Foto di AHMED JALIL
Le province più colpite dalla scarsità d'acqua hanno visto un'attività crescente di proteste civili e movimenti di contestazione. Dove manca l'acqua fiorisce la primavera degli iraniani.
L'Iran affronta una crisi idrica che si sta aggravando con il passare degli anni. La situazione attuale è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui cambiamenti climatici, politiche governative inadeguate e sprechi di risorse naturali. La crisi idrica colpisce in particolare le regioni più povere del Paese, causando disagi, conflitti sociali e sfide ambientali.
Nell'ultimo mezzo secolo, l'Iran ha perso circa 140 miliardi di metri cubi di acque sotterranee e dei suoi bacini idrografici.
Le province iraniane più colpite dalla scarsità d'acqua sono proprio quelle che negli ultimi anni hanno visto un'attività crescente di proteste civili e movimenti di contestazione. Queste regioni, spesso al confine del Paese e con una popolazione etnicamente molto variegata, vivono di un'economia prevalentemente rurale e agricola.
L’agricoltura condotta in modo tradizionale però non soddisfa più le esigenze delle nuove generazioni. Molti giovani iraniani, istruiti e con accesso a internet, conoscono le tecnologie moderne per l'irrigazione e sognano fonti di energia pulita per le proprie fattorie. Ma intanto affrontano ore di fatica fisica al sole, per guadagni minimi. Sono loro le prime vittime dell'inquinamento del suolo e delle acque causato dalle industrie.
Nelle aree rurali dell'Iran mancano spesso le infrastrutture di base, come le strade e gli ospedali. Le persone hanno difficoltà di accesso all'acqua potabile e all'energia; donne e ragazze percorrono lunghe distanze a piedi ogni giorno per procurarsi da bere.
La crisi idrica non risparmia le aree ricche di risorse elettriche come la provincia del Khuzestan, che ospita alcune delle principali fonti di petrolio e gas del mondo. Qui molti nuclei familiari migrano dalle campagne verso le periferie urbane.
Nella provincia di Esfahan (nel centro dell'Iran), nel mezzo del fiume prosciugato Zayandeh Rood, gli agricoltori a più riprese hanno inscenato dei sit-in. Centinaia di persone si sono radunate più volte nei cantieri dei progetti di trasferimento dell'acqua, hanno bloccato il percorso delle tubature. Sono state picchiate e arrestate, ma non si sono arrese.
Il crescente dissenso popolare dimostra che la crisi idrica è una questione cruciale per il futuro dell'Iran. La lotta contro un governo che sfrutta le risorse umane e naturali senza pensare alle generazioni future è, in un certo senso, una lotta per la difesa di tutto il nostro pianeta.