Chi l'avrebbe mai detto che dalla Nigeria all'Italia, ingannata, trasportata senza documenti, senza cellulare lungo la rotta libica, e poi sfruttata per 30€ a cliente sui marciapiedi del nord Italia, e incinta abbandonata dal suo partner, oggi diventasse una lavoratrice doc con il suo primo contratto di lavoro regolare, a tempo determinato? Pronta per raggiungere il "posto fisso" - direbbe Checco Zalone.
«Durante la sua giovinezza ha dovuto affrontare molti traumi e diverse sfide – racconta Alice Franco, una delle tutor che l'affianca nel suo percorso di reintegrazione sociale – sfide che l'hanno portata ad essere la donna di ora, fragile e a volte instabile ma nonostante tutto una donna piena di qualità e una madre molto presente per i suoi figli. È per loro che si è fidata un anno fa iniziando questo percorso lavorativo inizialmente della durata di pochi mesi. Con tante paure e incertezze, paura di essere giudicata, di non capire la sua mansione, di non sentirsi all'altezza di un lavoro vero, finalmente». Grazie ad un progetto europeo promosso dalla Comunità di don Benzi, il progetto Net-works, Benedicta ha terminato da poco un tirocinio formativo presso la Cooperativa piemontese Il Ramo ed è stata finalmente assunta come addetta al confezionamento di alimenti. Assunta! Un obiettivo di molte migranti che in Europa vorrebbero trovare un futuro di dignità e non essere intrappolate nello sfruttamento.
È ancora difficile per lei dimenticare la sua storia passata - le botte, le notti gelide in strada, i pianti con le operatrici e la psicologa che l'hanno intercettata in strada e accolta - e non scoraggiarsi anche se è una madre single. Ma dalle strade della prostituzione si può rinascere! «Le si legge sul volto certi giorni che ha paura, fatica a fidarsi del prossimo e non si sente all'altezza della vita che ha di fronte. All'inizio del tirocinio è stato necessario accompagnarla, seguendola e rinforzandola positivamente in tutte le attività, proprio a causa di questa sua insicurezza. Dopo essersi ambientata e fidata delle figure di riferimento nel suo reparto, ha iniziato ad instaurare buoni rapporti sia con i colleghi e che col datore di lavoro. C'è da dire che l'ambiente di lavoro è stato accogliente, era predisposto ad inserirla con le delicatezze e le competenze necessarie per chi è stata vittima di tratta, e questo aspetto l'ha aiutata a non sentirsi inadeguata e diversa». Essere tutor di una vittima di tratta, di chi ha vissuto in un contesto di violenza e vulnerabilità è una sfida difficile. Senza una persona di fiducia, che offre supporto nel mondo del lavoro e sostegno emotivo nei momenti di difficoltà, rinascere per Benedicta sarebbe stato impossibile. «L'essere parte di un team di lavoro – ci racconta Benedicta soddisfatta della sua storia a lieto fine – all'inizio è stato molto molto difficile. Ma grazie al mio tutor in cooperativa, sono riuscita a concentrarmi sul lavoro, a fidarmi delle mie capacità, a diventare precisa. Non pensavo più con ansia ai miei figli perché sapevo che erano al sicuro. Ed è una esperienza bellissima lavorare con la fatica delle proprie mani e non doversi guardare più di notte alle spalle. L'assemblaggio ora è il mio lavoro, con un contratto vero. La prostituzione invece non lo è!».
Sono 55 le donne che come Benedicta sono state sostenute tra il 2022 e il 2023 nel difficile percorso di recupero in Italia, Spagna, Germania, Lituania e Lettonia, attraverso i fondi europei con tirocini, corsi di formazione e di lingua, scuole di guida, misure di sostegno alla genitorialità.
Donne uscite dalla dolorosa esperienza della schiavitù del sesso a pagamento nei bordelli, sui marciapiedi e nei nightclub d'Europa. 16 tra loro madri. In gran parte provenienti da Nigeria, Camerun, Congo. Ma anche venezuelane, moldave e bielorusse. Tutte proiettate verso la ricerca di un "lavoro vero", qualcuna già avviata ad aprire un'attività propria, ispirate ai valori della legalità come hanno imparato nei percorsi del progetto Net-works, per essere integrate non invisibili.
«Per Inas è stata una soddisfazione seguire in Italia passo passo 12 donne nella formazione al lavoro, ai diritti e doveri come lavoratrici e come madri, alle misure di conciliazione vita-lavoro, ai valori della nostra Costituzione – spiega Liliana Ocmin coordinatrice delle attività formative per Inas Cisl, che ha presentato martedì scorso a Roma i risultati del progetto Net-works per l'integrazione di chi esce dalla tratta. Questo partneriato che è sfociato anche in un protocollo d'intesa con la Comunità Papa Giovanni XXIII ha dimostrato l'attenzione che il nostro Istituto promuove verso le politiche di genere e la prevenzione e il contrasto della violenza in tutte le sue forme. La sfida quotidiana sta nella relazione con le sopravvissute, relazione che deve essere basata sulla fiducia. Non ci stancheremo mai di sostenere donne come Benedicta che dalla strada oggi è finalmente rinata. Donna libera nella sua professionalità e nel suo essere madre indipendente».