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2 Agosto 2024

Alloro Olimpico a Filippo Grandi: un'occasione ai rifugiati

UNHCR si merita il premio per la Squadra Olimpica dei Rifugiati
Alloro Olimpico a Filippo Grandi: un'occasione ai rifugiati
Grazie all'UNHCR, rappresentata da Filippo Grandi, 37 atleti rifugiati partecipano alle Olimpiadi 2024. «Lo dedico alle donne e agli uomini che ogni giorno sono costretti a fuggire dalle loro case» - afferma Grandi.
La cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2024 di Parigi è stata ricca di spettacoli, performance artistiche e colpi di scena. In realtà, oltre alla musica e all’intrattenimento, ci sono stati anche momenti significativi di riflessione e tensione. La mancanza della squadra russa, la presenza della squadra palestinese e di quella israeliana, applausi e fischi che si sovrapponevano. Oltretutto, insieme alle squadre che sfilavano, è apparsa anche una squadra acclamata con entusiasmo che portava una bandiera unica: cinque anelli colorati per rappresentare il simbolo delle olimpiadi e l’unione nello sport.
È la Squadra Olimpica dei Rifugiati, di atleti che per diversi motivi si sono dovuti allontanare dalla propria casa e che sono accolti e protetti in altri Paesi. La squadra si è formata la prima volta in occasione delle Olimpiadi 2016 a Rio de Janeiro, ma quest’anno ha raggiunto il suo record di partecipazione: ben 37 persone rifugiate stanno partecipando alle Olimpiadi di Parigi 2024.

L’Alloro Olimpico e Filippo Grandi

In questa occasione il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha consegnato l’Alloro Olimpico a Filippo Grandi, rappresentante dell’agenzia dei rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), come ringraziamento per l’impegno e la collaborazione dimostrati nel progetto. Collaborando con l’UNHCR, Il CIO sostiene gli atleti rifugiati tramite il Refugee Athletes Scholarship Programme, finanziato da Olympic Solidarity e gestito dalla Olympic Refugee Foundation. La Squadra Olimpica dei Rifugiati rappresenta un faro di speranza e un traguardo importante per l’inclusione di tutti nello sport. Filippo Grandi ha invitato il mondo a prendere esempio da questa squadra, che ha incarnato la coesistenza pacifica e il rispetto reciproco.
Se pensiamo che l’Alloro Olimpico premia chi si è battuto per portare pace, sviluppo e cultura attraverso lo sport, si capisce che quest’anno è stato dato con merito a chi si è impegnato per offrire un’opportunità ai rifugiati. «Onorato e commosso di ricevere il premio “Olympic Laurel” durante la cerimonia di apertura delle Paris2024 Olympics. Lo dedico alle donne e agli uomini che — ogni giorno — sono costretti a fuggire dalle loro case a causa della guerra, della persecuzione e della violenza» scrive Grandi nei social il 27 luglio.

La squadra del 2024

Gli atleti sono stati selezionati secondo due criteri: essere riconosciuto come rifugiato dall’UNHCR e mostrare delle meritevoli prestazioni sportive. 37 ragazzi e ragazze sono stati selezionati, che si battono in 12 sport. Oltretutto, quest’anno ci sono due novità. Per la prima volta nella squadra ci sono anche due ragazzi rifugiati residenti in Italia. Sono Hadi Tiranvalipour, taekwondo 58kg, e Iman Mahdavi, lotta libera 78kg. Hadi è cresciuto in Iran, ha vinto numerose competizioni insieme alla sua squadra nazionale di taekwondo, ma purtroppo è stato costretto ad abbandonare il suo Paese nel 2022. Con la sua famiglia che lo sostiene da lontano, Hadi è pronto a dare il meglio nella sua disciplina.
Anche Imam è nato in Iran, in una zona chiamata "la regione dei lottatori" ed è stato 7 volte campione nazionale juniores nella lotta libera. Nel 2020 si è dovuto allontanare dall’Iran ed è stato accolto in Italia, dopo un difficile viaggio, ottenendo lo status di rifugiato. Grazie allo sport ha trovato una nuova famiglia ed amici, oltre che a nuova speranza per un futuro migliore. Dopo aver conosciuto le loro storie, non ci resta che tifare per loro: coraggiosi atleti che risiedono nel nostro Paese e che rappresentano milioni di persone, sofferenza, speranza e rinascita.
Infine, per concludere le novità 2024, la Squadra Olimpica dei Rifugiati gareggerà per la prima volta con un proprio emblema di squadra. L'emblema ha un cuore al centro e vuole trasmettere quell’appartenenza cercata da tutte le persone sfollate e rifugiate, e che si può trovare nello sport.
«Lo sport è fondamentale anche per milioni di rifugiati, di tutte le età e abilità afferma Filippo Grandi. «Unisce le persone, giova alla salute fisica e mentale, offre ai bambini modelli di ruolo positivi e insegna preziose lezioni di vita. La nostra partnership con il CIO è molto preziosa, e non vedo l’ora di vederla crescere» (UNHCR). Anche noi, come Filippo Grandi, dovremmo sperare che questo progetto continui a crescere e che molte più persone abbiano l’occasione di ritrovare speranza e unione nello sport, oltre le difficoltà e le lontananze del mondo d’oggi.