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9 Ottobre 2024
Ultima modifica: 14 Ottobre 2024 ore 09:44

Don Oreste: L'Uomo che Parlava con Dio

La Comunità Papa Giovanni XXIII a Jesi celebra il centenario con eventi speciali
Don Oreste: L'Uomo che Parlava con Dio
Foto di Samuel Polidori
In occasione del centenario della nascita di Don Oreste Benzi, la Comunità Papa Giovanni XXIII organizza una serie di eventi, alcuni a Jesi. L'iniziativa mira a far conoscere meglio la figura di Don Benzi attraverso momenti di condivisione e testimonianze, coinvolgendo persone di diverse provenienze e vocazioni.
Per il centenario della nascita di Don Oreste, la Comunità Papa Giovanni XXIII organizza vari eventi, a Jesi (AN) in una casa famiglia che vive e cura un luogo bello e particolare, carico di spiritualità, l’ex convento dei Cappuccini, ha pensato di organizzarne uno che potesse coinvolgere fraternamente, coadiuvati anche dal buon cibo - prodotti BIO della loro fattoria - il maggior numero di persone possibile, con l’obiettivo di "proporre" e far conoscere meglio Don Benzi.

«Uno degli obiettivi principali era quello di mettersi unirsi con semplicità e come Chiesa, insieme ai nostri piccoli, e di chiedere anche agli altri cosa rappresenta Don Oreste per loro, per arrivare al cuore, con la speranza che i movimenti interiori, i “sì” e le scelte, che nessuno come lui sapeva far nascere nelle persone, potessero coinvolgere qualcuno. Uno dei suoi più famosi slogan: “Dai, Ci Stai?” è risuonato più volte tra i presenti. Tutti hanno ringraziato molto per la bella serata trascorsa e per l’accoglienza ricevuta, ciò che si è respirato come sottofondo nella serata è stata una gioia diffusa, coinvolgimento, partecipazione e voglia di fraternizzare. La serata, che è proseguita poi con testimonianze e un dibattito pieno di spunti, ha lasciato in tutti interrogativi e belle emozioni.»

La seconda tappa di questo evento

La seconda tappa di questo evento, che è stata chiamato "IN CAMMINO VERSO IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI DON ORESTE BENZI", sarà la proiezione del docufilm realizzato da Coffee Time Film, regia di K. Giaffreda. Un cammino breve ma intenso, che potrebbe sembrare solo celebrativo ma che può rivelare, come è già successo, sorprese inaspettate.

Racconta ancora una volta Samuel Polidori, babbo della Casa Famiglia Maria Stella del Mattino, che con la moglie Liliana e il supporto del Vescovo Gerardo Rocconi ha ideato e realizzato le iniziative.

«Don Oreste attingeva dalle sue radici e dalla profonda unione con Dio, era come se avesse un filo diretto con Lui, come un modem sempre connesso non perdeva un solo byte che proveniva dall’alto, sapeva coinvolgerti perché viveva in un continuo dialogo di Amore con il Padre. Ognuno potrebbe raccontare aneddoti e impressioni sulla sua persona, a volte anche scomode e faticose, parlando ad esempio del Don Oreste educatore, oppure del Don Oreste empatico in ascolto del grido dei poveri, ma anche del Don Oreste rivoluzionario, tenace e combattivo, specialmente se in difesa dei più deboli. Sarebbe interessante mettere il focus anche sul Don Oreste Mariano, o su quello obbediente e innamorato della Chiesa, e poi ancora su quello profetico e carismatico.

Come se non bastasse, c’era perfino un Don Oreste studioso, che approfondiva in maniera scientifica le tematiche a lui care, ma anche bambino, capace di stupirsi del bello che sempre sapeva scorgere. Riusciva ad essere contemplativo e allo stesso tempo in un continuo ma amorevole affanno, viveva una vita spesa per gli altri; “l’altrocentismo”, termine da lui coniato, è il sostantivo che lo descrive al meglio. Così come simpatica e rappresentativa era un’immagine che lo ritraeva intento a parlare contemporaneamente con due telefonini, e chissà, forse anche con un terzo interlocutore di fronte! Voleva davvero rispondere a tutti.

