4 Luglio 2024
Ultima modifica: 5 Agosto 2024 ore 11:38
Piergiorgio Frassati, chi era il Beato morto a 24 anni
«Gesù, nella santa comunione, mi fa visita ogni mattina»
Il 4 luglio si ricorda Piergiorgio Frassati, giovane di Azione Cattolica e figlio di una nobile famiglia torinese
Piergiorgio Frassati: la sua biografia ricorda la sua nascita a Torino il 6 aprile 1901. Figlio di una ricca famiglia borghese, la madre è una nota pittrice; il padre, Alfredo Frassati, nel 1895 aveva fondato il quotidiano “La Stampa”. A 17 anni entra nella Conferenza di san Vincenzo. Si iscrive ad Ingegneria meccanica (con specializzazione mineraria) per potersi dedicare – come aveva confidato ad un amico – a Cristo tra i minatori, che erano tra gli operai più umili e meno qualificati. Nel 1919 si iscrive alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Aderisce all’Azione Cattolica di allora iscrivendosi al circolo “Milites Mariae”. Nel 1922 entra nell’Ordine dei Predicatori Domenicani, dove riceve un sicuro e robusto sostegno alla vita spirituale. Si iscrive al Partito Popolare italiano, fondato da don Sturzo. Gli mancano ancora due esami per completare il corso di laurea quando viene colpito da una forma di poliomielite fulminante. Muore il 4 luglio del 1925. È stato proclamato beato il 20 maggio 1990 da Giovanni Paolo II. La sua festa si può celebrare ogni anno nel giorno della sua nascita al cielo, il 4 luglio.
Figlio di una ricca famiglia borghese, si mette a servizio dei poveri
Pur essendo figlio di una famiglia prestigiosa e destinato ad una brillante carriera, la breve vita di Pier Giorgio Frassati è stata caratterizzata dall’amore ad ogni persona che incontrava, fosse questa un giovane come lui, un diseredato, un ammalato. Nelle sue giornate non sprecava nemmeno un minuto: correndo su e giù per Torino, sempre a piedi perché i soldi del tram li dava in elemosina, andava a comprare le medicine per le persone ammalate, dava il suo cappotto e le sue scarpe a chi non li aveva, trovava i vestiti per un neonato venuto alla luce in un sottoscala. Tornava a casa in ritardo per il pranzo o la cena, e per questo riceveva rimproveri dai familiari che erano all’oscuro della sua frenetica attività nei confronti di chi si trovava nel bisogno.
Così come coloro che lui aiutava non sapevano che Pier Giorgio facesse parte della ricca famiglia dei Frassati. La sua era una carità fatta in punta di piedi, umile, quasi nascosta ma pienamente incarnata nella realtà del mondo. Egli era un uomo di preghiera, in continuo e profondo colloquio con Dio. L’Eucaristia quotidiana era il centro della sua vita spirituale: fare la comunione per lui era partecipare all’intimità con Gesù. Pensava di diventare prete, ma poi scelse di diventare ingegnere minerario perché in tal modo credeva di aiutare meglio le persone. Concepiva la professione come modo concreto ed efficace di aiutare il mondo ad incamminarsi sulla via della giustizia e della condivisione. Credeva fermamente nella possibilità di edificare una società giusta, di uguaglianza e libertà, dove i beni siano equamente distribuiti. A soli 24 anni il Signore lo ha chiamato a sé. Pier Giorgio, che aveva capito bene per cosa doveva vivere, ci ha lasciato da contemplare la bellezza della sua vita totalmente donata, vissuta in pienezza, nella quale ha saputo riconoscere nel volto di tutti il volto di Gesù.