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28 Febbraio 2022
Ultima modifica: 4 Marzo 2022 ore 10:15

Aldo D'Achille è il miglior sindaco del mondo

È il primo cittadino di San Bellino (RO), un paesino di mille abitanti a meritare questo titolo nel World Mayor Community Award 2021. La motivazione: «aver servito la sua piccola comunità con dedizione e immaginazione».
Aldo D'Achille è il miglior sindaco del mondo
«I comuni sono il front office del cittadino. Se sei credibile, la misura ce l'hai subito, la tua cartina di tornasole è il cittadino. Vieni misurato su quello che fai e non solo sulle parole che dici.»
Cinquant’anni, un diploma in Scienze Religiose e una laurea in Scienze Motorie, Aldo D’Achille ha conosciuto la moglie Elena nell'ambiente associativo e con lei ha due figlie, Maria Sole e Allegra. 
La motivazione per l’assegnazione del premio internazionale recita: «Aldo non è solo un sindaco all’avanguardia con visioni etiche, civiche e sociali di straordinario livello, ma è anche un uomo dotato di una eccezionale positività e cordialità. Il suo modello non solo ispirerà i governi locali di ogni paese e città, ma affiderà ai giovani un testimone di una politica fatta di competenza ed armonia, dove gli investimenti non sono indirizzati solo sui temi, ma sul coinvolgimento concreto di una comunità che vive e cresce insieme ai suoi amministratori». 
Lo incontriamo nel suo ufficio al primo piano del Municipio di San Bellino (RO).

La proprietà privata non finisce al cancello di casa

Come sei riuscito a cambiare la partecipazione dei cittadini nel loro coinvolgimento concreto?
«Dal 2014, quando sono stato eletto sindaco per la prima volta, ho utilizzato il Comune come un “laboratorio” proiettandolo ed immaginandolo come un quartiere di una grande città in cui i cittadini sono “sentinelle del territorio”. Ho cercato di sviluppare la ricchezza relazionale e di far sentire la persona coinvolta, fino a capire che la proprietà privata non finisce al cancello di casa e quindi, se c’è qualcosa che non va al di fuori di quel cancello, deve darsi da fare.»

San Bellino si trova nel bel mezzo della Pianura Padana, uno dei luoghi più inquinati d’Europa con conseguenze sulla salute della popolazione. Secondo te è troppo tardi o si può ancora fare qualcosa per garantire un futuro più sano ai nostri nipoti?
«Io non penso mai che sia troppo tardi. Ascoltando gli esperti ci si rende conto che ci sono due cose da fare: azioni di mitigazione e azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e all’inquinamento. Quindi noi oggi ci troviamo a dover mettere in atto azioni che devono essere coordinate e condivise con gli altri comuni del territorio, con progetti di ampio respiro. Uno di questi, partito da una decina di piccoli Comuni coinvolgendo poi la Regione Veneto, si chiama “Ridiamo il sorriso alla pianura padana” e consiste nell’uso del verde privato a uso pubblico. L’obiettivo è quello di piantare alberi per abbattere la CO2 in atmosfera e, per superare il grosso problema dei costi elevatissimi che ciascun Comune dovrebbe sostenere per la manutenzione del verde pubblico, si è pensato di donare ai cittadini degli alberi da piantare nella proprietà privata. In questo modo la manutenzione non è più a carico dell’ente pubblico, la persona cura le piante e se dovesse arrivare un’amministrazione meno sensibile all’ambiente non potrebbe permettersi di tagliarle. Un progetto quindi sostenibile, ma anche solido in una visione futura. In due anni sono state piantate in proprietà privata in Veneto 140.000 piante. Il vantaggio enorme è che si estende a beneficio di tutta la comunità, educando i cittadini.»

Il tuo sta per diventare il primo paese in Italia senza barriere architettoniche. Come avete fatto?
«Per questo abbiamo realizzato il Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche insieme all’architetto Stefano. In Comune ho messo l’ascensore che prima non c’era. Per realizzarlo, pur avendo a disposizione i soldi, abbiamo pensato di coinvolgere i cittadini con un crowdfunding: la gente doveva capire che questo Comune è una “casa di vetro” dove loro hanno bisogno e hanno diritto di esserci e di accedere a tutti gli spazi. Un terzo dei costi è stato coperto dalla Regione, un altro dal Comune e il resto dalle donazioni. Potevamo realizzarlo subito e invece ci abbiamo messo un anno, ma ci siamo arrivati in un certo modo che a volte ha più importanza dell’opera in sé.»

