Il ministro Tajani esprime interesse per il modello dell'Annunziata. A Reggio Calabria si è tenuto il convegno sui MSNA, i bambini e bambine che arrivano soli sulle coste italiane. Diversi relatori sono intervenuti sul tema tema, in occasione del decennale della Casa dell'Annunziata, struttura che accoglie alcuni di questi minori a Reggio Calabria.
Dare ai bambini soli che arrivano dal Mediterraneo una seconda casa, famiglia e possibilità. Questo è l’obiettivo della Casa dell’Annunziata, a Reggio Calabria, che il 14 dicembre ha celebrato il decimo anniversario della sua apertura. Dieci anni in cui bambini e bambine di età diverse sono stati accolti, curati e accompagnati nella crescita verso la vita adulta, in un mondo nuovo e spesso difficile per chi arriva da così lontano, da solo. In questo giorno significativo, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato un convegno per ricordare i passi percorsi fino ad ora e ridefinire nuovi obiettivi da raggiungere, attravero un dialogo con relatori esperti nel tema dell’accoglienza e dei diritti dei minori.
Il convegno dal titolo “Minori non Accompagnati. Storie, sogni, speranze” si è aperto la mattina del 14 dicembrea Reggio Calabria con i saluti del sindaco di Reggio Calabria, l’avv. Giuseppe Falcomatà, e del vescovo dell’arcidiocesi di Reggio Calabria Fortunato Morrone. «La storia dei MSNA si intreccia con quella della città di Reggio Calabria» afferma il sindaco riferendosi con orgoglio al sistema di accoglienza della città, anche grazie alla collaborazione di volontari e strutture come l’Annunziata. In seguito, una testimonianza di Alazar Tesmeghen Solomon, un ragazzo di origini eritree che ora lavora come mediatore presso la casa dell’Annunziata. «I trafficanti mi hanno venduto per 2000 dollari, siamo solo soldi per loro» racconta, aveva 15 anni quando ha provato a scappare verso l’Europa finendo in un incubo di prigionia e torture. È stato un corridoio umanitario a salvare lui e la sua famiglia alcuni anni più tardi. Non poteva mancare la presentazione del responsabile della Casa dell’Annunziata Giovanni Fortugno, co-autore del libro “Figli venuti dal mare” sulle storie dei bambini e bambine accolte, che ha spiegato il modello Annunziata e ha indicato i prossimi obiettivi.
I temi affrontati e l’intervento del ministro Tajani
I corridoi umanitari che hanno salvato Alazar sono stati solo uno dei temi discussi durante il convegno di ieri con la conduzione dalla giornalista di Repubblica AlessandraZiniti. Tra le voci dei relatori, anche il ministro Tajani è intervenuto: dopo aver esposto un bilancio sulle politiche adottate dal governo per far fronte al tema dell’immigrazione, ha espresso l’intenzione di proporre la Casa dell’Annunziata come modello per le altre regioni d’Italia: «Mi impegno a parlarne con il presidente di regione Roberto Occhiuto perché possano discuterne alla conferenza Stato Regioni»; prima aveva incontrato i ragazzi accolti nella struttura. Giovanni Fortugno, responsabile della struttura, afferma infatti che basterebbero 15 strutture in ogni regione per risolvere il problema del minori non accompagnati infraquattordicenni, che nel 2023 erano arrivati a 3600. «Si può fare, abbiamo un modello che funziona e che può essere applicato» assicura Fortugno, che vorrebbe proporre il modello dell’Annunziata non solo a livello nazionale, ma anche europeo.
Per tale motivo, è stata importante la presenza dell’europarlamentare Pasquale Tridico, il cui intevento da Bruxelles porta all’attenzione il ruolo essenziale delle persone che migrano nel nostro Paese: «Gli immigrati contribuiscono alle casse previdenziali per circa 16 miliardi di euro all’anno [...] ogni triennio abbiamo bisogno di un milione di immigrati». Afferma poi che l’Europa potrebbe fare di più per l’accoglienza dei richiedenti asilo, accennando alla necessità di istituire un commissario per l’accoglienza.
