A Bologna, il Cantiere dei Talenti offre una nuova speranza agli adolescenti affetti da ansia e depressione, promuovendo il loro benessere psicologico attraverso la riscoperta delle proprie capacità.
Una "nuova" pandemia tra gli adolescenti, alle prese con la salute mentale. I cosiddetti “screenagers” o generazione Alpha sanno tutto del mondo digitale e stanno sui social più di 4 ore al giorno. A discapito però del proprio benessere.
Secondo
Telefono Azzurro e Fondazione Child, nel mondo il 40% soffre di ansia e depressione, in Europa i più colpiti sono i paesi occidentali.
«Il corpo è sano se il sistema di salute mentale funziona. Dobbiamo far star bene l’intera persona – spiegano gli esperti riunitisi a Roma il mese scorso per riflettere su giovani e psiche -. La salute mentale nei bambini e negli adolescenti è spesso ignorata perché le persone non vi prestano attenzione o si vergognano perché c’è uno stigma al riguardo. Ma noi abbiamo il dovere di occuparci di loro, la situazione sta continuando a peggiorare.
I tassi di suicidio aumentano a causa di eventi come il Covid, le guerre, la violenza, le migrazioni».
In Italia, 1 ragazzo su 5 si sente in ansia, e 1 su 3 si vergogna nel chiedere aiuto ad uno specialista, a causa dello stigma sociale. Dover dimostrare qualcosa agli altri a tutti i costi è l'impegno "obbligato" di oltre 6 giovanissimi su 10 nell'ambiente in cui vivono. Soffrono di conseguenza di attacchi di panico, alterazioni delle abitudini alimentari e del ritmo sonno-veglia e difficoltà di concentrazione nello studio, e di conseguenza cercano nuove vie per “anestetizzarsi”, per non pensare. In particolare rifugiandosi nel digitale, videogiochi, film, serie tv e social. Il disagio principale nasce in ambiente scolastico. E il bonus psicologico del governo non basta a coprire i bisogni. Secondo un recente studio
su "Scuola e benessere" di Unisona Live, Unicef, e Ministero dell'Istruzione e del Merito su scuole secondarie di primo e secondo grado, il 75% degli studenti manifesta episodi di stress causati dalla scuola, il 44% di loro si sente inadeguato e insicuro per l'eccessiva competizione, il 17% fatica nell'apprendimento. Negli ultimi tre anni inoltre i casi di disturbi alimentari (DCA) sono più che raddoppiati. I dati più recenti indicano che i DCA riguardano oltre 3 milioni di persone in Italia, in cima ragazze tra i 10 e i 17 anni. Per non parlare dei casi in crescita di dispersione e abbandono scolastico. La solitudine è spesso alla base del disagio.
Il cantiere dei talenti
Ma sulle colline bolognesi è nato un progetto per fronteggiare le nuove sfide della generazione Alpha.
Il
Cantiere dei talenti.
Ragazzi e ragazze alla riscoperta delle proprie skills for the future - questo il nome del progetto - finanziato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che ha coinvolto in un anno finora circa 60 adolescenti tra gli 11 e i 19 anni.
Scopo delle attività proposte ai
ragazzi intercettati nel territorio di Ozzano dell’Emilia, San Lazzaro e Mercatale è prevenire il disagio e promuovere il protagonismo e la partecipazione attiva dei ragazzi, attraverso lo scambio tra pari e il peer-learning come metodo educativo efficace per educare ed educarsi e anche imparando un uso consapevole del web. Una equipe educativa li accompagna passo passo a maturare una maggiore consapevolezza dei propri talenti, sensibilità rispetto all’ambiente, la solidarietà e la cittadinanza attiva e a sviluppare competenze digitali ma anche maggior attenzione ai rischi del mondo virtuale.
Il cantiere dei talenti. Giovani in laboratorio
Il cantiere dei talenti
Letizia Tonelli, psicoterapeuta della Comunità Papa Giovanni XXIII, è una delle figure che collabora al
Cantiere dei Talenti e spiega come invertire la rotta perché, oltre alla solitudine e ai disturbi in crescita, i ragazzi possano sentirsi sostenuti e incoraggiati nelle loro capacità e attitudini.
«La sfida più importante oggi è aiutare i ragazzi a vivere il più possibile nel reale, ad avere nuovamente relazioni in presenza, a reimparare ad essere amici guardandosi negli occhi, a comunicare non sempre e solo tramite il cellulare. Per medie e superiori proponiamo giochi, divisi in squadre, per sentirsi appartenenti ad un gruppo. I ragazzi hanno bisogno di aspettarsi, di rispettarsi, di restare uniti, di collaborare e di avere esperienze di vita concrete, testimonianze con persone significative che si raccontano, momenti di verifica per far decantare quanto vivono e non lasciar andare al vento ogni esperienza. Abbiamo avviato anche un percorso sull'uso del web. Ci piaceva l'idea che avessero spazi e tempi per scoprire i rischi del web, la sua utilità e anche i valori nella vita reale quotidiana, differenziando il reale dal virtuale».
E anche i genitori ci stanno. È di pochi giorni fa, infatti, una serata di sensibilizzazione in cui oltre 50 genitori si sono coinvolti nell’esperienza di educazione digitale per capire come supportare i figli con le nuove tecnologie e nei progetti di vita. Un’attenzione importante per orientarsi nel futuro, e sostenerli in ogni nuova esperienza nel "diventare grandi". «È importante responsabilizzare i ragazzi, - ha raccontato
Tonelli - aiutarli a comprendere che dentro di sé hanno un valore da spendere per gli altri. E in questo l’alleanza con la famiglia è fondamentale».
Dal Cantiere dei talenti sono nate infatti iniziative indirizzate alle famiglie e alcuni dei partecipanti continueranno anche durante l’estate partecipando ai
campi di condivisione della Comunità di don Benzi.
Ma soprattutto sono nate
storie a "a lieto fine". Tra le quali, quella di tre giovani, tre vicende straordinarie. «Due ragazzi che hanno preso parte al progetto, li conosciamo da diversi anni perché frequentano le attività dell’oratorio a Mercatale. Sono ormai al termine della quinta. Uno di loro ha da poco passato il TOLC di ingegneria e ha deciso di dedicare un anno al servizio civile. L’altra prenderà un anno sabbatico dallo studio. Essendo ginnasta, ha fatto il corso per diventare istruttrice di ginnastica artistica e intende collaborare anche dopo il progetto con i ragazzi che frequentano la nostra Comunità Papa Giovanni XXIII. Un’altra ancora ha una storia molto difficile, di abbandono scolastico. Dopo un periodo di prova e formazione in cui era emersa la sua voglia di spendersi per gli altri, oggi è finalmente assunta in un Centro diurno del territorio, e completerà il corso di operatrice socio-sanitaria»..
Talenti da mettere a frutto. Esperienze positive che fanno sperare. Una via d'uscita c’è dalla “cumbia della noia” e dalla solitudine.