Tutti noi siamo responsabili dell’ambiente, ma i medici lo sono due volte! E proprio dall’Associazione dei medici per l’ambiente è stata lanciata la campagna nazionale di prevenzione dei rischi per la salute da esposizione alla plastica. L’iniziativa coinvolgerà inizialmente gli studi medici per poi interessare anche le farmacie, le scuole e le strutture sportive. Gli obiettivi della campagna sono: accrescere la consapevolezza dei danni alla salute umana, all’ecosistema e all’ambiente riconducibili alla diffusione delle microplastiche; e accrescere la capacità di ridurre l’uso e il consumo della plastica.
La plastica, realizzata a partire da combustibili fossili, causa danni agli ecosistemi e alla salute degli animali e dell’uomo ed ha forti implicazioni nella crisi del clima, perché può alterare i suoli (composizione, stabilità, produzioni alimentari). Inoltre i frammenti più piccoli, chiamati microplastiche e nanoplastiche, penetrano nell’organismo con gli alimenti che consumiamo, con l’acqua e le bevande in bottiglia di plastica, per contatto con tessuti sintetici, con giocattoli in plastica, con cosmetici. Le microplastiche si trovano nell’atmosfera e possiamo respirarle. Contaminando le acque si accumulano nei sedimenti diventando cibo per i pesci che poi noi mangiamo.
La plastica si produce a partire da sostanze pericolose che sono poi cedute al sangue e distribuite in tutto l’organismo dove interferiscono con l’attività dei nostri ormoni (interferenti endocrini). Sono già state trovate anche nel cordone ombelicale, a testimoniare il passaggio di queste sostanze attraverso la barriera placentare. I primi 1000 giorni di vita sono il periodo più critico per gli effetti sulla salute delle microplastiche.
Le numerose sostanze chimiche contenute nelle microplastiche possono causare: interferenza endocrina con danni alla fertilità maschile e femminile, alterazioni del neurosviluppo, aumentato rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro, effetto obesogeno favorente la resistenza all’insulina e l’insorgenza di diabete di tipo 2, effetti infiammatori con alterazione della microflora intestinale e interferenza sull’assorbimento di nutrienti, criptorchidismo.
I rischi aumentano se l’esposizione avviene in utero e in età pediatrica.