Riguardo l’approccio europeo all’immigrazione ha commentato anche il garante per l’infanzia e adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale, ricordando che l’Italia è un Paese di accoglienza e che le problematiche nazionali riguardanti il tema immigrazione sono anche «colpa di una mancanza di politica europea chiara, perché non è possibile dare tutta la responsabilità ad un solo paese».
La parola è poi passata ad altri esperti del settore, tra cui il procuratore del Tribunale dei minori di Reggio Calabria Roberto Palma, al quale si riconosce la cattura di 18 ricercati tra i 30 latitanti più pericolosi d’Italia e numerose inchieste tra cui quelle contro le cosche della Piana di Gioia Tauro. Palma, tornando sul tema specifico dei MSNA, sottolinea che uno dei principali problemi continua ad essere la mancanza di strutture adeguate per accogliere un numero così alto di minori, seguito dalla necessità di «Differenziare le strutture per chi ha meno e chi ha più di 14 anni [...] perché le esigenze di un ragazzino che ha sei anni sono diverse da quelle di chi ne ha 16 o 17», afferma.
Ciò che risulta dal dialogo dei relatori, è la consapevolezza che il flusso migratorio non può più essere definito “emergenza” (sono passati più di 8 anni da quando si è iniziato a parlare di emergenza di immigrazione in Italia), si tratta si un cambiamento storico che non può essere fermato da muri o blocchi stradali. Significativo è stato l’intervento del giornalista di Avvenire Paolo Lambruschi, vincitore del Premiolino 2011, che si è occupato prevalentemente di vicende di immigrazione, povertà e traffico di esseri umani, il quale afferma che siamo ignari di cosa avviene oltre i nostri confini, chiusi in una narrazione italocentrica. Lambruschi cita la rima di De Andrè «hanno cercato di fermare il vento ma gli hanno solo fatto perdere tempo» riferendosi all’approccio della politica che tende a mettere dei “muri” ai confini del Paese, con l’obiettivo di bloccare le entrate. Il responsabile dell’Ufficio Politiche Migratorie e Protezione Internazionale di Caritas Italiana Oliviero Forti rincara la dose esprimendosi riguardo l’approccio politico Italiano in tema di immigrazione e cittadinanza, afferma infatti che il tema è «ostaggio di un dibattito politico avvelenato e molto ideologico».
Coinvolti gli studenti
Se un obiettivo del convegno era proporre l’Annunziata al mondo politico come modello sostenibile e alternativo, un punto importante era la sensibilizzazione sul tema. Il convegno infatti aveva anche lo scopo di avvicinare il pubblico alla realtà che vivono migliaia di persone da diverse regioni dell’Africa, del Medio Oriente e del sud Asia che decidono di cercare un futuro migliore affrontando un viaggio della speranza. E della paura. Per questo motivo la sala è statta riempita dagli studenti delle scuole superiori di Reggio Calabria, che hanno avuto un momendo dedicato per intervenire nel dibattito.
Gli studenti hanno rivolto ai relatori delle domande sul tema dell'accoglienza e dell'immigrazione, dimostrando di avere una profonda comprensione del significato di inclusione e della necessità di trovare una strada di unione piuttosto che di esclusione. Hanno voluto rivolgersi anche ai politici, specifica uno degli studenti, chiedendo di mettere fine ad alla narrattiva fuorviante, ricca di stereotipi e aggressività tipica dell’immigrazione. La presenza e l'intervento degli studenti hanno dimostrato che il futuro potrebbe riservare un appoccio diverso al tema dell'immigrazione.
La speranza di questo futuro è stata colta da Matteo Fadda, presidente della Comunità Papà Giovanni XXIII, che nei saluti finali ha voluto ringraziare questi giovani per il loro interesse e li ha invitati a partecipare attivamente al progetto dell'inclusione e a cogliere l'opportunità del servizio civile come occasione importante per la loro vita.
Alle centinaia di ragazzi presenti al convegno si è rivolto anche don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, che, sottolineando la sintonia tra il linguaggio di don Oreste Benzi e quello attuale di papa Francesco, ha sottolineato l'importanta di accogliere tutti, senza alcuna distinzione, dando a tutti una possibilità, e li ha invitati ad andare a conoscere la casa dell'Annunziata e le altre realtà di condivisione con gli ultimi che la Comunità gestisce in Italia e nel mondo.