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15 Luglio 2024
Ultima modifica: 15 Luglio 2024 ore 11:49

Discariche di amianto in Veneto: una mozione per fermarle

L'impegno dei cittadini trova il supporto dei consiglieri
Discariche di amianto in Veneto: una mozione per fermarle
Foto di Anna Marconcini
La regione Veneto aveva dato il via ai progetti, ma il Consiglio regionale ha promosso due mozioni di merito. Il presidente del Comitato di Quaderni Valeggio Gianni Bertaiola ci racconta questa vicenda, dandoci un esempio di cittadinanza attiva.
I cittadini hanno paura dell’amianto. Negli ultimi 10 anni questa sostanza ha causato la morte di 60.000 persone (ANSA), poiché respirare le fibre microscopiche di tale sostanza porta malattie polmonari e respiratorie spesso mortali. Oltretutto, i sintomi possono non manifestarsi fino a molti anni dopo l'esposizione, rendendo difficile la diagnosi precoce e la prevenzione. Le leggi italiane del 1992 e del 1994 vietano la produzione e la vendita di prodotti contenenti amianto, ma non obbligano a rimuoverlo, solo a dichiararne la presenza. Per questa ragione, in Italia ci sono ancora tonnellate di amianto da smaltire (chiamati RCA, Rifiuti Contenenti Amianto) e solo 17 discariche dedicate a questo scopo: 7 impianti al nord nei quali sono gestiti il 90% dei RCA smaltiti, 2 impianti al Centro e 7 impianti al Sud. Seppur i progetti garantiscono che lo smaltimento sia sicuro, la presenza di tali discariche preoccupa i cittadini, anche a causa di incidenti e problemi verificatisi nel corso degli anni. È successo, ad esempio, nel 2017 a Galatone, quando una discarica è finita sotto sequestro per gestitone non conforme alle normative e metodi inadeguati. Anche a Montichiari si sono verificati incidenti con il telo di copertura dei rifiuti e con il trasporto di materiale non correttamente trattato e quindi pericoloso. Oltretutto, in numerosi comuni italiani, si sono tenute battaglie per impedire alle ditte di smaltimento rifiuti di realizzare discariche di amianto sul loro territorio.

 
Cosa accade nella provincia di Verona?

Nel Veneto è sorto il bisogno di adibire nuove strutture per lo smaltimento di amianto, poiché l’esportazione all’estero ha alti costi. Adesso, nella provincia di Verona, ci sono in progetto 2 discariche di amianto; mentre una è prevista in Lombardia vicino al confine: tutte sono a meno di 15km di distanza l’una dall’altra. I comitati, insieme ai cittadini, si stanno impegnando per impedire che vengano realizzate. Una cava di centinaia di metri e profonda 15 m si estende a fianco di una vecchia discarica inquinante: è qui a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, che vogliono costruire una delle 3 discariche di amianto. Gianni Bertaiola, presidente del Comitato Difesa Territorio Quaderni Valeggio, ci racconta la loro lunga battaglia e, indirettamente, ci dà esempio di una cittadinanza attiva e di quanto la politica sia importante per noi e per l’ambiente.

Foto 1. Cava loc. Cà Balestra, destinata al progetto di una discarica di amianto, Valeggio sul Mincio (VR).
Foto di Anna Marconcini
Foto 2. A sinistra la cava Cà Balestra, destinata al progetto di una discarica di amianto, a destra la discarica chiusa Cà Baldassarre, Valeggio sul Mincio (VR).

Parlaci di questo territorio, perché vi state impegnando contro il progetto della discarica?

«Verona ha il 39% delle discariche di tutto il Veneto. Le due discariche di amianto richieste nel Veneto sono tutte e due in provincia di Verona. In due comuni, Valeggio e Villafranca, dove c’è una storia di discariche problematiche di 40 anni. Questo buco che vorrebbero riempire (foto 1), è solo un terzo della discarica che vogliono fare. Quella collinetta invece è il cappello della vecchia discarica, è distante dalla cava una frazione di ghiaia di qualche metro (Foto 2). Fino agli anni 80 non c’erano le regole di oggi, non c’erano i rifiuti di oggi, quindi dentro quella discarica c’è di tutto, senza differenziazione —La discarica di 40 anni fa di rifiuti indifferenziati ha contaminato la falda acquifera rendendola inaccessibile agli abitanti. La falda acquifera è a 4,5 m dal fondo della cava, lì sotto si trova subito l’acqua. Le ditte di rifiuti ti dicono che portano un metro di argilla e che ci mettono il telo da 2 cm per impermeabilizzare la zona. Ma c’è un piccolo problema: fra mille anni l’eternit sarà ancora li. Ma fra mille anni quanti terremoti ci saranno, quanti smottamenti?
La regione Veneto ha detto che questa è una regione vulnerabile. C’è un regolamento dell’UE che dice nelle zone di ghiaia e con la falda alta bisogna stare attenti con materiali inquinanti. Hanno messo limiti molto rigidi per gli agricoltori, giustamente. Si è poi deciso che nelle zone vulnerabili non si fanno più discariche e né ampliamenti (piano rifiuti della regione Veneto 2015). Ma la regione Veneto ha fatto una deroga nel 2022 che consente di fare quelle di amianto, perché non ci sono ancora evidenze scientifiche che sia pericoloso nell’acqua. Abbiamo fatto leva sui consiglieri regionali di Verona per una mozione. Ieri (9 luglio) hanno votato unanimemente e la giunta si è impegnata a rivedere le procedure ed il progetto, soprattutto sulla fase VAS (Valutazione Ambientale Strategica) cioè valutare se c’è un impatto strategico sulla regione.»

