Topic:
16 Agosto 2024
Ultima modifica: 16 Agosto 2024 ore 14:47

Perché il Governo vuole rendere illegale la Cannabis light?

La lotta alla Cannabis Light tra sicurezza e opportunità di lavoro
Perché il Governo vuole rendere illegale la Cannabis light?
Foto di Murrr Photos
Nella notte tra il 31 luglio e il primo agosto si è tenuta una seduta notturna delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia in cui sono stati approvati alcuni emendamenti per il DDL sicurezza voluto dal ministro Piantedosi, tra questi l'emendamento che riguarda la cannabis light, che vieta la vendita e la coltivazione di infiorescenze, semi e oli ricavati dalla pianta di canapa. C'è chi è convinto che questo metta a rischio migliaia di posti di lavoro e un settore che frutta circa 500 milioni di euro all'anno. Sentiamo cosa ne pensa chi opera a fianco delle persone che cercano di uscire da una dipendenza patologica da sostanze stupefacenti.
Il governo ha promosso la modifica di alcuni articoli della legge del 2 dicembre 2016, n. 242 in merito alle “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.
Tale legge disciplina la coltivazione e la trasformazione per diversi usi una specifica varietà di Canapa, la Cannabis sativa Linn, che contiene un basso contenuto stupefacente, il cosiddetto THC (tetra-idro-cannabinolo), al di sotto dello 0,6%.

È su questa questione che si apre il dibattito: i sostenitori della bontà del mantenimento della norma, si appoggiano sul fatto che questo tipo di Cannabis non ha effetti “droganti”, stupefacenti, proprio in base alla bassa percentuale di THC, oltre 30 volte la Cannabis in circolo che i nostri giovani reperiscono sul territorio. Da un punto di vista biochimico questo è vero, rimangono comunque altre considerazioni da approfondire. Le modifiche apportate vanno a rendere illegale la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti ad uso ricreativo della Cannabis Light, non certamente gli altri usi che la legge 342 prevede e quindi non è corretto, a nostro avviso, affermare che tali modifiche metterebbero in ginocchio il settore fito-agricolo con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.

Il governo che promuove tale modifica inserisce questo provvedimento all’interno delle norme di sicurezza, sulla base di promuovere comportamenti sicuri appunti non influenzati da stati alterati coscienza indotti da sostanze. Se da una parte, come ricordato sopra, l’effetto “stupefacente” può essere irrilevante, la proposta ha il merito di mettere alla luce una situazione difficile e problematica circa l’uso dei Cannabinoidi in Italia. Poco meno del 50 % dei nostri giovani percepisce pericoloso il loro utilizzo (dati dall’Ultima relazione al Parlamento sulle sostanze stupefacenti in Italia) e se ne fanno uso la percentuale scende attorno al 23%. Oltre a questo i genitori stessi tendono a condividere un atteggiamento del genere che facilita e involontariamente promuove il loro utilizzo.

Mettere fuori mercato la Cannabis light è una scelta culturalmente coraggiosa e politicamente scomoda, ma certamente cerca di ribadire che l’esistenza di ciascuno di noi è ricca e valida, riscoprendo in noi le ragioni di un’esistenza degna di essere vissuta e ricca di divertimento e gioia. Le sostanze adulteranti falsano questo percorso. La commercializzazione della Cannabis light induce ad una facile equazione che abbiamo notato nelle migliaia di giovani che incontriamo ogni anno nelle diverse attività di prevenzione e ancor più nelle strutture di recupero, ossia che la Cannabis (seppur light e con effetto prevalentemente calmante) sia una sostanza innocua e quindi ci si possa permettere un suo uso libero. Tutto ciò è testimoniato dalla larga diffusione di uso di cannabinoidi in Italia.
Ecco allora che una norma che metta in chiaro che l’uso dei cannabinoidi sia da evitare, ci sembra utile e sebbene ci siano degli elementi di criticità, delinea una scelta di campo, così come quando si danno altre indicazioni per la sicurezza ed il benessere di ciascuno.