Don Benzi. Dall'ONU a Gheddafi, in nome degli ultimi
A 16 anni dalla morte di Don Oreste Benzi, il suo patrimonio spirituale, culturale e sociale, è più che mai vivo. La causa di beatificazione sta proseguendo a Roma. La postulatrice Casadei sta lavorando alla stesura della Positio, il dossier che dimostra le virtù e la fama di santità del Servo di Dio. Ecco alcune anticipazioni.
Dietro quell'immagine di "prete di campagna", emerge una figura che ha inciso anche a livello internazionale in campo sociale e politico. Casadei racconta alcuni aneddoti: la prima volta che è entrato in un bordello, quando è stato ricevuto da Gheddafi nella sua tenda, o quando è stato consultato in summit mondiali.
«Sister, sister» diceva la voce immersa nella nebbia (dal film "Do you love Jesus") da cui sbucava la mano alzata piena di rosari bianchi, i suoi biglietti da visita: porta tra cielo e terra e lui in mezzo, il paladino di quel messaggio di salvezza da portare a tutti racchiuso nel Vangelo, che teneva sempre a portata di mano nella tasca della sua veste. Ed ecco affiorare la figura di Don Oreste Benzi, caratterizzata da quella tonaca ormai sgualcita e le scarpe consunte, sacerdote che ha portato su di sé, fino all’esaurimento delle proprie forze, le vite di chi era scartato dalla società.
I poveri, gli emarginati, i “fastidiosi” che incontrava, lui li ha accolti. Li ha difesi. Ha portato le loro rimostranze ai vertici, ha lottato apparentemente anche contro i mulini a vento, ma non li ha lasciati soli, proprio come ha fatto Gesù.
Ha lasciato questa terra sedici anni fa, ma don Oreste Benzi è più che mai contemporaneo: “Un testimone e profeta del nostro tempo” lo definiva il titolo di un convegno a lui dedicato nel 2012. Il suo patrimonio spirituale, ma anche culturale e sociale, è più che mai vivo e stimolante.
Al Dicastero delle Cause dei Santi a Roma la teologa Elisabetta Casadei, postulatrice della Causa di Beatificazione del Servo di Dio don Oreste Benzi, sta passando in rassegna il materiale proveniente dal processo della fase Diocesana, che si è svolta a Rimini dal 27 settembre del 2014 al 23 novembre 2019: 19 mila pagine di documenti a cui sta lavorando per redigere la Positio.
È il dossier che riassume le prove raccolte in Diocesi, con cui dimostrare le virtù e la fama di santità del Servo di Dio. Una volta terminato, verrà esaminato da un gruppo di teologi e, se il parere sarà favorevole, verrà valutato dai Vescovi e Cardinali della Congregazione.
Don Oreste Benzi, quando diventa santo?
Se il giudizio di quest’ultimi sarà favorevole, il Papa potrà dichiarare don Benzi Venerabile: quando al candidato viene riconosciuto di aver vissuto in modo eroico le tre virtù teologali (fede, speranza e carità) e le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza).
Ma l’iter per la santità non è ancora finito. Occorrerà poi un miracolo per essere riconosciuto Beato, due per essere dichiarato Santo.
Casadei, facciamo il punto sulla causa di beatificazione di don Oreste?
«Su 19 mila pagine di documenti ne ho analizzate 10.500. Sono arrivata al 2004. Ho riletto anche tutti i libri di don Oreste, che mi hanno dato modo di tracciare il suo carattere e il suo pensiero.»
A cosa stai lavorando in questo periodo?
«Dal lavoro di analisi e studio dei documenti ho in cantiere la realizzazione anche di una biografia monumentale. Come dice il nome stesso, non si tratta di un libro per la diffusione di massa, ma di più volumi che daranno il quadro più completo possibile di tutto ciò che comprende la vita, il pensiero e le opere di don Oreste.»
Foto di Riccardo Ghinelli
Ci stiamo avvicinando al centenario della nascita di don Oreste. Hai progetti in merito?
«Scrivere un libro sulla spiritualità di don Oreste. Sull’anima, il suo specifico interiore. Anzi, invito i lettori di Sempre a suggerirmi un titolo (scrivere a sempreredazione@apg23.org – ndr).»
«Gesù povero e servo che condivide la vita degli ultimi» era il mantra di don Oreste.
«Il filo rosso della sua spiritualità è concentrato nel carisma della Comunità Papa Giovanni XXIII. Carisma però che non è stato chiaro fin da subito, ma si è esplicitato nel tempo. Mano a mano che lui cresceva nella fede – scoprendo degli aspetti di Gesù, dell’amore, dell’amicizia con lui e con chi soffre – anche il carisma diventava più chiaro.»
Tra gli scritti finora studiati cosa ti ha colpito?
