Dall'animazione dei bambini a Casa Gioiosa ai viaggi con il papa in giro per il mondo, con la stessa passione e capacità di entrare in relazione con tutti.
Le esequie di don Guido Todeschini saranno trasmesse oggi alle 10 in diretta su
Telepace, l’emittente da lui fondata.
È il cerchio di una vita che si conclude e allo stesso tempo continua a vivere in ciò che ha generato.
Con l’emittente veronese noi di “Sempre” abbiamo un rapporto di fraterna collaborazione da decenni, anche per la vicinanza geografica dato che pure la nostra redazione ha sede in provincia di Verona. E per questo come giornale e come Comunità Papa Giovanni XXIII
esprimiamo la nostra particolare vicinanza e partecipazione a tutti i colleghi.
Don Guido è stato un anticipatore, intuendo già nel 1977 la necessità di utilizzare nell’evangelizzazione nuovi mezzi di comunicazione, prima la radio e poi la TV. Partita come esperienza locale, coinvolgendo i giovani con cui collaborava, Telepace è diventata una realtà nota e seguita a livello internazionale, grazie anche ai 140 viaggi papali che don Guido ha raccontato in diretta con la sua emittente.
Ma la sua capacità straordinaria di catturare l’attenzione e di entrare in relazione precede l’esperienza televisiva che lo ha reso famoso.
E qui mi permetto di aggiungere
un ricordo personale che condivido con mia moglie e collega Nicoletta Pasqualini, e con migliaia di giovani veronesi che sono stati bambini negli anni ’60.
Per noi don Guido era un mito e la giornata che si trascorreva annualmente a “Casa Gioiosa” da lui diretta a Cerna, sulle colline veronesi – poi diventata sede di Telepace – era un appuntamento imperdibile.
Si arrivava in corriera, accompagnati dai nostri animatori, ma appena giunti era lui, don Guido, a condurci in una esperienza che non aveva nulla di paragonabile con quanto all’epoca si faceva nelle parrocchie. Si veniva divisi a gruppi, e le varie tappe della giornata erano accompagnate da un punteggio. Un ritmo serrato che non consentiva di annoiarsi, alternando sfide a “bandiera” con momenti di riflessione.
Le sue non erano prediche, ma applicava già lo storytelling, raccontando vicende coinvolgenti che avevano spesso come protagonisti bambini, con cui ci potevamo identificare. Poi l’angolo del silenzio in cui si poteva scrivere il “pensiero segreto”, e l'immancabile visione struggente di
Marcellino pane e vino.
Perfino durante il pranzo don Guido teneva alta l’attenzione alternando barzellette e indovinelli. Un vero format, come si direbbe oggi, che anticipava ciò che nel giro di pochi anni si sarebbe sviluppato.
Siamo certi che Maria “Stella dell’Evangelizzazione”, alla quale ha dedicato un santuario, lo abbia accolto nella sua nuova dimora e continuerà a sostenere la sua opera.