell'umanità esprimo tutto il mio dolore ed esorto chi ne ha responsabilità ad agire in modo deciso per impedire lo sfruttamento e le pratiche umilianti che affliggono le donne e le bambine».
E in vista della memoria liturgica dell’8 febbraio, ha benedetto la statua di Santa Bakhita realizzata lo scorso anno dallo scultore canadese Timothy Schmalz e installata a Piazza San Pietro. La scultura rappresenta Santa Bakhita che apre una botola e libera donne e uomini tenuti in schiavitù sarà collocata nella parrocchia di San Bernardo di Chiaravalle al Quarticciolo, in una delle zone dove sono più presenti donne prostituìte in strada. All’iniziativa ha partecipato il Coordinamento diocesano antitratta che raccoglie diverse realtà impegnate nel supporto alle vittime: Caritas diocesana, Usmi, Comunità di Sant’Egidio, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Slaves No More, Fondazione Arché, Ali di Speranza, Gruppo Raab, oltre alle unità di strada che svolgono il loro servizio in diversi aree della città. Lo stesso Coordinamento antitratta il 18 marzo alle ore 21 guiderà una Via Crucis per le vittime di tratta e prostituzione che culminerà nella chiesa di San Bernardo di Chiaravalle, ai piedi della statua della santa sudanese simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la schiavitù. La processione sarà introdotta da mons. Benoni Ambarus, il vescovo rumeno nominato un anno fa da Papa Francesco vescovo ausiliare di Roma con delega alla carità e alla pastorale dei migranti presente ieri in Piazza San Pietro.