Nel 2008, a un anno dalla morte, mentre scrivevo la sua biografia contenuta nel cofanetto Don Oreste Benzi. Amare sempre!, realizzato assieme a Kristian Gianfreda, ho ricostruito nel dettaglio, sentendo vari testimoni, i suoi ultimi giorni terreni. Il ritmo è impressionante. Una «vita spericolata, di quelle che non dormi mai» per dirla alla Vasco Rossi, fino alla fine.
Il 31 ottobre 2007 al mattino è a Lecce per un convegno sulla malattia mentale, alle 14 a Roma, Palazzo Chigi, dove interviene davanti ai ministri Bindi e Ferrero sui diritti dei minori (anche quelli che devono ancora nascere, sottolinea suscitando qualche imbarazzo: una sua caratteristiche era di essere spesso una voce fuori dal coro). All’aeroporto si sente male, il cuore fisico lo invita a fermarsi, ma è un’altra la forza che lo spinge: «Il cuore dei giovani batte per Cristo», aveva detto intervenendo pochi giorni prima alla settimana sociale dei cattolici a Pisa. Anche il suo: era questo il segreto della sua eterna giovinezza. Così, tornato a Rimini, non manca all’appuntamento notturno con i giovani in discoteca, assieme al vescovo di San Marino-Montefeltro.
La notte successiva sarà lui ad essere chiamato dal Padre per aprire agli occhi «all’infinito di Dio», come aveva scritto su Pane Quotidiano nel commento alle letture di quello stesso giorno.
L’altro aspetto che rende don Oreste attualissimo è l’indole profetica. Era straordinaria la sua capacità di coniugare il particolare e il generale, il qui ed ora con l’infinito. Viveva e proponeva una “intelligenza d’amore” che gli permetteva di leggere i fatti in profondità, cogliendo quei «segni del futuro già presente» di cui spesso parlava.
Una capacità forse per certi aspetti innata ma anche fortemente voluta, alla quale ha dedicato grande impegno e studio, come testimonia il libro di Valerio Lessi Alle fonti di un carisma appena pubblicato con Sempre Editore.
Quando partecipava agli incontri di redazione di Sempre ci invitava spesso a «leggere i fatti alla luce del Vangelo». Lui consultava cinque quotidiani al giorno e quando ci coglieva impreparati su qualche fatto appena accaduto ci provocava sornione: «Mi pare che non siate aggiornati…».
Era sempre un passo avanti, spesso incompreso e criticato, a volte anche deriso, quando lanciava temi scomodi come l’adozione aperta, la necessità di colpire la prostituzione sul fronte della domanda, di demitizzare le comunità terapeutiche, di togliere dal carcere chi si è sinceramente pentito, di promuovere un Ministero della pace. Tutti temi di estrema attualità.
Non semplicemente ricordare e celebrare, ma comprendere a fondo e rilanciare l’esempio e il messaggio orestiano come chiave di lettura del presente e progetto di impegno per una società migliore. È questo l’approccio con cui la Comunità Papa Giovanni XXIII si appresta a celebrare il Centenario di don Benzi, in cordata con altri soggetti: la Fondazione don Oreste Benzi, la Diocesi e il Comune di Rimini.
È stato anche costituito per l’occasione un Comitato, presieduto dal noto economista Stefano Zamagni, che fu giovane discepolo spirituale e collaboratore di don Benzi.
Per l’occasione è stato anche rinnovato il sito della Fondazione con una sezione dedicata al Centenario che verrà continuamente aggiornata.
Anche se l’anno di riferimento è il 2025, gli organizzatori hanno deciso di avviare le iniziative già quest’anno, con un evento che si terrà il 14 settembre a Rimini dal titolo La forza della tenerezza: cent'anni di don Oreste.
È prevista la presenza di vari ospiti: lo stesso Stefano Zamagni, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Maria Zuppi, il vescovo di Rimini Nicolò Anselmi, il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII Matteo Fadda, il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaadvari, i giornalisti Valerio Lessi e Elisabetta Soglio (QUI i dettagli del programma e la possibilità di seguire la diretta).
Da segnalare la proiezione in anteprima, alle 21, del docufilm Il pazzo di Dio, del regista riminese Kristian Gianfreda. Dopo il successo del film Solo cose belle, centrato sull’esperienza delle case famiglia, stavolta Gianfreda si è dedicato direttamente al loro inventore, don Benzi appunto, e ha scelto la formula del docufilm, alternando sequenze d’archivio in cui appare direttamente il sacerdote ad altre girate per l’occasione, interpellano anche personaggi che lo hanno spesso incontrato, come il giornalista Bruno Vespa e lo psichiatra Vittorino Andreoli. «È un documentario cinematografico di un'ora e mezza – ha spiegato a Sempre – che non seguirà un percorso cronologico, ma una narrazione che si sviluppa sui temi fondamentali affrontati da don Oreste, partendo dall'oggi, da quello che ha lasciato. Per questo abbiamo incontrato persone e famiglie protagoniste oggi nel vivere quella spiritualità e quelle idee che don Oreste ha loro trasmesso.»
