È passato un mese da quando, il 5 luglio, la Commissione Europea ha pubblicato il testo della proposta di Direttiva per il monitoraggio e la resilienza del suolo (Soil Monitoring Low). Dopo una prima breve attenzione da parte dei media, il tema sembra abbia perso di interesse. Eppure di tratta di una proposta di legge attesa da tempo e che rimette al centro del dibattito l’importanza del suolo e della sua salute.
Lo scopo della direttiva, infatti, è costruire un sistema di monitoraggio univoco ed omogeneo per la conoscenza e mappatura di tutti i suoli del territorio dell’Unione come condizione necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo della salute del suolo per il 2050 secondo la Strategia per il suolo approvata il 17 novembre 2021.
Nella premessa della proposta il suolo è indicato come una risorsa vitale, non rinnovabile e insostituibile la salute del quale costituisce la base essenziale per l’ economia, la società e l’ambiente.
Non sempre ci facciamo caso ma il suolo esplica una serie di funzioni che lo pongono al centro degli equilibri ambientali:
Come si evince dal titolo stesso, la proposta si concentra soprattutto sul monitoraggio e la mappatura dei suoli e molto meno sulle azioni di tutela. Ciò non toglie che la proposta sia molto importante perché delinea un sistema univoco per la conoscenza dei suoli a cui ciascun Stato Membro dovrà adeguarsi e per il cambio di mentalità da “emergenziale” a “gestionale” che sottende.
Nella proposta viene fissato un metodo scientifico, basato su diversi indicatori e metodologie, per identificare lo stato di salute dei suoli: questo rende possibile la comparabilità degli studi ed impedisce il possibile caos derivante dall’adozione di metodologie diverse. Ogni Stato Membro dovrà identificare i cosiddetti “Distretti del suolo”, con la relativa autorità per la gestione del monitoraggio e della valutazione della salute del suolo. Questa unità territoriali superano la visione regionale per far spazio a macro-aree più consone allo studio dei fenomeni del suolo. Dovrà inoltre essere garantito un accurato monitoraggio su base almeno quinquennale di un set di indicatori per descrivere i processi di degrado del suolo.
La proposta di legge quindi costituisce un punto di partenza necessario a partire dal quale, però, devono seguire azioni e politiche concrete per la tutela dei suoli: «Il testo della direttiva – osserva Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation – rispecchia solo parzialmente gli obiettivi giusti e ambiziosi che la Ue aveva fissato per curare il degrado del suolo, nonostante indubbiamente individui importanti azioni di monitoraggio per tracciare, entro i prossimi 5 anni, un quadro preciso della situazione dei suoli europei. Nella sua Strategia 2030 per il Suolo, la Commissione si era data l’obiettivo di riportare in salute tutti i terreni europei entro metà secolo, per riuscirci occorrono azioni concrete e coraggiose e un deciso cambio di rotta, a partire dal consumo di suolo che procede a ritmi insostenibili in molti Paesi, Italia compresa».