Nei documenti del progetto è scritto che è tutto sicuro e non ci sono pericoli ostacolanti, vi convince la valutazione dei rischi?

«L’aspetto che più mi piace di questa faccenda è un esempio di cittadini che si sono improvvisati avvocati e geologi, perché per fare una battaglia devi studiare il progetto a memoria e capire i punti deboliIl comitato ha presentato un documento con numerose osservazioni sul progetto della discarica, riportando inesattezze o dubbi su vari temi, come carenze della documentazione progettuale, incorretto studio dei venti, strada inadatta al passaggio di veicoli pesanti, insufficiente valutazione del rischio sismico ecc.. L’eternit, il materiale che metteranno qua, si chiama così perché dura in eterno. Sopra il telo di protezione ci vanno 30 metri di materiale: c’è molto peso che grava. Una volta sotto, quel telo non si può controllare. Le aziende di smaltimento rifiuti comprano le cave e poi vanno nelle varie amministrazioni provando a convincerli con piani “a prova di bomba”, dicendo che non succederà niente. Il loro punto di forza è che non ci sono prove scientifiche che l’amianto a contatto con l’acqua sia un rischio. Però, la materia è in fase di approfondimento: L’OMS sta studiando sulla questione e gli Stati Uniti hanno messo un limite all’amianto nelle acque —EPA, L’agenzia di protezione ambientale degli Stati Uniti, in seguito a contrastanti studi in materia, ha stabilito dei limiti di amianto nelle acque potabili, per marginare il possibile sviluppo di tumori nel tratto gastrointestinale. In ogni caso, nella pianificazione di una discarica, il criterio di precauzione suggerirebbe di evitare i punti più sensibili.»

Nel documento del progetto c’è scritto che “Nel caso specifico non sono state valutate alternative strategiche in quanto, ad oggi, il conferimento in discarica dell’amianto è considerata l’unica soluzione pienamente disponibile e affidabile”. Il comitato concorda?

«Le soluzioni possibili sono più di una, ma servono investimenti. Per esempio, la riutilizzazione e vetrificazione dell'amianto può essere una soluzione, ma richiede costi elevati per i forni ad alta temperatura. Ci sono dei brevetti in Italia sulla lavorazione e riutilizzazione dell'amianto in modi più sicuri, ma bisogna investire nella ricerca. Qui non è stato fatto nulla del genere. C'è una visione miope: si risolve il problema dell'amianto creando potenzialmente problemi permanenti. Abbiamo esempi all'estero, come in Germania, dove l'amianto viene stoccato in cave di pietra profonde e sicure. Anche in Italia abbiamo cave di pietra che potrebbero essere utilizzate.»

Nessuno vuole l’amianto in casa, ma in qualche modo dobbiamo smaltirlo. Che fare?

«L'amianto sui territori crea un problema. Ma da qualche parte bisogna smaltirlo perché è molto più pericoloso così — ovvero non smaltito. Le discariche le potresti fare dove non c'è una presenza di abitanti superiore a 8 per km², così si può ridurre il rischio. Si possono individuare delle zone con certe caratteristiche, come terreni con uno strato di 50 metri di argilla, che rappresenta una protezione naturale. Ad esempio, la fascia sopra l'autostrada A4 è la zona dove c'è il sedime più fine: il terreno è limo, sabbia e argilla. In tutta quella fascia, la falda è a 200-220 metri. Da noi perfori 30 m per fare un pozzo d'acqua; lì bisogna andare a 200 m.»

Cittadinanza attiva

Il cancello della cava Cà Balestra, pieno di nastri lasciati in protesta dai cittadini contro la discarica di amianto in progetto, Valeggio sul Mincio (VR).
Foto di Anna Marconcini

Mentre parlo con Gianni sul luogo, un maratoneta lo riconosce e interrompe la nostra conversazione «No discariche che devo allenarmi qua!» ci grida. Gianni risponde «Ti facciamo una pista senza discariche» e il corridore, ormai in lontananza, ribatte «Dammi che firmo subito!». Il comitato di Difesa Territorio Quaderni Valeggio e gli abitanti della zona hanno dato esempio di impegno civico, lottando negli ultimi 40 anni per il loro territorio e raccogliendo 11mila firme contro questa discarica.  Ci dimostrano che gli strumenti della democrazia funzionano se ci si impegna per realizzare uno scopo, anche se può sembrare difficile. Gianni saluta con un pensiero rivolto al lavoro fatto in questi anni.
«Facciamo parte di un comitato di persone che si danno da fare ed un entourage di persone sensibilizzate. I cittadini si uniscono in difesa del territorio. Cosa c’è di meglio? Abbiamo interagito con i politici, hanno portato avanti le nostre richieste e si è realizzato quello che dovrebbe sempre succede nelle democrazie che funzionano: cittadini hanno un problema e i rappresentati si adoperano per risolverlo. È un esempio per i politici e anche per altri cittadini che vorrebbero adoperarsi per qualche causa. Così aumenta la coscienza collettiva, di cui abbiamo molto bisogno oggi. Dimostriamo che il cittadino non dorme e facciamo pressione sulla politica.»