Aperta inchiesta per omicidio colposo della giovane vicentina Donata Giacometti, mamma di 6 figli di cui 2 in affido, volontaria della Comunità di don Benzi.
Esposto della famiglia per presunta negligenza dell'ospedale San Bortolo di Vicenza: avviata inchiesta. L'avvocato Gianluca Tencati ha dichiarato che l'intento è ottenere giustizia, non vendetta.
Esposto in procura per la morte di Donata Giacometti: aperta un'inchiesta per omicidio colposo.
«Nessuno ha sete di vendetta, ma solo di giustizia». Con queste parole l'avvocato Gianluca Tencati ha spiegato le ragioni che hanno portato la famiglia di Donata a presentare un esposto alla procura di Vicenza, aprendo così un'inchiesta per omicidio colposo per presunta negligenza dell'ospedale San Bortolo di Vicenza.
La vicenda di Donata Giacometti
Donata Giacometti, 45 anni, mamma di quattro figli e residente a Vicenza, è deceduta il 9 giugno scorso per una setticemia. La famiglia, nota per l'attività con la comunità Papa Giovanni XXIII, ha presentato un esposto alla procura tramite l'avvocato Gianluca Tencati, denunciando presunte negligenze durante il ricovero al San Bortolo. Questo ha portato all'apertura di un'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti.
La polizia giudiziaria ha acquisito le cartelle cliniche del ricovero. Donata era stata trasportata al San Bortolo la mattina del 7 giugno, lamentando forti dolori addominali, e trasferita la sera stessa all'ospedale di San Bonifacio, dove è deceduta dopo un intervento chirurgico. La procura cercherà di fare chiarezza sulle ore precedenti il decesso.
Chi era Donata Giacometti
«Mi chiamo Donata e i miei genitori hanno scelto per me questo nome per ringraziare di un immenso dono ricevuto e per poter celebrare con la mia vita la gioia e la gratuità.» Così si presentava in una testimonianza che le avevo chiesto alcuni mesi fa.
Una vita, quella di Donata Giacometti, 45 anni, vicentina, che si è interrotta improvvisamente all’alba di domenica 9 giugno all’ospedale di San Bonifacio a causa, sembra, di una setticemia che nel giro di poche ore non le ha lasciato scampo.
Ma la gioia e la gratuità che desiderava diffondere non sono perdute, sopravvivono nelle tante persone che hanno avuto l'opportunità di incrociare il suo cammino, e che ora, grazie a questi doni ricevuti, cercano di trovare un senso a questa perdita.
L’incontro
Mi aveva coinvolto, con quella sua forza delicata e allo stesso tempo tenace, nella conduzione dello spettacolo artistico musicale “L’armonia dell’accoglienza” a cui aveva dato vita assieme al marito Nicola Infanti nell'autunno del 2023.
Un’idea originale per raccogliere dei fondi che sarebbero serviti alla ristrutturazione di una ex casa canonica che avrebbe accolto la loro nuova casa famiglia.
Donata era una carica di energia racchiusa in un corpo esile da pattinatrice artistica, quale era stata in passato. Il suo sorriso che contagiava di speranza non lasciava indifferenti. Voleva fare del bene, una missione, come lei stessa aveva chiarito, che portava incisa nel suo nome.
«La cosa che preferisco nella vita è guardare il mondo con occhi innamorati - diceva -. Credo infatti nell’amore come forza propulsiva da scoprire, raccogliere e donare.»
Donata riconosceva di aver avuto un’esperienza familiare intensa e ricca di opportunità. Oltre all’aver frequentato la scuola di pattinaggio artistico, aveva studiato pianoforte al Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza. Si era laureata in Scienze dell’Educazione all’Università di Padova ed infine all’Istituto di Scienze Religiose presso il seminario di Vicenza. Per molti anni aveva insegnato Religione alla scuola primaria.
Poi la scelta di fare la mamma a tempo pieno, «dedicando - raccontava - le mie giornate ai tanti figli di pancia e di cuore che il Signore ci ha donato». Si sentiva realizzata in questo: «La casa per me è luogo vitale di intimità, incontro, relazione e rinascita».
Era un’assidua lettrice e scriveva moltissimo.
Lei e Nicola si erano conosciuti sui banchi di scuola: «Si può dire - raccontava - che siamo cresciuti insieme mano nella mano». Nel 1999, dopo cinque anni di fidanzamento, si sono sposati. E sono già nonni.
