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La coppia non è solo organizzazione - dei lavori domestici, dei figli da crescere - ma anche la continua ricerca di uno sguardo contemplativo sull'altro
Quante cose ci sono da fare in una famiglia! Crescere i figli, educarli, aiutarli con i compiti e con gli impegni sportivi; poi – ovviamente – bisogna lavorare per far quadrare il bilancio; e bisogna collaborare nei lavori domestici, dalle pulizie alle piccole riparazioni, dal cucinare al riordinare.
Collaborando, a volte litigando, perché ci sono due teste differenti con priorità differenti che vengono da storie pure differenti.
E allora pare che le questioni da risolvere siano solamente organizzative: negoziare affinché ci sia un equo contributo di entrambi alle cose “da fare” e un’integrazione sensata degli aspetti educativi.
Le cose che impediscono di vedersi
Spesso le coppie si trovano in affanno in una coltre di impegni da sbrigare, che appannano la vista e impediscono di vedersi come coniugi, e come persone.
Ci si passa accanto senza neppure sfiorarsi, in un tacito accordo di “lasciarsi in pace”. Magari si smette anche di litigare, o si litiga superficialmente su aspetti organizzativi.
«Siamo lontani». «Non ci parliamo più». «Non c’è comunicazione», dicono.
Ma la sofferenza può essere lancinante. La sofferenza di non essere visti, di non essere apprezzati, di non essere in qualche modo unici e speciali per lo sposo, per la sposa.
Può succedere di trovarsi in queste situazioni, e allora bisogna correre ai ripari. Se c’è ancora della sintonia le soluzioni sono a portata di mano: organizzare un’uscita di coppia, o un appuntamento serale sul divano, senza figli. Guardarsi, toccarsi, sorridersi, abbracciarsi. Tutte cose semplici, fin troppo semplici. Talmente semplici che qualcuno potrebbe considerarle banali e boicottarle.
«È una forzatura». «È ridicolo». «Non fa parte di me».
La capacità di chiedere
Eppure sono queste cose semplici, magari vissute in una cornice giocosa, che rinforzano la complicità nella coppia.
Ritrovarsi quando ci si perde, come i protagonisti del Cantico dei Cantici. Necessita di fiducia e grande coraggio. Negli accadimenti della vita, nella gioia e nel dolore, la coppia rimane un baluardo, una base sicura.
Occorre non fare i bambini tristi, che si immusoniscono e si ritirano; ma fare i bambini felici, che sanno chiedere ciò di cui hanno bisogno e si divertono a giocare insieme, guardandosi con sguardo contemplativo.
Io ti vedo
Abbiamo scritto del perdersi di vista, del non sentirsi visti, e quindi amati, apprezzati, stimati. Nel film Avatar, la tribù immaginaria dei Na’vi si scambia un saluto dal significato tanto semplice quanto profondo: «Oel ngati kameie» cioè «Io ti vedo».
Vedo ciò che sei, riconosco la tua esistenza. Esco da me e mi metto in contatto con te. Che bello se ogni coppia si guardasse negli occhi e si dicesse «Io ti vedo».