In un tempo in cui si parla poco di mafia, illudendo tanti che lo Stato stia vincendo la battaglia contro il crimine organizzato, esce un libro che riporta i piedi sulla realtà. È la storia di Anna, una donna che decide di scappare dalla criminalità calabrese, raccontata nel libro Libera. Storia di Anna, edizioni Fuori Scena.
«Anna è un'eroina che sfida il suo destino: rimasta vedova a causa della violenza mafiosa e costretta a vivere in un contesto oppressivo, decide di scappare. Come lei ci sono tante donne provenienti da Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, che rifiutano di restare prigioniere delle loro famiglie mafiose. Non possono accedere al programma di protezione perché non sono collaboratrici di giustizia non avendo notizie utili per le indagini».
«Anna vive in un incubo: ha perso il marito, morto di lupara bianca, assassinato dalla sua stessa famiglia mafiosa e senza mai ritrovare il corpo. Con due bambine piccole, decide di ribellarsi quando si rende conto che la sua famiglia le impone un destino di silenzio e obbedienza. Dopo aver incontrato don Ciotti e aver ottenuto aiuto, intraprende un avventuroso viaggio attraverso l'Italia».
«Anna si avvicina a don Ciotti durante una manifestazione antimafia e gli racconta la sua storia. Lui verifica la situazione con le autorità e decide di aiutarla. Organizza una fuga segreta, ma la sua vita diventa una fuga continua; dopo ogni cambio di città, gli uomini della 'Ndrangheta la trovano e don Ciotti deve continuamente aiutarla a spostarsi. Non potendo cambiare identità a causa della legge italiana, Anna e le sue figlie vivono in una condizione di costante paura».
«Dopo essere riuscita a ricostruirsi una nuova vita, Anna deve affrontare la frustrazione di non poter cambiare nome ufficialmente. Le sue figlie rimangono esposte al rischio di essere rintracciate dalla mafia. Dopo quindici anni, Anna è costretta a lavorare ancora in nero per non essere rintracciata. È significativo un episodio in cui la figlia maggiore, che oggi ha 21 anni, esprime il desiderio di conoscere le sue cugine. Un giorno, usando i social del fidanzato, le trova e le vede in un selfie con una pistola. Questa scoperta le fa capire quanto sia stata fortunata grazie al coraggio di sua madre».
«Queste storie sono fondamentali. Libera ha creato una rete di famiglie e persone comuni che supportano donne come Anna. Ospitano, forniscono amicizia e anche un aiuto economico, rendendo possibile per queste donne ricostruire le loro vite. È un atto di solidarietà straordinario che testimonia come il cambiamento sia possibile attraverso la comunità».
«Sì, stiamo spingendo per un disegno di legge che consenta a queste donne, che non sono pentite, di cambiare identità con un percorso protetto. Non vogliono soldi, né protezione, solo l'opportunità di vivere senza il peso del passato. Questo è un passo importante per dare loro una vera identità e dunque una nuova vita».