Scopri l'affidamento familiare: vorresti aiutare un minore che si trova in uno stato di fragilità? Non riesci ad avere figli ma senti forte il desiderio di esprimere la tua genitorialità? Oppure ritieni buona cosa aprire la tua casa ed il tuo cuore anche a chi non hai generato biologicamente? Ecco come muovere i primi passi nel mondo dell'accoglienza.
Sono tanti i motivi per scoprire l'affidamento familiare ed accogliere un minore in famiglia. C'è il bisogno di esprimere la funzione materna e paterna, il desiderio di donare il proprio amore a chi non ne sta ricevendo, oppure educare i propri figli al valore dell'apertura e dell'accoglienza.
Abbiamo chiesto a Michela Rebellato, autrice del libro Bambini in affido di darci qualche informazione per iniziare.Eccole: «L'affidamento familiare è prima di tuttouna misura di protezione del minore. È uno strumento di aiuto ad una famiglia che vive un periodo di difficoltà, attraverso la disponibilità di chi si offre come affidatario, disposto a prendersi cura dei suoi figli per offrire sostegno concreto in una rete sociale dove ricostruire relazioni interpersonali significative e di effettivo sostegno alla crescita. Così affermava don Oreste Benzi, che ha promosso per decenni la formazione di case famiglie e di famiglie aperte all'accoglienza: "Il diritto alla madre e al padre è il diritto essenziale, è il primo ed il fondamentale di ogni essere umano"».
Domande e risposte sull'affido familiare
C'è differenza tra affido e adozione?
«Sì. Mentre con l'adozione si diventa genitori di chi non ha proprio nessuno, il fine ultimo dell'affidamento familiare, invece, è riunificare ed emancipare le famiglie, non certo quello di separare. Ifatti l'affidamento è una misura utilizzata anche per prevenire gli allontanamenti. Con l'affidamento si vuole assicurare il mantenimento, l'educazione, l'istruzione, la cura e le relazioni affettive del minore. Prepararsi alla disponibilità all'affidamento può pertanto essere una scelta per single, coppie, famiglie, nonni».
C'è un costo per prendere in affidamento un minore? Oppure ci sono degli aiuti?
«L'affidamento si basa su un articolato sistema di interventi all'interno di una rete di sussidiarietà in cui i servizi pubblici e le espressioni formali e informali della società, quali gruppi di famiglie accoglienti, associazioni, comunità, si integrano nella volontà di creare risposte possibili ai minori nel bisogno. Quindi, la disponibilità all'accoglienza dell'affidatario poggia su una scelta di beneficità, l'ente pubblico garantisce una "quota affido" che rimborsa le spese che si andranno a sostenere per il mantenimento del minore presso l'affidatario, quale diritto esigibile spettante al minore. È un dovere, non un atto di bontà, non un atto di eroismo, è un semplice dovere».
A chi ci si può rivolgere per un affidamento familiare?
«Per iniziare un intervento di breve, medio o lungo periodo di affidamento familiare, che permetta al minore di sperimentare un ambiente familiare che contribuisca alla sua crescita più armonica possibile, l'affidatario può rivolgersi ai diversi soggetti che nel suo territorio si occupano della cura e della protezione dei bambini e del sostegno alla famiglia, quali associazioni, reti di famiglie, centri per l'affido, consultori familiari e servizi sociali».
Come si fa a diventare una famiglia affidataria? Ci sono dei corsi?
«L'affidatario viene considerato risorsa e partner insostituibile di tutto il processo che si va a co-costruire per lo sviluppo e la crescita personale e relazionale del minore. Per arrivare a questo si deve prevedere un percorso in primis di formazione e successivamente di conoscenza di chi si rende disponibile per poi progettare, costruire, realizzare e concludere l'affidamento assieme al servizio sociale titolare del caso».
La normativa
L'affidamento familiare è normato dalla legge 184 del 4 marzo 1983 e riformato dalla 149 del 2001 e dalla Legge 173 del 2015.
Chi sono i minori che possono entrare in progetti di affido
I minori che possono entrare in progetti di affido in genere arrivano da famiglie fragili, sono spesso vittime di trascuratezza, incuria, maltrattamento, talvolta abusi. Necessitano di un nutrimento affettivo per contenere le loro sofferenze e chiedono di poter sperimentare una dimensione familiare, in un contesto diverso da quello conosciuto. Possono rientrare in progetti di affido minori italiani e stranieri, talvolta con disabilità o problematiche comportamentali.
Affido familiare di bambini profughi
Possono essere accolti in famiglie affidatarie anche minori stranieri non accompagnati, ovvero minori non aventi cittadinanza italiana o dell'Unione europea, privi di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili (così come previsto dalla Legge Zampa n. 47 del 2017). Molti di loro fuggono da guerre (ad esempio dall'Afghanistan o dalla Siria) o da situazioni di violenza.
Gli enti di riferimento: l'affido è una faccenda pubblica o privata?
«L'ente pubblico è titolare del progetto sociale che si va a concretizzare attraverso il progetto di affido. Tale responsabilità può esercitarla solo attraverso una collaborazione attiva, intenzionale, continua, programmata con le reti dell'associazionismo familiare unendo tutti nell'unico scopo di servire le famiglie e di garantire i diritti dei bambini. "Insieme si può", questo è il motto dell'affidatario, questo il vero sostegno».
L’affidamento familiare è disposto dal servizio sociale locale quando c'è il consenso di entrambi i genitori (o del genitore che esercita la responsabilità genitoriale, o del tutore). Viene sentito anche il minore, se ha compiuto i 12 anni oppure se è più piccolo ma ha buone capacità di discernimento. Il giudice tutelare del luogo ove si trova il minore rende esecutivo il provvedimento con decreto (si parla in tal caso di affido consensuale).
Dove manca l’assenso dei genitori o del tutore può intervenire il Tribunale per i minorenni (si parla in questo caso di affido giudiziale).
Per l'accoglienza di stranieri, anche adulti, possono essere attivati percorsi specifici (sistema SAI, ex SPRAR).
Cos'è l'affido familiare sine die
L'affidamento familiare, come si diceva, è uno strumento a garanzia delle famiglie vulnerabilie in difficoltà: permette di accogliere in famiglia per un periodo limitato bambini e ragazzi, con la prospettiva di un ritorno a casa quando le condizioni della famiglia di origine lo permetteranno. Non sono rari però i casi in cui l'affido viene prolungato fino alla maggiore età (si parla allora di affidamento sine-die, di lunga durata), o anche oltre (dai 18 ai 21 anni prende il nome di prosieguo amministrativo dell'affidamento familiare).
Il libro: bambini in affido
Il testo esaustivo Bambini in affidoracconta le storie di affidamento familiare ed è aggiornato con le ultime normative. Ottimo strumento per chi vuole iniziare, ma anche ottimo manuale di riferimento per i professionisti del settore e per le famiglie affidatarie.,
L'autrice Michela Rebellato è resposabile di una casa-famiglia di pronta accoglienza per minori e consulente per l'affidamento familiare. Opera all'interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, per la quale in Veneto è referente locale del Servizio Minori. Dal 2008 conduce gruppi di formazione e sostegno all'affidamento familiare e promuove la cultura dell'accoglienza e della condivisione.