Cambiare le abitudini alimentari, consumo critico e boicottaggi, meno rifiuti e spostamenti. La Comunità Papa Giovanni XXIII mette a punto la sua transizione ecologica
Aderendo alla visione unitaria proposta da Papa Francesco per cui "tutto è connesso", la Comunità di don Benzi ridisegna la scelta identitaria di condividere la vita degli ultimi, individuando piste di azione che collegano la scelta dei poveri con il rispetto e la cura dell'ambiente.
La “transizione ecologica” sta diventando una modalità per salire sul carro dell’innovazione, della sostenibilità, del nuovo mercato globalizzato.
Nonostante i sempre più evidenti segnali di una crisi del Pianeta, l’allarme clima è ancora sottovalutato e l’emergenza sanitaria distoglie l’attenzione dalle sue cause, certamente influenzate dai comportamenti umani e altrettanto influenzanti i cambiamenti climatici.
«L’attuale sistema economico è insostenibile – sostiene con forza Papa Francesco –. Siamo di fronte all’imperativo morale, e all’urgenza pratica, di ripensare molte cose: come produciamo, come consumiamo, pensare alla nostra cultura dello spreco, la visione a breve termine, lo sfruttamento dei poveri, l’indifferenza verso di loro, l’aumento delle disuguaglianze e la dipendenza da fonti energetiche dannose». Parole ripetute a gran voce nell’ultimo anno, ma già presenti sei anni fa nell’Enciclica Laudato Si’.
Il legame tra ambiente, poveri e giustizia sociale
C’è una stretta correlazione tra la crisi ambientale e scelte economiche che hanno ignorato le sofferenze dei più poveri e maltrattato la nostra casa comune, la Terra.
Nell’appello del Santo Padre ci sono alcune proposte molto concrete. Le ha ascoltate e prese sul serio anche la Comunità Papa Giovanni XXIII, per avviare un cammino di transizione ecologica, o, come ama dire il Santo Padre, di “conversione ecologica”.
Dall’approfondimento è apparsa subito evidente la “sintonia spirituale” fra la profezia della Società del gratuito di don Oreste Benzi e il forte richiamo presente nell'Enciclica Laudato si’, in cui Papa Francesco integra ambiente, società, economia, cultura e bene comune, definendo così un'ecologia "integrale" ed affermando, fra l’altro, come «solo chi conosce la gratuità può dar vita a nuove economie, perché è la gratuità che dà il giusto valore al denaro».
Ecco allora che quel “seguire Gesù povero e servo e condividere direttamente la vita degli ultimi” che è a fondamento dell’associazione di don Benzi incrocia l’“ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri” dell’Enciclica Laudato si’ (n°49).
Dalla consapevolezza alla conversione
Ma una volta raggiunta la consapevolezza, occorre tradurla in scelte operative. L'associazione ha dedicato un anno di confronto e di ricerca sul tema, che ha coinvolto tutti i settori della Comunità in Italia e nel mondo, fino a raccogliere tutte le suggestioni e le proposte nell'assemblea generale che si è tenuta a Rimini lo scorso 24 luglio 2021.
La scelta dell’ecologia integrale, della pace e della nonviolenza è emersa in maniera molto chiara, così come l’attenzione alla cura e alla custodia del creato. Il presidente Giovanni Paolo Ramonda ha evidenziato come la Comunità Papa Giovanni XXIII abbia fatto proprie le parole dell'Enciclica Laudato si’, in comunione con la Chiesa e con tutti gli uomini che hanno a cuore il destino di questa nostra casa comune: «fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c'è la nostra oppressa e devastata terra».
Cambiare stile di vita
Dal lungo cammino comunitario, Ramonda ha tratto alcuni impegni salienti per il cammino ecologico dell’associazione a partire dalla individuazione di un gruppo permanente sulla ecologia integrale che aiuti e stimoli la Comunità sulle scelte possibili per nuovi stili di vita.
Secondo Ramonda, è importante, ad esempio, modificare le nostre abitudini alimentari, scegliendo prodotti agricoli sostenibili, puliti, non inquinanti e in equilibrio con l'ambiente; ma anche il consumo critico e il boicottaggio delle società che hanno un impatto negativo a livello umano ed ecologico. Altrettanto importante è la riduzione della produzione di rifiuti e la raccolta delle eccedenze alimentari, educando i nostri giovani all’essenzialità. Così come la scelta delle energie pulite e la limitazione degli spostamenti per contribuire all’abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico.
Un nuovo modello economico
Oltre alla scelta di modificare il proprio stile di vita a livello personale, familiare, lavorativo, proseguirà anche l’attività di studio per individuare e rimuovere le cause che generano il deterioramento globale dell'ambiente e dell'essere umano.
È in questo percorso che si inserisce l’elaborazione dell’“Economia di condivisione”, un nuovo modello che traduce in principi economici la profezia della Società del gratuito di don Oreste Benzi, percorrendo un itinerario che parte dalla condivisione con i poveri ed apre una via basata sulla fraternità e sull’equità.
Si potrebbe dire che “insieme” è il termine che rende universale la proposta di un’Economia di condivisione, non un concetto inarrivabile, ma la scelta di compiere piccoli gesti quotidiani accessibili a tutti.
È stato e sarà importante l’approccio sinodale, di partecipazione dal basso, di ascolto di tutta la Comunità in tutte le parti del mondo in cui è presente, in un ascolto reciproco attento e profondo, anche facendo emergere la profonda dicotomia fra le diverse parti del mondo e questo desiderio di aderire al “Patto” proposto da Papa Francesco, partendo proprio dalla “conversione ecologica” nelle scelte e nei comportamenti dei membri di Comunità. La Comunità Papa Giovanni XXIII, con la sua presenza nei cinque continenti, ha la possibilità di gettare lo sguardo sulla condizione dell’intera umanità e provare, al tempo stesso, ad agire per la rimozione delle cause che generano l’ingiustizia e per la conversione ecologica di coloro che vivono nella parte ricca e dominante del Pianeta.
Le esperienze realizzate fino a questo momento hanno dimostrato che è possibile la costruzione di una nuova società modificando quella esistente dal suo interno, grazie ad una rivoluzione pacifica i cui protagonisti sono le persone emarginate e scartate, che diventano il motore di un nuovo sviluppo.
Anche nelle condizioni più impensabili, laddove l’umanità prevale sulla bramosia, si può costruire un ambiente di vita, di lavoro, d’impresa in cui la felicità sia il perno del modello d’azione e riguardi tutti in maniera trasversale. Questa è la vera transizione ecologica.
«La madre terra è un bene comune e l’utilizzo delle risorse, della tecnologia, dei trasporti, ci coinvolge direttamente – ha dichiarato ancora Ramonda –. Noi abbiamo qualcosa di importante e di specifico da dire con le nostre esperienze, che sono a misura d’uomo e rispettano l’ecologia integrale. A partire dal nostro specifico dobbiamo però confrontarci con tutti gli uomini di buona volontà per costruire un mondo migliore.»