«Nel 2001, durante un viaggio in Bolivia, andò a visitare un bordello. Se si pensa a come stava attento al suo buon nome (ad esempio è noto che non andava mai in macchina da solo con una donna), ha avuto molto coraggio. Interessante quello che scrive in proposito:
Mi sono messo il mio colletto e il magnaccia le ha riunite tutte in una stanza (il bordello è tremendo!) […]. Molte di loro si sono messe a piangere […] Alla Parola di Dio hanno diritto tutti, tutti. […] Avevo una paura che mai! Era la prima volta nella mia vita che sono entrato in un bordello! Era pieno di luci rosse. Ho pregato tanto il Signore quel giorno, però ho sentito che il grido di Dio non sono i lontani, siamo noi che parliamo, ma non andiamo!»
Don Oreste Benzi
Don Oreste e il suo impegno politico internazionale
Altri fatti che hanno attirato la tua attenzione?
«Li ho definiti viaggi ad alto livello, in cui un “prete di campagna”, come spesso era considerato, è stato protagonista del cambiamento politico-sociale. Nel 1995 gli è stato chiesto di inviare delle osservazioni per il Summit Mondiale per lo Sviluppo Sociale dell’ONU a Copenaghen, e in quella circostanza presentò alcune linee della Società del gratuito. Nel 2000 è stato invitato a Palermo all’Assemblea Nazionale delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, dove venne firmata la famosa “Convenzione di Palermo”. Nel 2001 lo troviamo a parlare all’Assemblea Nazionale (Parlamento) in Francia sulla prostituzione, dove ebbe modo di dire: “Chiedo a voi: chi sono i terroristi? Quelli delle torri gemelle o i clienti che tengono schiave queste donne?”. Ancora nel 2001 vola al Congresso Panafricano, invitato dal governo della Nigeria a parlare del crimine organizzato. Poi a Parigi, nel 2002, al Simposio Internazionale, sempre sul crimine organizzato: descrive il fenomeno della tratta dall’Africa, il metodo di intervento, le proposte di soluzione. Tema per il quale si è speso moltissimo.»
Andando persino da Gheddafi
«Nel 2002, con la mediazione dell’allora Presidente della Commissione europea Romano Prodi, fa visita a Gheddafi. Don Oreste viene ricevuto privatamente nella tenda del leader libico a Bengasi. Gli chiede di fermare il traffico delle donne nigeriane che arrivano in Europa per il mercato della prostituzione passando dalla Libia e di poter collaborare con la Comunità Papa Giovanni XXIII nella gestione degli immigrati e profughi.»
Lotta alla prostituzione: don Oreste tradito dal Governo si affida alle monache
Poi invece nel 2004 don Oreste si sentì tradito dal Governo che stava per approvare il DDL Bossi-Fini-Prestigiacomo che avrebbe abolito il reato di favoreggiamento della prostituzione
«Era molto amareggiato. Aveva incontrato molti politici, ma nessuno gli dava retta. Allora scrive a tutti i monasteri d’Italia, circa 300, chiedendo di pregare perché fosse fermato il DDL, che definiva una "vera sciagura nazionale". "Abbiamo lottato e lotteremo perché ciò non avvenga – scriveva. Dibattiti televisivi, tavole rotonde, incontri ad alti livelli (Berlusconi, Fini, Capigruppo dei gruppi parlamentari, Consiglio d’Europa, Assemblea Nazionale Francese, legge d’iniziativa popolare, ecc…) e non abbiamo ottenuto nulla. Allora, abbiamo scritto ai monasteri, chiedendo di pregare”. Ed è successo che il DDL è slittato e non è stato inviato alla Camera nel giorno stabilito.»
Nonostante questo rilievo anche internazionale, don Oreste non ha mai fatto “carriera” nella Chiesa
«Se al termine “carriera” diamo un significato mondano, nel senso di occupare posti di prestigio, certamente no, ma se lo vogliamo intendere nel suo significato più spirituale, di ascesa nel portare avanti il cammino della Chiesa, l’opera di salvezza, la dilatazione del regno di Dio nella storia, allora la carriera di don Oreste è molto brillante, direi fulgida!»
Don Oreste sta cambiando la vita della faceva sul serio con il Signore
Da molti anni ormai sei impegnata a studiare la figura di don Oreste. Che cosa ti sta dando questo rapporto?
«Credo che il Signore mi abbia fatto un bello scherzo (“da prete!” naturalmente). Non pensavo di prendermi questo impegno così totalizzante, ma il Signore ha fatto in modo di potermi dedicare quasi esclusivamente a lui.».
Cosa è cambiato per te?
«Mentre leggo gli scritti e cosa ha fatto don Oreste, come ha affrontato tante sofferenze interiori, mi sento come presa a pugni nello stomaco dallo Spirito Santo. Mi chiedo: “Ma che cosa ho fatto io nella vita?” Pensavo di essere cristiana, ma… Sì, sta cambiando la mia vita, perché lui faceva veramente sul serio con il Signore.»