Dopo il ritorno nel suo villaggio distrutto, Eqbal utilizza il ricamo per ricostruire non solo la sua vita, ma anche quella della sua comunità, diventando un esempio di resilienza e determinazione.
Eqbal è una delle tante donne irachene che, a causa della violenza e dell'occupazione dell'Isis, sono state costrette a fuggire per proteggere la propria famiglia dal terrore e dalla devastazione dell'autoproclamato Stato Islamico. Originaria del distretto di Al-Hamdaniya, nel nord dell’Iraq, mamma di sette figli, ha poi fatto ritorno nel suo villaggio quando le truppe si sono ritirate, trovando però una realtà desolante, tutta da ricostruire, priva di infrastrutture e con un'economia al collasso.
Invece di arrendersi, ha scelto di ricostruire la sua vita e quella della sua comunità.
Per sostenere la famiglia, Eqbal ha perfezionato l’arte del ricamo e della maglieria, specializzandosi nella confezione dello scialle di Baghdad, un costume tipico della regione. Ora gestisce un piccolo business, lavorando da casa su ordinazione. È orgogliosa del suo percorso e porta avanti con fierezza le tradizioni del suo popolo.
Eqbal è una dei 360 piccoli imprenditori urbani e rurali, appartenenti alle minoranze cristiane o sfollate, che la Comunità Papa Giovanni XXIII e la sua ONG Condivisione fra i Popoli hanno sostenuto nel Governatorato di Ninive.
Grazie al progetto “Inclusione socio-economica delle minoranze cristiane vulnerabili in Iraq”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e in collaborazione con il partner locale Caritas Czech Republic, queste persone hanno potuto riavviare le proprie attività imprenditoriali. L’intervento, iniziato a settembre 2022 e conclusosi ad agosto 2024, ha ridato speranza a chi aveva perso tutto, offrendo formazione, input agricoli e finanziamenti a fondo perduto che hanno fatto ripartire il tessuto economico locale.
«Nel nord dell’Iraq abbiamo incontrato un popolo che non vuole arrendersi», commenta Antonio De Filippis, referente della Comunità Papa Giovanni XXIII per il Medio Oriente. «Nonostante le sfide - strade e principali infrastrutture distrutte, crisi economica e una grande instabilità politica che crea seri problemi di sicurezza - la gente vuole rimanere e andare avanti, non lasciarsi affossare in un paese che non dà tuttora segni di ripresa».
Il progetto ha permesso a molti piccoli imprenditori come Eqbal di ricominciare. Nelle campagne le aziende agricole hanno ripreso a coltivare grano e orzo, mentre nelle zone dei suk, i mercati tradizionali, hanno riaperto negozi di abbigliamento, biancheria e cartolibrerie.
Continua De Filippis: «Abbiamo conosciuto un sarto di vecchio stampo, vivace e ottimista. Ci ha confidato che attività come la sua stanno scomparendo perché ormai tutti comprano vestiti già confezionati. Lui però non si arrende, pensa di acquistare una macchina per stirare e di insegnare ai giovani il suo mestiere. E poi una signora che ha iniziato a produrre in casa “sambousek”, tipici fagottini ripieni di carne. Li congela in vassoi ben curati e li vende prefritti. Con orgoglio ci ha mostrato lo striscione da attaccare davanti casa per farsi pubblicità».
Piccoli segni di rinascita e dignità. «Siamo felici – conclude Antonio – nel nostro piccolo, abbiamo aiutato questo popolo a rialzarsi». Per saperne di più sul progetto visitate questa pagina web.