«Ratificare al più presto le nuove linee di indirizzo nazionali sull’affidamento familiare e sull’accoglienza residenziale, recentemente approvate». La settimana scorsa il Coordinamento associativo regionale affido e adozione ha lanciato questo accorato appello alla Regione Calabria, con una lettera aperta al Presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, e all’Assessora regionale al Welfare, Emma Staine. Tutto questo a seguito della approvazione a febbraio - da parte del coordinamento Stato-Regioni - delle linee di indirizzo nazionali per l'affidamento familiare. Lo scopo dell'appello era di «superare l’attuale disuguaglianza regionale in materia di interventi e servizi di protezione e tutela quali appunto, l’affido familiare e l’accoglienza in comunità residenziale, e garantendo quindi parità di esigibilità dei diritti nel superiore interesse dei minorenni e delle loro famiglie».
Le associazioni avevano espresso «preoccupazione per i ritardi che la nostra regione continua a registrare nella programmazione di politiche sociali». E per questo «Occorrono investimenti in risorse umane e finanziarie che consentano di attivare un sistema di protezione dell’infanzia più a rischio, per garantire innanzitutto il diritto di ogni minore a crescere in una famiglia che in Calabria è ancora negato a molti».
Il coordinamento è costituito dalle principali associazioni che in Calabria si occupano di affidamento familiare e adozione: il Forum calabrese delle associazioni familiari, il Centro Comunitario Agape, il Centro Emmaus di Roccella, M’ama Dpdp Calabria, Meta Cometa Aps Calabria, Comunità Papa Giovanni XXIII, Maslow e Coop Agora di Crotone.
«Come prevedono le linee guida - si legge nella lettera - l’affido può avere una forte valenza preventiva soprattutto se viene attivato nei primi anni di vita riducendo al minimo i tempi di attesa dei provvedimenti. Con una attenzione anche al tema dei minori stranieri non accompagnati che potrebbero trovare nell’affido delle risposte. Va prevista una cabina di regia regionale da parte dell’assessorato al Welfare che metta insieme Tribunale per i Minorenni, Anci Enti Locali, Aziende sanitarie , Garanti per l’infanzia e per la salute, reti familiari e del terzo settore».
Soddisfatto Domenico Barresi, che con la moglie Rita Agnello rappresenta la Comunità Papa Giovanni XXIII nel Coordinamento: «Abbiamo fatto le nostre richieste e siamo stati ricevuti il giorno successivo dal Presidente Occhiuto e dall'Assessore Staine».
«Rispondendo prontamente alla lettera aperta inviata dalle associazioni - si legge in una nota del Coordinamento -, il Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto e l’assessora regionale al Welfare Emma Staine hanno ricevuto nella sede del Consiglio Regionale una delegazione del coordinamento regionale affido e adozioni. Un incontro che ha affrontato le principali criticità che, finora, non hanno permesso di potere disporre di un sistema in grado di valorizzazione quel capitale sociale che sono le famiglie e le associazioni che sono disponibili a garantire una accoglienza dei minori attraverso l’affido e l’adozione. Per il presidente Roberto Occhiuto, Regione e coordinamento su questi temi devono trovare forme di collaborazione stabili coniugando le competenze istituzionali dell’Ente con quelle valoriali, sociali che le associazioni possono mettere in campo in forza del loro radicamento nel territorio e della loro conoscenza dei bisogni dei minori e delle famiglie vulnerabili. L’assessore regionale Emma Staine ha ribadito l’importanza di questa collaborazione impegnandosi a rafforzare il tavolo tecnico già avviato con il coordinamento, prevedendo una sua formalizzazione».
«Un secondo impegno assunto - continua la nota - è stato quello relativo all’attivazione di un osservatorio regionale sui minori fuori della famiglia, minori collocati i centri residenziali ed in affido che spesso vengono dimenticati e raggiungono la maggiore età senza prospettive per il loro futuro».
Una attenzione speciale il coordinamento ha chiesto riguardo i minori con patologie e bisogni speciali per i quali manca una rete di neuropsichiatria e di comunità sanitarie riabilitative. Una parte di loro potrebbe trovare accoglienza in affido e in adozione ma, le famiglie disponibili, chiedono un adeguato sostegno e supporto per una scelta impegnativa e difficile