L’amore era il motore che spingeva Donata. Quante volte parlava di “rigenerare nell’amore”, dare amore a chi, per qualche vicissitudine, ne era stato privato.
Donata Giacometti accanto al marito Nicola Infanti, assieme alla sua numerosa famiglia
Il sogno di una famiglia accogliente
Donata Giacometti aveva un sogno che voleva concretizzare con il marito Nicola Infanti. La loro già numerosa famiglia, ricca di quattro figlie: Cecilia, Diletta, Maddalena e Benedetta, volevano aprirla anche ai figli degli altri, dando una famiglia a chi non poteva averla.
Un progetto che aveva preso il via accogliendo in affidamento due bambine. L’idea di una famiglia accogliente e allargata era nata in Donata e il marito Nicola dopo aver conosciuto nel 2019 la Comunità Papa Giovanni XXIII.
Scriveva in merito alla scelta: «Quello che ci ha fatto scegliere nel profondo di voler vivere una vita di condivisione è, seppur e nonostante la fatica, la pienezza e la gioia che abbiamo sperimentato nell’aprire la nostra casa alla fraternità e all’ospitalità. Per questo motivo sentiamo nel cuore, il vivo desiderio di essere una casa famiglia aperta alla vita e accogliente nell’amore».
Per questo progetto, il loro appartamento ormai risultava troppo stretto, perciò durante l’estate avrebbero iniziato una nuova avventura insieme nella vecchia canonica di Bertesina (VI), pronta a rinascere come Casa famiglia “Sandra Sabattini”.
La coppia nei mesi scorsi aveva avviato una campagna di sensibilizzazione di raccolta fondi per la ristrutturazione dello stabile, in disuso da 15 anni e messo a disposizione dalla Diocesi di Vicenza.
La musica per l’accoglienza
Nel frattempo, per sostenere i lavori di adeguamento e diffondere la cultura dell’affido familiare e dell'accoglienza, avevano ideato uno spettacolo intitolato L’amore che rigenera, con papà Nicola, che è un violista, e coinvolgendo i loro amici maestri di musica.
Avevano saputo raccontare la casa famiglia in suoni, parole e immagini, alternando testimonianze di alcuni giovani protagonisti delle case famiglia - sia ragazzi accolti che figli naturali - alle meditazioni di don Oreste Benzi e della beata Sandra Sabattini, accompagnando il tutto con brani di Morricone, Piovani, Bach, Pachelbel e altri interpretati dall’orchestra cameristica “Mani in accordo”, nata da amici musicisti con il desiderio di condividere la passione per la musica e metterla a servizio di diverse esperienze di solidarietà.
La solidarietà di molti non si è fatta attendere e la campagna sta proseguendo
Ex canonica di Bertesina Vicenza che ospiterà la Casa famiglia "Sandra Sabattini"
La casa famiglia dedicata a Sandra
In una delle sue ultime dichiarazioni al nostro giornale Sempre, Donata aveva spiegato perché avevano voluto dedicare la loro casa famiglia alla beata Sandra Sabattini, la studentessa riminese di Medicina, discepola spirituale di don Oreste, morta a 22 anni, investita da un’auto mentre si stava recando ad un incontro della Comunità.
«La consideriamo nostra compagna di cammino innazitutto. Sandra contemplativa, innamorata, esigente verso se stessa e verso gli altri nell'amore. Sandra è per noi un esempio di come trasformare la vita in uno spazio d'amore che lei non viveva in modo sublime, staccato e mistico, bensì fortemente impastato e mescolato di umanità e ferialità».
Il desiderio di entrambi era che il suo nome continuasse ad essere fonte d’ispirazione, per «poter vivere le nostre giornate di accoglienza facendo esperienza di questo amore vero, dove la presenza dell'Eternità si possa calare nelle mura fisiche e concrete di un letto, una cucina, una casa e far espandere questo amore».
L’amore rimane
Il dolore per la sua perdita è incommensurabile. Ma ciò che Donata ha testimoniato con la sua grande fede, l’amore per i piccoli, gli indifesi, per la vita, non andrà mai perduto. I segni si vedono già.
Don Oreste Benzi, di fronte a fatti apparentemente inspiegabili razionalmente, diceva: «Signore, non so il perché, ma so che tu lo sai e questo mi basta», e di fronte a una grave perdita, citava un pensiero di Sant'Agostino: «Non ti chiediamo perché ce l'hai tolta, ma ti ringraziamo per tutto il tempo in cui ce l'hai donata»