150 volontri, 30 mezzi, 180 associazioni impegnate nella carovana nonviolenta che è in viaggio in Ucraina. Al centro del loro impegno la costruzione della pace attraverso la vicinanza alle persone ed il dialogo.
«Rivolgo una speciale benedizione alla Carovana di pace che in questi giorni è partita dall’Italia per l’Ucraina”». Così Papa Francesco oggi all’Angelus in Piazza San Pietro, al termine della Messa nella Domenica delle Palme, è tornato a chiedere preghiere per L’Ucraina.
Nel pomeriggio i volontari si sono riuniti alla popolazione di Mykolaiv, portando in piazza, ai piedi dei condomini ad un passo dal fronte, chitarre e canzoni di pace.
Intanto l'Ospedale Pediatrico di Odessa, in Ucraina, ha ricevuto questa mattina dai volontari della Carovana per la Pace della rete #stopthewarnow l'atteso generatore di emergenza acquistato grazie all'impegno della Diocesi di Bologna. Il generatore fornirà energia elettrica all'ospedale, garantendo una maggiore sicurezza e una migliore qualità dei servizi sanitari, permettendo di salvare vite umane soprattutto nei momenti di emergenza.
Ludmila Burega, vice direttrice dell'Ospedale Pediatrico di Odessa, ha ringraziato (Sir) la carovana per il generatore che potrà fornire la bellezza di 200KW di potenza; il personale dell'ospedale ha raccontato ai volontari quanto siano stati difficili i primi mesi della guerra.
L'ospedale pediatrico di Odessa, in Ucraina, è una struttura di primaria importanza per la salute dei bambini della regione. Purtroppo, però è spesso sottoposto a gravi carenze di energia elettrica, che mettono a rischio la vita di molti bambini.
Così Giuseppe Longo, uno dei volontari in viaggio con la Carovana per la Pace ha raccontato le prime tappe del viaggio: «Ieri è andato tutto bene tranne i soliti problemi alla frontiera dove siamo rimasti fermi per più di 3 ore. Abbiamo raggiunto l'albergo solo dopo la mezzanotte. Siamo comunque sereni e contenti di vivere questa esperienza in condivisione con tanti amici, che abbiamo ritrovato del precedente viaggio. La nostra Carovana si è divisa all'arrivo in Ucraina in due gruppi, che si sono ricongiunti ad Odessa». Longo è papà di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Alla partenza anche lo scrittore Erri de Luca era stato fotografato mentre caricava sul suo furgoncino rosso pacchi e pacchi di pannolini diretti verso l'Ucraina. «L'ho comprato con un amico, e più volte siamo andati su e giù a portare aiuti alle vittime del conflitto. Questa però è la prima volta che parto con la Carovana per la Pace». il 30 marzo 2023 alla mattina a Padova, erano 30 mezzi dalla Carovana per la pace organizzata dalla rete #StopTheWarNow schierati pronti a partirealla volta dell'Ucraina.
I 150 volontari consegneranno in questi giorni un totale di 20 tonnellate di aiuti umanitari, insieme ad un messaggio di nonviolenza e di pace nelle zone assediate del Paese, ad un passo dal fronte di guerra. Raggiungeranno la missione permanente dei volontari a Mykolaiv.
Sono 20 in tutto i generatori consegnati grazie ai contributi della Diocesi di Bologna e della Cgil; serviranno ad alimentare dissalatori per l'acqua, rifugi anti-aerei e alcuni centri per la distribuzione di aiuti umanitari della Caritas. Ma ognuna delle 180 sigle che hanno aderito all'iniziativa ha contribuito con il suo apporto.
Giampiero Cofano, coordinatore delle Carovane per la pace, ha sottolineato: «Come rete proponiamo un esempio di presenza civile nonviolenta; non porteremo armi, ma aiuti concreti e un segno di fratellanza. Nella società civile è viva infatti la voglia di abitare il conflitto, andando a condividere la vita con le persone coinvolte in una guerra che non hanno scelto. Chiediamo il dialogo, la riapertura dei negoziati di pace. E portiamo un segno cristiano di vicinanza: nella Domenica delle Palme celebreremo insieme la Santa Messa».
Ha salutato la partenza della Carovana Francesca Benciolini, Assessora alla Pace del comune di Padova. Ma erano presenti anche Albino Bizzotto e Lisa Clark, protagonisti delle spedizioni nonviolente nei balcani degli anni '90.