Cittadini protagonisti del Paese

Il sindaco Aldo D'Achille con il sig. Bellino
Il sindaco Aldo D'Achille con il sig. Bellino


A San Bellino avete realizzato anche un “monumento verde diffuso alla memoria” molto originale. Puoi spiegarci in cosa consiste?
«Si è cercato di piantare viali alberati lungo tutti gli accessi del paese. Ogni anno, nella ricorrenza che ricorda 43 giovani martiri di Villamarzana a causa di un rastrellamento fascista, si è deciso che le biografie di quei martiri vengano scritte su carta biodegradabile e affisse dai bambini della scuola primaria su 43 alberi da loro scelti. In questo modo il monumento cambia annualmente sempre di posizione e non lascia così indifferenti cittadini e passanti. Quei cartelli descrittivi con il tempo svaniscono ma l’anno successivo vengono riscritti e riposizionati da nuovi studenti richiamando così la vita di quelle persone trucidate alla memoria sia dei giovani nelle scuole che di ogni cittadino.»

Come riesci a conciliare il tempo per la tua famiglia, il tuo lavoro come insegnante di religione e un impegno politico così ricco di progetti e attività?
«Devo dire che ho una moglie molto paziente… E poi tutte le persone che lavorano nei vari uffici comunali vengono coinvolte in questi percorsi. Tutti loro si danno molto da fare e ho molta fiducia, soprattutto nella mia vicesindaca che è molto attenta, insieme all’assistente sociale, alle varie problematiche. È una persona con grande sensibilità e mi fa molto da filtro. Questo mi aiuta perché non devo occuparmi di tutto da solo.»

Secondo i dati Eurispes 2021, è in aumento il numero degli italiani che non hanno fiducia nelle istituzioni. Cosa consigli a un giovane che vuole fare politica, per meritare questa fiducia?
«I comuni sono il front office del cittadino. Se sei credibile, la misura ce l’hai subito, la tua cartina di tornasole è il cittadino. Vieni misurato su quello che fai e non solo sulle parole che dici. Molti iniziano gradualmente a condividere il percorso e ad andarne orgogliosi. Ti accorgi che il cittadino è un co-promotore di un territorio insieme a te, fare politica diventa entusiasmante: l’azione politica declinata in azioni concrete a vantaggio del cittadino, non considerandolo come utente, ma educandolo.»
 
Questo modello è applicabile secondo te anche a livelli più alti?
«Il metodo è impostato sul tentativo di immaginare un quartiere di una città in cui hai un numero di persone e uno spazio che ti può permettere di creare relazioni abbastanza stabili, perché serve fiducia. Creare esempi virtuosi mostrando come è possibile realizzarli, in modo che anche altre realtà possano adattarle al proprio territorio. Il motto che uso spesso è: “Vietato non copiare”. Cioè, se una cosa funziona, va copiata e casomai migliorata. In tal senso c’è una rete chiamata “Associazione dei Comuni virtuosi” che comprende circa 130 Comuni italiani piccoli ma anche medio-grandi.»

Sei stato obiettore di coscienza nell’Istituto Fanciulli Sinti a Badia Polesine dove Renato Galleno accoglieva bambini Rom e Sinti. Come ha influito quest’esperienza nelle tue scelte di vita? 
«È stato determinate – sorride –. Io mi commuovo quando ci penso... Ho fatto il mio matrimonio in quella casa famiglia a Badia Polesine. L’idea collaborativa che ho sviluppato è nata proprio lì, con gente che era abituata a non vedere il problema ma a cercare soluzioni. Questo ha influenzato tantissimo il mio modo di percepire la realtà. Quella progettualità a mio avviso era di una forza dirompente per il territorio e coinvolgeva anche gente inaspettata che veniva per aiutare. Con l’aiuto di una sua collaboratrice, Grazia, una maestra che seguiva i bambini nella scuola pubblica, Galleno aveva trovato una modalità che permetteva di integrarli gradualmente in tutte le attività della cittadina. È stato un periodo della mia vita molto, ma molto intenso che mi è servito tantissimo a sviluppare la mia sensibilità sociale e di attenzione alle persone.»