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1 Dicembre 2024

Beata Clementina Anuarite Nengapeta

Il 1° dicembre ricordiamo colei che perdonò il suo carnefice
Beata Clementina Anuarite Nengapeta
«Gesù, concedimi la grazia di morire, anche sull’istante, piuttosto che abbandonarti»
Nasce nel 1939 da Amisi ed Isude, genitori pagani, alla periferia di Wamba (Congo). Il padre le dà il nome Anuarite Nengapèta. In seguito viene battezzata insieme alla madre e alle sorelle. Nel 1957 inizia il noviziato dalle suore diocesane della Sacra Famiglia (Jamaa Takatifu), congregazione nata in Congo nel 1936. Emette la sua prima professione religiosa il 5 agosto 1959 e prende il nome di Marie-Clementine. Nel 1961 scoppia la rivoluzione contro i colonialisti europei al grido: «Fuori i bianchi!». Nel 1964 inizia un vero massacro volto a eliminare tutti gli europei, i loro amici e collaboratori. Il 29 novembre 1964 è presa dai ribelli Simba con altre consorelle e trasportata su un camion ad Isiro. Nella notte del 1° dicembre viene barbaramente uccisa per non aver acconsentito alle richieste del capitano Olombe. Prima di morire trova la forza di perdonare il suo carnefice.
Giovanni Paolo II l’ha beatificata il 15 agosto 1985, durante il suo viaggio apostolico in Africa. Viene ricordata il 1° dicembre.

La vita di Anuarite si è svolta nella massima semplicità, nella fedeltà alle piccole cose, imparando a piacere al Signore nel contesto della vita di tutti i giorni. Svolgeva con grande impegno ogni attività che le veniva data da fare, rimediava alle negligenze delle consorelle, aveva una grande disponibilità ai servizi più umili e nascosti. Radicata in una cultura che attribuisce grande importanza alla provenienza clanica e tribale, seppe superare ogni discriminazione e si fece operatrice di pace. Si occupò di quanti avevano subito maledizioni dagli stregoni locali e venivano maltrattati da tutti, andando oltre ogni forma di superstizione per dimostrare il suo amore per il Signore. Con questa vita semplice ma piena di Dio, si è preparata a pagare con la vita il suo amore a Gesù.
Quando i ribelli Simba arrivarono al convento, chiesero alle suore: «Che cosa fate con quel Gesù? È il Dio dei bianchi; il nostro Dio è Lumumba» e le minacciarono dicendo che avevano già ucciso i missionari di Batema gettandoli nel fiume e che avrebbero fatto lo stesso se non avessero obbedito. Trasportate a Isiro si sentirono dire: «Tutte queste belle ragazze congolesi rimangono inutili invece di partorire figli per Lumumba. Fra una settimana saranno tutte incinte!». Suor Marie-Clementine disse alle sue compagne: «Non rimarrò con voi fino a domani. Pregate per me!». Il capitano dei ribelli, Olombe, cercò di trascinare Anuarite per portarla al colonnello Ngalo, ma lei si ribellò energicamente e così fece scatenare la collera di Olombe che iniziò a picchiarla con il calcio del fucile, con pugni e schiaffi e la finì con un colpo di fucile. La giovane martire prima di morire riuscì a trovare la forza per dire: «Ti perdono perché tu non sai quello che fai. Il Padre ti perdoni!». Per Anuarite è profondamente vero questo versetto del libro della Sapienza: «I fedeli nell’amore rimarranno presso il Signore, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti» (Sap 3,9).