 

Ciascuno sarebbe capace di raccontare aspetti e tematiche attraverso cui descrivere e leggere questo grande prete e grande uomo, le cui opere continuano a brillare. Le sorprese probabilmente consistono nel fatto che si potrebbero fare nuove letture perché chiunque avrebbe qualcosa di bello da raccontare o potrebbe contribuire, mettendo in luce aspetti non ancora emersi, per riportare all’oggi quello che ha da dirci.»

Oltre alle grandi tavolate, erano ben 115 i presenti; è stato pensato un momento in cui portassero il loro contributo persone molto differenti tra loro ma accomunate dal carisma della Comunità, che è la più grande eredità che Don Oreste ha lasciato: Pino Pasolini, diacono, veterano babbo di Casa Famiglia insieme a Daniela, lo conobbe e gli fu accanto fin dalle origini. Invitati speciali erano anche Nicoletta e Francesco Simonetti, giovani sposi pesaresi, con una vocazione fresca, autentica e gioiosa; lo hanno conosciuto poco, verso la fine dei suoi anni, ciononostante, pure loro conquistati, dicono di essere innamorati di una cosa in modo specifico... del suo carisma... che continua a vivere per trapianto vitale. A tenere le fila dell’incontro, sia mediatore che testimone, è stato Stefano Paradisi, anche lui storico papà di casa famiglia con Alessandra, oltre che amico gli è profondamente riconoscente perché racconta «L’incontro con lui mi ha cambiato la vita». Per l’associazione è responsabile tra la Romagna e le Marche, già segretario di Don Oreste, con un bagaglio di ricordi, esperienze e aneddoti davvero speciale.

A riportare un aneddoto singolare, è stato anche il Vescovo Gerardo, presente a tutto l’incontro; l’episodio è in pieno stile “donorestiano”: ha raccontato di come da un, testuali parole: «bidone» di Don Oreste, «perché anche lui non era perfetto», siano poi nate due vocazioni stupende. Erano gli anni '80, il Vescovo era ancora parroco a Chiaravalle; Don Oreste era stato invitato e, come sempre, non sapendo dire «NO» andava ovunque lo chiamassero: poteva essere a un importante convegno nazionale, a una festa paesana, in parlamento, in discoteca, oppure in RAI, ma anche in una parrocchia di periferia, come quella volta appunto. In quella circostanza, dopo un’interminabile attesa, Don Oreste chiama l’allora parroco Gerardo scusandosi perché non riusciva proprio più ad andare, promettendo però che avrebbe mandato un suo collaboratore, un certo Stefano. Ebbene, in una pazza ma equa razionalità dell’Amore, quando Dio e i suoi imbianchini scrivono diritto anche nelle righe storte, è successo che, in seguito a un incontro saltato, al bidone ricevuto da Don Oreste e alla testimonianza improvvisata di Stefano, due tra le poche ragazze presenti all’incontro sono partite: una è andata in missione mentre l’altra è diventata ed è tutt’ora una splendida mamma di casa famiglia, ragazze che il vescovo Gerardo racconta «non facevano intuire neanche molto lontanamente che potessero fare scelte simili... e tutto nacque da un bidone, in effetti solo dopo scoprimmo che fu un bellissimo bidone quello che ci tirò Don Oreste».

Mariola dice della serata: «Riuscita molto bene la cena della Comunità Papa Giovanni XXIII, sentire le testimonianze su Don Oreste è stato davvero commovente. Una serata piena di emozioni e di gioia. Grazie Liliana e Samuel

Tra le varie impressioni raccolte, Luca dice: «Tante persone con provenienza e vocazioni diverse erano presenti all'incontro, si è assaporato soprattutto una bella fraternità. I relatori hanno descritto un Don Oreste che parlava e parla ancora oggi di quel trapianto vitale che si attua facendo vedere la bellezza della condivisione ad altre famiglie e ai giovani. Don Oreste, ci hanno raccontato, provocava chi incontrava con quel “che il Signore ti tormenti”, aggiungeva spesso e chiedeva, dopo aver parlato della bella relazione con il Signore, quel bellissimo “dai, ci stai?” Pino, esperto papà di casa famiglia, ci ha detto che lo chiamava in qualsiasi momento e proponeva incessantemente progetti, colloqui, incontri con i poveri e con chiunque avesse bisogno. Lui gli rispondeva: “Ma Don Oreste, come facciamo?” e il Don: “Non lo so, lo sa Dio...a noi tanto basta e ci stiamo”.»