Marco Mascia, direttore del Centro per i Diritti Umani dell'Università di Padova, ha ricordato gli albori della nonviolenza cittadina: «Ero presente quella volta in cui Don Oreste Benzi incontrò Antonio Papisca, il fondatore del Centro per i diritti umani dell'Ateneo. Da lì è iniziato un percorso nuovo».
#StopTheWarNow, storia di una carovana per la pace
Non c'è luogo migliore di Kiev per i rappresentanti dei vari movimenti nonviolenti italiani per celebrare degnamente la Giornata internazionale della Nonviolenza, che si celebra il 2 ottobre. Guidati dall'associazione Un Ponte Per una rappresenzanza di volontari ha raggiunto la capitale del Paese in guerra per tenere alta la bandiera arcobaleno. Parte da qui l'impegno dei volontari per costruire la pace in Ucraina.
Il Mahatma Gandhi, nato il 2 ottobre 1869 aveva affrontato nel corso della sua vita le discriminazioni degli indiani in Sud-Africa prima, e la resistenza indiana all'occupazione inglese poi, costruendo un ampio movimento di persone disarmate e disposte a donare anche la propria vita in nome della pace, della giustizia e della libertà.
E così a Kiev non poteva mancare per la Quarta carovana per la pace (organizzata dal coordinamento di realtà ed associazioni italiane della rete #StopTheWarNow) una tappa nel giardino botanico Fomin. Qui nel 2020 era stata inaugurata una statua dedicata al leader nonviolento.
Spiega Massimo Valpiana, coordinatore della spedizione e referente di Azione Nonviolenta: «Il 29 settembre abbiamo incontrato a Kiev alcuni rappresentanti del movimento pacifista ucraino: raggruppa gli obiettori di coscienza ucraini, che rifiutano l'uso delle armi e che chiedono di poter costituire un corpo civile di difesa non armata e nonviolenta».
«È importente — continua Valpiana — da parte nostra dimostrare il nostro sostegno a queste realtà; sono una voce minoritaria che fa capire che in Ucraina non esiste solo chi continua a chiedere armi. C'è chi già oggi si pone il tema della costruzione della pace, con progetti concreti».
Fra gli organizzatori anche la Comunità Papa Giovanni XXIII, presente nel Paese con una presenza continua grazie ai volontari del suo corpo di pace Operazione Colomba; il Presidente Giovanni Paolo Ramonda così in un'intervista a Radio Vaticana: «Soprattutto la povera gente e le famiglie stanno soffrendo in questo conflitto folle. Manca l'acqua. Anche la popolazione russa è succube delle sanzioni di cui non ha colpa; la visione del Papa è quella giusta: anche le sanzioni devono portare ad un dialogo».
«Celebrare la giornata della nonviolenza a Kiev ha un significato di sostegno alle forze che in questo Paese vogliono spezzare la spirale di violenza, che vogliono uscire dalla logica della guerra e che chiedono di costituire una resistenza civile non armata e nonviolenta in Ucraina, in collegamento con disertori e renitenti alla leva russi. Ci uniamo a loro e a quel movimento che dalla Russia persegue lo stesso obiettivo, di raggiugnere la pace con mezzi pacifici, al fianco degli obiettori ucraini».
Dopo l'incontro nei giorni scorsi con gli studenti universitari della città ucraina di Chernivsti, la Carovana ha in programma ad inizio ottobre l'incontro con associazioni ed istituzioni cittadine, per poi impegnarsi in un'iniziativa simbolica.
Il 29 agosto 2022 il ritorno in Italia della terza carovana per la pace
La terza edizione della carovana per la pace in Ucraina ha visto l'impegno di circa 50 volontari in rappresentanza di 175 diverse organizzazioni italiane.
Lungo la via del rientro, a fine agosto, era tempo di bilanci: «Riprendiamo il nostro viaggio di ritorno a casa, dopo una notte trascorsa a Uman. L'Ucraina ci sta lasciando davvero tanto, compresa la gioia di stare insieme in gruppo e divertirsi nonostante la tragica situazione che abbiamo trovato... Perché la vita è difficile, ma straordinariamente bella nelle piccole cose...»
