Con il nuovo anno è arrivata per lui la doccia fredda: al momento del rinnovo, come straniero, dell'iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale, ha scoperto di dover pagare per la Sanità oltre 2.000€ invece degli abituali 387€. È questa la cifra annuale richiesta dallo Stato dal 2024 per continuare ad offrire i servizi sanitari di base; un importo che assorbe per l'intero la sua pensione di un mese.
Le nuove disposizioni introdotte dall'ultima legge finanziaria hanno infatti aumentato significativamente il costo di iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale per alcune categorie di stranieri; per Emanuel questo ha voluto dire ritrovarsi privo di copertura sanitaria proprio mentre attende nei prossimi mesi di sottoporsi ad un importante intervento chirurgico agli arti inferiori.
Da settembre 2023 Emanuel era diventato parte di una famiglia allargata: quella del condominio solidale della Comunità Papa Giovanni XXIII a Fossano in provincia di Cuneo; l'edifico ospita 40 persone che vivono in un un ambiente di sostegno reciproco e promuovono progetti di solidarietà.
E così venerdì 8 marzo il padre affidatario di Emanuel, Maurizio Bergia, ha approfittato di una visita alla struttura da parte della Ministra alla disabilità Alessandra Locatelli. Lei è arrivata in compagnia dell'Onorevole Giorgio Maria Bergesio; Bergia ha consegnato ai due rappresentanti delle istituzioni una proposta di emendamento alla legge, e ha spiegato loro la situazione.
Nella famiglia allargata di Maurizio Bergia vivono 18 persone, fra figli naturali ed accolti: «La pensione che riceve Emanuel è una cifra del tutto insufficiente per coprire le sue necessità; la quota prevista da quest'anno per l'iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale è assolutamente improponibile per le sue finanze. Adesso non ha più nemmeno il medico di base. E in associazione abbiamo raccolto segnalazioni simili in tal senso provenienti proprio dalle fasce più fragili della popolazione, fra cui alcune persone senza fissa dimora».
Non se la passano meglio i religiosi trasferiti in Italia; come Emanuel si son ritrovati esclusi dall'accesso al servizio sanitario una serie di situazioni fra le più disparate. E a fine febbraio il Parlamento ha contato due emendamenti presentati al decreto Milleproroghe per affrontare la questione: la deputata Maria Chiara Gadda e la senatrice Silvia Fregolent hanno chiesto di rinviare l'applicazione del provvedimento o di eliminare del tutto l'aumento, quantomeno per i titolari di permesso di soggiorno per motivi di religione e di culto.
Laila Simoncelli, avvocato della Comunità Papa Giovanni XXIII spiega la situazione: «Il problema riguarda i titolari di alcune tipologie di permesso di soggiorno, tra cui il personale religioso, gli studenti, i giovani arrivati in Italia alla pari per uno stage, chi ha chiesto residenza elettiva come alcune persone disabili o inabili al lavoro. Anche il personale diplomatico, i dipendenti di programmi di volontariato internazionale, e i genitori ultra 65 anni che entrano in Italia per ricongiungimento familiare devono iscriversi volontariamente al servizio sanitario nazionale.
Chi non si iscrive può accedere solo al pronto soccorso per prestazioni urgenti e differibili; in assenza di urgenza può essere rimandato a casa anche dal pronto soccorso. Per i cittadini comunitari è possibile chiedere l'esenzione dalla quota per chi ha più di 5 anni di residenza. Per gli altri il problema è noto».
Nel testo consegnato alla Ministra si legge: «Quest'anno con le novità introdotte dalla legge finanziaria del 30 dicembre 2023, art. 1 commi 240/241, sono state introdotte modifiche al d.lgs 286 del 1998, con l'aumento spropositato delle quote da corrispondere, senza prevedere alcun tipo di deroghe. [...] Non può essere leso un diritto costituzionale come l'assistenza sanitaria in ragione del reddito personale o della sua situazione di inabilità lavorativa».
Fra le altre sottolineature portate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, l'apprezzamento per il lavoro svolto dal Ministero nella definizione del Progetto di Vita: «Ringraziamo il Ministro per il lavoro che sta svolgendo in particolare per i due nuovi decreti in attuazione della Legge Delega sulla Disabilità.
La presa in carico della disabilità mentale dopo la maggiore età è sempre molto difficoltosa, non esiste un servizio dedicato; la psichiatria ha molte resistenze e non sempre è la risposta giusta. Il passaggio all'età adulta va preparato. Inoltre vanno date le stesse opportunità in tutte le Regioni, e il progetto di vita deve essere garantito anche in caso di cambio di residenza».