Una ulteriore conferma di quanto sia attuale la via tracciata da don Oreste Benzi viene da papa Francesco nella Gaudete et exsultate. Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Nel capitolo dedicato ad “alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale”, il pontefice scrive: «Queste caratteristiche che voglio evidenziare non sono tutte quelle che possono costituire un modello di santità, ma sono cinque grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo che considero di particolare importanza a motivo di alcuni rischi e limiti della cultura di oggi». E quali sono queste caratteristiche? Cito i titoli e qualche passaggio.
Sopportazione, pazienza e mitezza: «La prima di queste grandi caratteristiche è rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene. A partire da questa fermezza interiore è possibile sopportare, sostenere le contrarietà, le vicissitudini della vita, e anche le aggressioni degli altri, le loro infedeltà e i loro difetti (…)».
Gioia e senso dell’umorismo: «Quanto detto finora non implica uno spirito inibito, triste, acido, malinconico, o un basso profilo senza energia. Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza.»
Audacia e fervore: «Nello stesso tempo, la santità è parresia: è audacia, è slancio evangelizzatore che lascia un segno in questo mondo. (…) Dio è sempre novità, che ci spinge continuamente a ripartire e a cambiare posto per andare oltre il conosciuto, verso le periferie e le frontiere. Ci conduce là dove si trova l’umanità più ferita e dove gli esseri umani, al di sotto dell’apparenza della superficialità e del conformismo, continuano a cercare la risposta alla domanda sul senso della vita.»
In comunità: «La santificazione è un cammino comunitario (…) Contro la tendenza all’individualismo consumista che finisce per isolarci nella ricerca del benessere appartato dagli altri, il nostro cammino di santificazione non può cessare di identificarci con quel desiderio di Gesù: che “tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te” (Gv 17,21).»
In preghiera costante: «(…) la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio. E’ uno che non sopporta di soffocare nell’immanenza chiusa di questo mondo, e in mezzo ai suoi sforzi e al suo donarsi sospira per Dio, esce da sé nella lode e allarga i propri confini nella contemplazione del Signore.»
Se si approfondisce il documento, è facile cogliere l’assonanza tra come Francesco sviluppa queste caratteristiche e il modo in cui don Oreste ha vissuto e trasmesso il cammino verso la santità.
Rimini è la città dove don Benzi è vissuto e da dove tutto è partito. E tra le iniziative in preparazione è previsto anche un percorso guidato lungo "I luoghi di don Oreste” che assumono un particolare significato simbolico.
Ma l’opera di don Oreste è diffusa in tutta Italia e in 42 Paesi del mondo. Per questo nell’arco di tempo che andrà da settembre 2024 a dicembre 2025 si terranno numerose iniziative che approfondiranno diversi temi di attualità. Alcune saranno di carattere internazionale, come quelle che si svolgeranno a Ginevra presso la sede delle Nazioni Unite e a Bruxelles presso la sede del Parlamento Europeo.
Allo stesso tempo l’intenzione dei promotori è di coinvolgere in modo capillare il “popolo di don Oreste”, per cui tutte le zone della Comunità Papa Giovanni XXIII in Italia e nel mondo stanno programmando eventi territoriali coinvolgendo le realtà civili ed ecclesiali con cui sono in contatto.
Di tutto verrà data notizia nel sito della Fondazione, e naturalmente anche sul nostro giornale.
Infine una fortunata coincidenza: il 2025 è anche anno giubilare. Nella Bolla di indizione Spes non confundit (la speranza non delude), papa Francesco invita ad essere «segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio». E cita in particolare i detenuti, gli ammalati, i giovani, i migranti, gli anziani, i poveri.
Viene in mente un'intervista che abbiamo fatto a don Oreste mentre era in corso il Giubileo del 2000 (contenuta nel libro Don Oreste Benzi. Ribellatevi! Intervista con un rivoluzionario di Dio, Sempre Editore). Alla domanda se fossimo sulla strada giusta, rispose: «Voglia il Signore salvarci dal rischio di svuotare il Giubileo dal suo significato profondo. Nel popolo c’è il rischio di ridurre il Giubileo solo alla preghiera penitenziale di sei Pater-ave-gloria. Il Giubileo è il ritorno a Dio e le prove che si ritorna a Dio sono le opere di giustizia. Ma finora non sono stati affrontati i gangli vitali. Basta guardare alla prostituzione che sta aumentando, alle istituzionalizzazioni che stanno aumentando… In che modo si prende coscienza di essere popolo? Portando gli anziani nelle nostre case, offrendo ai bambini le braccia di un papà e di una mamma, superando le mense dei poveri e aprendo le nostre tavole a tutti i poveri… Allora la Chiesa diventa il vero popolo di Dio! Tutto va riportato nella visione di un popolo scelto da Dio per attuare la storia».
L'articolo è disponibile anche su Sempre Magazine n. 5/2024