Così il racconto di Giuseppe Longo, uno dei volontari, dopo quella notte a Mykolaiv vissuta con le esplosioni che rimbombavano in lontananza.
«Siamo stati accolti tra gli altri da un consigliere del Comune che ha scelto di rimanere in città accanto al suo popolo, che ci ha portato a visitare il nuovo pozzo con dissalatore, costruito grazie ai fondi raccolti dalla rete #Stoptheworlnow. Alla sera ci siamo sistemati nei rifugi antimissile accanto alla popolazione del luogo, per un'esperienza profonda di condivisione.L'allarme è suonato tante volte, le bombe le abbiamo sentite cadere da lontano, ma abbiamo cercato di vivere con loro questa strana "normalità"».
«Avevamo dovuto affrontare un viaggio estremamente difficile per arrivare nella città sotto assedio, con la popolazione allo stremo della fame e della sete. Per questo gli abitanti della città ci avevano chiesto aiuti umanitari necessari per sopravvivere. In questi giorni sono stati bombardati i silos di grano nel porto di Mykolaiv, nel distretto di Korabelny, alle porte sud della città. Sono in corso pesanti combattimenti sulla linea del fronte 10 km a sud. Ieri è stato attaccato il ponte che collega Odessa a Mykolaiv, la strada che abbiamo dovuto percorrere», ha spiegato in una nota stampa Gianpiero Cofano, coordinatore della rete #StopTheWarNow e responsabile delle carovane per la pace in Ucraina.
Maria Chiara Biagioni dell'agenzia Sir, ha intervistato fra gli altri Ferruccio Valetti di Fondazione Punto Missione. Così ha spiegato la sua necessità di esserci: «Voglio essere un testimone oculare, sentire addosso quelle bombe che ho sempre sentito raccontare, perché vederle fa capire quanto la pace sia un bene essenziale. Non vogliamo portare un pacifismo ma una pace reale».
Alcuni membri dell'associazione della Comunità Papa Giovanni XXIII attendevano la cordata di associazioni per la pace nella città ucraina di Odessa. Qui già da due mesi i volontari del corpo di pace Operazione Colomba condividevano la vita con le organizzazioni locali impegnate nel sostegno alla popolazione civile.
I volontari ci hanno scritto all'arrivo nella città portuale: «Siamo arrivati in città ieri sera alle 23.05, cinque minuti dopo lo scoccare del coprifuoco. Purtroppo metà della carovana è stata bloccata fuori dalla città perché erano in ritardo di 2 ore sul coprifuoco e hanno dovuto dormire sui furgoni. Abbiamo percorso circa 900 km cercando di fermarci lo stretto necessario: sulla super strada verso Odessa, completamente al buio siamo stati sorpresi da enormi blocchi di cemento che bloccavano la carreggiata che abbiamo schivato per un soffio. Poi abbiamo incontrato una lunga coda di camion a preannunciarci un check point, dove ci hanno fatto spegnere i fanali dei furgoni per procedere a luci spente per un po' di strada. Entrati ad Odessa le strade erano completamente deserte, ad accoglierci il grande abbraccio di Alberto e Corrado. Ora siamo in partenza per Mykolaiv dove lasceremo i nostri aiuti umanitari ad un centro che si occupa ogni giorno di sfamare 10.000 persone».
Racconta Carla Cervellini di Totheborder, organizzazione in viaggio con la rete #StopTheWarNow: «Il 29 agosto siamo rimasti in frontiera per diverse ore a Bérehove, dove ci siamo fermati a dormire. Poi alle 7 siamo ripartiti: 1000 km e circa 13 ore di viaggio ci attendevano prima di arrivare ad Odessa. A parte le tante ore di attesa in frontiera passate tra chiacchiere, risate e momenti di condivisione (ormai sappiamo che l’attesa in frontiera è lunga per le questioni burocratiche quindi bisogna armarsi di pazienza) il viaggio procede molto bene. Le ore trascorse insieme ci aiutano a conoscerci, a tenere alto l’umore e a rafforzare il senso di questa missione»
Fra le adesioni eccellenti, quella della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, che nella sua seconda edizione aveva inviato il suo vicepresidente, il vescovo Francesco Savino. Questa volta partecipa monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura e presidente di Pax Christi.
La seconda edizione della carovana per la pace
Da Odessa ecco la registrazione dell'incontro fra le istituzioni locali e i partecipanti alla seconda edizione della carovana per la pace, il 27 giugno 2022.
