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6 Settembre 2024

Dall'amore nessuno fugge: un viaggio fotografico verso la rinascita

La mostra di Bologna tra Brasile e Italia racconta modelli innovativi che offrono ai detenuti una seconda opportunità.
Dall'amore nessuno fugge: un viaggio fotografico verso la rinascita
Foto di APAC
Nelle sale dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna, fino al 13 settembre, si tiene la mostra fotografica "Dall'amore nessuno fugge". Un viaggio fotografico all'interno delle APAC e delle CEC, realtà dove il carcere diventa un luogo di rinascita e di speranza.

Bologna, settembre 2024 - Nelle sale dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna, fino al 13 settembre, si tiene la mostra fotografica "Dall'amore nessuno fugge", un'immersione profonda nell'esperienza di rinascita di persone che scontano una pena detentiva in realtà alternative al carcere, sia in Brasile che in Italia.

Un percorso di riscatto

La mostra, curata da Javier Restán Martínez, con le fotografie di Marina Lorusso e Antonello Veneri, ci conduce in un viaggio emozionante attraverso le storie di chi ha trovato nella pena un'opportunità di rinascita. L'esposizione, presentata per la prima volta in Italia al Meeting di Rimini nel 2016, si focalizzava sull'esperienza delle APAC (Associazioni di Protezione e Assistenza ai Condannati) brasiliane. A Bologna, il percorso si arricchisce con una sezione dedicata alle CEC (Comunità Educanti con i Carcerati) italiane a cura della Comunità Papa Giovanni XXIII, un modello ispirato proprio all'esperienza brasiliana.

La mostra ci invita a guardare oltre le apparenze, scoprendo la dignità e la speranza che risiedono in ogni essere umano, anche in coloro che hanno sbagliato.

Dalla pena alla riabilitazione

«La rieducazione, che vuol dire la reintegrazione del detenuto nella società civile, è ciò che dà un senso alla pena detentiva - afferma Emma Petitti, Presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna. Occorre favorire percorsi che consentano a queste persone di riprendersi la propria vita. Un trattamento pedagogico-risocializzante con obiettivi chiari: ripartire, ricostruire.»

Luoghi di speranza

Giorgio Pieri, coordinatore delle CEC e autore del libro "Carcere, l'alternativa possibile", sottolinea come questi spazi siano «luoghi di espiazione, che offrono opportunità di educazione e sostegno, non solo ai detenuti, ma anche sicurezza e rispetto per le eventuali vittime».

Un invito al dialogo

La mostra rappresenta un'occasione unica per riflettere su un tema complesso e delicato come quello della detenzione. «Siamo certi che questo dialogo porterà i frutti sperati per i tanti poveri che abitano le nostre galere - afferma Pieri. È anche un'occasione perché tante persone, anche delle istituzioni, possano conoscere dal vivo il carcerato e la sua storia.»

Storie di rinascita

Attraverso le immagini e le testimonianze, la mostra ci presenta storie di detenuti, chiamati "recuperandi", che hanno trovato una nuova vita grazie alle APAC e alle CEC. Le loro esperienze dimostrano che il cambiamento è possibile, anche per chi ha commesso gravi errori.

Le APAC brasiliane: un modello di recupero

Le APAC (Associazione di Protezione e Assistenza ai Condannati) sono nate in Brasile negli anni '70 con l'obiettivo di recuperare i detenuti attraverso un approccio umanizzante e senza l'uso di guardie armate. Questo modello si basa su alcuni principi fondamentali: la fiducia, la responsabilità e la partecipazione attiva dei detenuti nel loro percorso di riabilitazione. Le carceri APAC sono gestite dagli stessi detenuti, che assumono ruoli di responsabilità e partecipano a programmi di formazione e lavoro.

Il motto «Qui entra l’uomo, il delitto rimane fuori» riflette la filosofia delle APAC, che vedono il detenuto come una persona che ha commesso un errore, ma che ha il potenziale per cambiare e reintegrarsi nella società. 

Le CEC in Italia: un'esperienza riparativa

Le Comunità educanti con i carcerati (CEC) della Comunità Papa Giovanni XXIII sono nate come un'estensione del modello APAC in Italia per volere di don Oreste Benzi. Le CEC si basano sulla convinzione che «l’uomo non è il suo errore» e che ogni persona ha il diritto di essere trattata con dignità e rispetto, indipendentemente dai suoi errori passati.
Questo approccio ha dimostrato di essere efficace nel ridurre il tassio di recidiva e nel promuovere una vera riabilitazione.

 
Benedetto, il primo recuperando, che ha dedicato la sua vita fino alla morte al progetto CEC: «Ho passato la vita in carcere da quando avevo 14 anni fino a 60… Se avessi avuto una possibilità come questa, forse la mia vita sarebbe stata migliore… Ho fatto tanto male. Voglio recuperare. Dedico la mia vita a questo progetto».

"Dall'amore nessuno fugge" è molto più di una semplice mostra fotografica. Offre l’occasione per riflettere sul tema della giustizia riparativa. Le esperienze delle APAC e delle CEC dimostrano che è possibile creare un sistema di giustizia più umano e compassionevole, che riconosce il valore intrinseco di ogni persona e la sua capacità di cambiare riducendo il tasso di recidiva e promuovendo anche una società più giusta.