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27 Settembre 2024
Ultima modifica: 27 Settembre 2024 ore 10:03

Disagio a scuola: 70 percorsi per prevenire

Le proposte educative della cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII per le scuole e i territori
Disagio a scuola: 70  percorsi per prevenire
È ora disponibile online il "catalogo" che presenta tutte le attività di prevenzione al disagio e sostegno del benessere rivolte ai giovani. Attraverso laboratori in classe, testimonianze nelle assemblee di istituto e incontri formativi, si cerca di rispondere alle domande "scomode" dei giovani di oggi.
«Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto». È la frase del card. Carlo Maria Martini che introduce la presentazione online di buona parte delle attività di prevenzione al disagio e di sostegno del ben-essere tra giovani, ragazzi e bambini che la Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII porta avanti da anni nelle scuole e suoi territori.
Un lavoro capillare, realizzato in diverse regioni d’Italia, che in questi 30 anni ormai di attività ha permesso di incontrare migliaia di studenti e realtà giovanili dei vari territori. «Incontrare i giovani lì, dove sono», è un motto tanto caro a don Oreste Benzi che indica una precisa direzione agli operatori della Cooperativa. Intercettare i giovani, sì, nelle loro realtà di vita, ma soprattutto imparare a frequentare i “luoghi” delle loro fragilità, delle loro rabbie, silenzi, paure, favorendo in loro l’acquisizione di “competenze per la vita”. Obiettivi importanti che gli operatori della prevenzione tentano di raggiungere nelle scuole e nei territori attingendo a piene mani dalle esperienze di condivisione vissute nelle diverse realtà educative e terapeutiche della Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII.
Oggi queste esperienze trovano spazio in una nuova sezione specifica del sito dipendenzepatologiche.apg23.org della Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII. Una raccolta che mette insieme buona parte delle proposte formative progettate negli ultimi anni dagli operatori dell’Area della Prevenzione della Cooperativa rivolte insegnanti, educatori, animatori di gruppi, allenatori, genitori, giovani, amministratori, a chiunque possa essere interessato a realizzare percorsi educativi all’interno delle proprie realtà. 
Si tratta di progetti gestiti da un team di educatori, pedagogisti, psicologi, ed esperti con varie competenze, realizzati in contesti scolastici ed extra scolastici in alcune regioni d’Italia. Tante le aree tematiche attorno alle quali si sono sviluppati i percorsi formativi: 
  • dipendenze, 
  • alfabetizzazione emotiva
  • affettività
  • sessualità 
  • violenza di genere
  • bullismo e cyberbullismo
  • orientamento
  • i pericoli della rete
  • educazione alla pace, all’inclusione, alla resilienza
progetti prevenzione dipendenze
La cooperativa sociale Comunità Papa Giovanni XXIII propone tanti progetti gestiti da un team di educatori, pedagogisti, psicologi, ed esperti con varie competenze, realizzati in contesti scolastici ed extra scolastici in alcune regioni d’Italia.


Una settantina di percorsi diversificati in base all’età dei destinatari e al territorio in cui possono essere realizzati, condotti da esperti ed attuati in differenti formati: incontri, esperienze, testimonianze di vita, spettacoli, assemblee di istituto, formazione per adulti, sportelli psicologici
«Prevenire il disagio e favorire l’agio, inteso come lo star bene con sé stessi e con gli altri, è un compito complesso, soprattutto in un periodo storico come questo in cui i ragazzi e bambini lanciano spesso chiari segnali di malessere». A sostenerlo è Davide Bianchini, animatore dell’Area Prevenzione per la Comunità Papa Giovanni XXIII. «Abbiamo chiaro che la prevenzione, prima che con la mera informazione, la si fa aprendo spazi di riflessione attorno ai significati della vita, alla preparazione del futuro, alla crescita dei desideri.  Un buon educatore nella prevenzione è chi sa farsi mediatore tra le istanze delle nuove generazioni e la realtà familiare, sociale, scolastica in cui sono inseriti. È chi sa costruire relazioni fondate sull’autenticità. È un facilitatore che permette l’emersione delle domande “scomode” di bambini e ragazzi e di chi ha il compito di custodirli».