«Le nostre famiglie sanno che siamo qui», assicura Alberto Capannini, uno dei fondatori della Colomba, che in un video mostra la situazione nel sottosuolo della città di Odessa. «È stato distrutto anche un impianto di potabilizzazione dell'acqua. Quello che mi colpisce della guerra è quanto ci renda simili agli animali: non ti conosco e quindi ti uccido è la logica. Noi porteremo la logica contraria: non ti conosco, e quindi sono disposto a mettere in gioco la mia vita per te».
La prima edizione della Carovana per la Pace in Ucraina
Venerdì 1 aprile 2022, in serata i primi mezzi erano giunti a 150km dal confine con l'Ucraina. Durante il viaggio il coordinamento è attraverso le chat dei telefonini; viaggiano in pulmini stracarichi, stipati di medicinali e alimenti. 221 i volontari italiani sono partiti per la prima edizione dell'azione di pace "Stop the War now"; 153 sono le associazioni aderentiì.
Nel tardo pomeriggio del 2 aprile, nonostante un primo allarme arereo, i partecipanti hanno sfilato poi nelle piazze di Leopoli per portare un messaggio di pace, e soprattutto di speranza, alle persone arrivate qui da tutta l'Ucraina alla ricerca di un modo per raggiungere la frontiera europea.
Alle 4 di venerdì mattina la colonna dei 50 mezzi si era presentata ai controlli doganali. La prima esperienzaè raccontata nel breve documentario firmato da Emanuele Zamboni: «Abbiamo documentato la nostra azione di pace nonviolenta per due motivi: testimoniare quanta differenza possa fare l’apporto di ciascun membro della società civile e promuovere l’unica vera alternativa alla guerra, l’umanità».
I racconti dei volontari da Leopoli
«Ci sono stati 2 allarmi aerei nella notte; al nostro gruppo di 5 furgoni della Comunità Papa Giovanni XXIII Caritas ha chiesto di accompagnare in Polonia, fuori dall'Ucraina, persone con varie disabilità: persone in carrozzina, autistici, psichiatrici. Avevano bisogno di un passaggio per prendere altri mezzi e non potevano aspettare ulteriormente in Ucraina», racconta durante il viaggio di ritorno Ugo Griggio di Padova mentre è alla guida di un mezzo, all'alba, fra le strade innevate, diretto alla frontiera del Paese in guerra.
Una persona disabile si prepara a lasciare l'Ucraina sui furgoni dell'iniziativa per la pace.
Foto di Elisa Pezzotti
Leopoli, Ucrania - Mentre i soldati combattono, intere famiglie scappano dai territori in cui si svolge il conflitto, che colpisce anzitutto le persone più vulnerabili.
Foto di Emanuele Zamboni
Marcia per la pace in Ucraina
Foto di Elissa Pezzotti
Striscioni per la pace di fronte alla stazione di Leopoli
Foto di Elisa Pezzotti
Volontari scaricano furgoni con aiuti umanitari in Ucraina, durante la marcia per la pace, 2 aprile 2022
Foto di Elisa Pezzotti
Volontari italiani donano gasolio alle associazioni locali in Ucraina
Foto di Ugo Griggio
I 50 mezzi parcheggiati della carovana per la pace
Foto di Emanuele Zamboni
Ucraina, abbraccio all'arrivo della carovana di pace, aprile 2022
Foto di Elisa Pezzotti
Carovana per la pace, momento di pausa alla frontiera
Foto di Elisa Pezzotti
Carovana per la pace cordone di auto e pulmini
Foto di Elisa Pezzotti
Oltre 50 mezzi sono partiti per la marcia per la pace in Ucraina
Una bambina si prepara a lasciare l'Ucraina sui furgoni della Carovana per la pace
Foto di Elisa Pezzotti
Nella mattinata del 2 aprile l'incontro con le realtà locali e Caritas Italiana per portare aiuti: i volontari portano cibo e medicine, ma anche decine di litri di gasolio, che in Ucraina è sempre più introvabile. Alla sera il pernotto in palestra, poi l'incontro con il sindaco e le autorità, fra cui l'ambasciatore italiano Pier Francesco Zazo. «Non è un incontro fra governi, ma fra persone che vogliono fortemente la pace», ha sottolineato, rivolgendosi a lui, Alberto Capannini, ideatore della marcia per la pace in Ucraina.
Il racconto di Ugo Griggio, un volontario, all'ingresso in Ucraina: « Passiamo la dogana dopo dei veloci controlli, ma 15 minuti fuori dal mezzo riscaldato ci bastano per congelare. Nevica e tira vento, un vento ghiacciato che entra nel collo e si infila sotto le giacche. Alla fine passiamo con pochi controlli. Dopo un centinaio di metri incrociamo un gruppo a piedi che cammina in senso contrario, alcune donne con sette otto bambini piccoli, piccolissimi; alcuni a mano, due nel marsupio al petto. Camminano nella notte verso il confine».
Le prime emozioni: «Scappano da una guerra oscena ed insensata. Ed è subito un cazzotto allo stomaco che mi colpisce violento. Non pensavo di viverla così, subito col groppo alla gola e le lacrime agli occhi. Vederli in televisione è così distaccato ed asettico. Qui l'assurdità della guerra sono 8 bambini con le loro mamme che nella neve scappano nella notte».
La riflessione di un sacerdote all'arrivo, Don Adamo Affri: «Eccoci qui Signore! Mi domando: Ma cos'è che spinge tanta gente come noi a rischiare, in una zona così ad alto conflitto? È solo la Tua Passione d'Amore che continua dal di dentro dei nostri cuori a muovere le Tue povere membra, gli uni verso gli altri. Tu, attraverso di noi, oggi vuoi consolare questi afflitti, accogliere questi profughi, e gridare che la guerra non è mai giusta. Non possiamo parlare ai poveri, se prima non parliamo a Te Gesù, che Ti sei fatto povero per noi»!
Il primo viaggio
Venerdì in serata, in Polonia, dopo circa 1000Km da Gorizia, gli equipaggi si concedono il meritato riposo, in b&b prenotati online o attraverso l'ospitalità locale. «Si converge tutti insieme, a tratti ci si perde, poi ci si incontra, ci si saluta e ci si supera»: racconta il viaggio Alberto Zucchero, venuto in rappresentanza della rete di associazioni del Portico della Pace di Bologna. Dalla città emiliana sono partiti per la prima Carovana 10 equipaggi, per un totale di circa 30 persone.
Nel furgone ci sono cibo e acqua per 3 giorni; la cena è frugale mentre gli autisti si alternano alla guida.
«A Bologna abbiamo riscontrato — spiega Alberto fra le proprie motivazioni ad esserci — una voglia di mobilitazione fra la gente comune dei nostri territori, a riprova che c'è in Italia un'opinione pubblica alla ricerca di un altro approccio al conflitto, rispetto alla soluzione di armare una delle parti. Vogliamo rappresentare questa sensibilità poco rappresentata: non siamo neutralisti ignari o traditori, ma siamo dalla parte delle vittime del conflitto, che sono i civili»
Contributi per la pace da tutta Italia
A 50 chilometri dal confine con l'Ungheria smette di piovere. 66 mezzi son partiti all'alba da Gorizia. Nel pulmino che guida Giuseppe Piacenza della Comunità Papa Giovanni XXIII viaggiano in 5; si sono dati appuntamento a Vicenza. Con loro c'è anche Sandro Montefusco, collaboratore come fotografo di alcune riviste.
«Io vengo da Napoli; da lì ho raggiunto Bologna e poi sono salito con un gruppo che viaggiava fino a Gorizia con un minibus, poi ho cambiato mezzo. Ho conosciuto l'iniziativa su Facebook e ho deciso di partire per andare a documentare quanto sta avvenendo a Leopoli; accompagnare questa spedizione mi dà nuove possibilità per raccontare la guerra, e la pace».
Tonio dell'Olio con Giampiero Cofano all'arrivo in Ucraina per la carovana della pace del 2022
Ospedale pediatrico di Odessa con i volontari della Quinta Carovana per la Pace, 1 aprile 2023.
Foto di #stopthewarnow
Auditorium affollato dai volontari con le autorità locali che incontrano i partecipanti alla marcia per la pace
Foto di Elisa Pezzotti
Carla Cervellini dalla Polonia: «Siamo partiti in 5 da Rimini, e ci stiamo dirigendo alla frontiera dove organizzeremo la partenza di un pullman con 50 mamme e bambini diretti in Italia. Due di noi li accompagneranno mentre in tre ci uniremo domani alla marcia per la pace. Saliremo su un altro pullman da 50 posti diretto a Leopoli. Siamo arrivati a 12 pulman organizzati dall'inizio della guerra tramite il movimento spontaneo To The Border. Hanno già portato in Italia 500 persone fra donne, bambini, anziani. Per la stragrande maggioranza si è trattato di ricongiungimenti familiari».
Un grande ombrello fatto di movimenti ed associazioni
Realtà pi&ugmanifesto. Fra Loro: Comunità Papa Giovanni XXIII, AOI, Rete Pace Disarmo, Focsiv, Pax Christi, ARCI, Libera, CGIL, Nuovi Orizzonti, Legambiente.
«Insieme a voi giovani possiamo costruire un mondo di pace lavorando con responsabilità», ha augurato Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, il 29 marzo. Ramonda era intervenuto ad un incontro di formazione dei ragazzi impegnati nel servizio civile.
«Abbiamo invitato a partecipare — ha spiegato Ramonda — anche tutti i parlamentari italiani e gli europarlamentari, perché per essere buoni parlamentari bisogna essere prima di tutto buoni cittadini, e sapersi sporcare le mani insieme alla povera gente».
Una trentina di Onorevoli aveva raccolto nei giorni precedenti l'appello alla mobilitazione, rinunciandovi però dopo l'appello lanciato dal Ministro degli Esteri Di Maio a desistere «per motivi di sicurezza».
All'evento di formazione è intervenuto anche Raffaele Crocco, direttore dell' “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo”, che ha raccontato la sua visione sul conflitto in Ucraina: «Per capire il conflitto in atto — ha detto — bisogna comprenderne le motivazioni».
Come è nata la guerra in Ucraina?
«Questa guerra è nata nella primavera 2014 ed è costata fino ad ora nel Donbass 15.000 morti e centinaia di migliaia di sfollati, un prezzo pagato dall'Ucraina anche in termini di mancato sviluppo. Forse tutti noi potevamo fare qualcosa in questi 8 anni».
«Quando nel '91 molti Stati hanno ottenuto l'indipendenza dall'Ex Unione Sovietica, 12 neonati Paesi si sono avvicinati all'Europa, alzando il proprio tenore di vita. La neonata Ucraina si trovò divisa al proprio interno fra una popolazione filo-russa e una filo-polacca.
Nel '99, con l'entrata in scena di Putin, la Russia ha cercato di proporsi come potenza mondiale, intervenendo in Siria, in Libia, nei Balcani. Non poteva permettersi di perdere la propria influenza su uno stato di confine come era l'Ucraina.
Una larga maggioranza del popolo ucraino iniziò a chiedere nelle piazze, dal 2004, un avvicinamento all'Europa. Ma a fine 2013 il Governo ucraino, su pressione di Mosca, tarpò definitivamente le ali a questa ambizione. Manifestazioni di piazza iniziarono a susseguirsi dalla primavera del 2014, con raduni arrivati anche a 800.000 persone. La reazione del Governo fu cruda: si contarono 113 morti, ma questa gli costò la caduta.
La Russia reagì; occupò la penisola di Crimea e iniziò un'operazione analoga nel Donbass. La reazione militare del nuovo Governo di Kiev, che ne seguì, si è trascinata nell'indifferenza generale, con una guerra di bassa intensità, fino a febbraio 2022».
«Non servono le armi»
«La nostra analisi ci porta a pensare che nell'estate 2021, con la caduta dell'Afghanistan, la Russia si sia accorta della debolezza militare degli Stati Uniti e dei loro alleati e ce abbia deciso di cogliere la palla al balzo. A novembre 2021 Putin ha alzato l'asticella del conflitto».
Crocco si fa portavoce di quella società civile contraria all'aumento delle spese militari:
Ogni guerra è sempre evitabile — ha spiegato —, attraverso una serie di azioni che possiamo mettere in campo nel tempo per prevenirla. Ma ora, mentre lavoriamo per far uscire la guerra dalla storia umana, puntiamo all'obiettivo immediato di fare tacere le armi. Armare una parte è stupido, fa prolungare la guerra all'infinito. Per costruire la pace non diventiamo più buoni, ma più intelligenti».