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14 Aprile 2025

E se i dazi di Trump fossero un'opportunità?

Gli Stati Uniti rallentano, il mondo accelera verso l'energia pulita
E se i dazi di Trump fossero un'opportunità?
Foto di FRANCK ROBICHON
Le politiche protezionistiche dell'amministrazione Trump stanno isolando gli Stati Uniti, mentre il resto del mondo investe in energia rinnovabile e commercio sostenibile. Europa, Asia e America Latina guidano la transizione energetica globale, ridisegnando le relazioni economiche e geopolitiche.
Mentre l’amministrazione Trump continua a scuotere il commercio globale con dazi e politiche protezionistiche, molti Paesi stanno rispondendo in modo strategico, trasformando l'incertezza in un'opportunità per rafforzare le proprie economie, diversificare i mercati e investire in nuove filiere industriali, in particolare quelle legate all’energia pulita.
 
I dazi statunitensi, spesso annunciati all’improvviso, hanno messo in agitazione i mercati finanziari, colto di sorpresa le grandi banche d'investimento e spinto perfino il Senato americano a tentare di bloccare alcune tariffe precedenti contro il Canada. Ma le ricadute non si fermano qui: a essere minacciata è anche la stessa transizione energetica degli Stati Uniti, che rischia di restare indietro mentre il resto del mondo accelera.
 
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, entro il 2030 le economie emergenti e in via di sviluppo rappresenteranno oltre la metà del mercato globale per tecnologie come il solare, l’eolico e lo stoccaggio a batterie. E secondo S&P Global, il picco della domanda globale di carbone, petrolio e gas è ormai “probabilmente garantito” entro il 2050. In altre parole, la direzione è tracciata, anche se gli Stati Uniti esitano.

Un’opportunità per il resto del mondo 

Intanto, si moltiplicano i segnali di un riallineamento commerciale su scala globale, che coinvolge anche le principali economie del G7 e del G20. Lo spiega un sondaggio di Carbon Brief: in Germania, ad esempio, la recente svolta verso il finanziamento in deficit apre la strada a nuovi investimenti nel settore climatico. Nell’Unione Europea, la riforma delle regole fiscali e l’ambizioso Clean Industrial Deal da oltre 100 miliardi di euro puntano a rafforzare la manifattura verde interna. Parallelamente, Bruxelles sta rivedendo i propri accordi commerciali con Paesi chiave come Messico, Brasile e Canada, nel tentativo di renderli più sostenibili. Il presidente francese Emmanuel Macron ha perfino invitato l’UE a sospendere gli investimenti verso gli Stati Uniti, mentre prende forma un nuovo modello di investimento con il Sudafrica attraverso il Clean Trade and Investment Partnership, centrato sull’approvvigionamento dei minerali critici. Anche il recente vertice UE-India ha delineato i contorni di un possibile accordo di libero scambio che includa il settore cleantech.
 
Nel frattempo, in America Latina, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha varato il piano “Nova Industria Brasil” con l’obiettivo di promuovere l’industrializzazione verde, mentre la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha annunciato il “Plan Mexico”, già finanziato, per sostenere investimenti strategici in settori chiave della nuova economia.

Cina e Asia cambiano la geopolitica 

Anche in Asia il cambiamento è in corso: continuano le trattative per rendere più verde il più grande blocco commerciale del mondo, il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). E a livello trilaterale, Cina, Corea del Sud e Giappone stanno discutendo una risposta coordinata alle politiche statunitensi, intensificando la cooperazione su catene di approvvigionamento resilienti e sviluppo delle energie rinnovabili.
 
«L'ultima serie di dazi di Trump farà aumentare i prezzi in tutti gli Stati Uniti, compreso il costo dell'utilizzo di energia pulita», spiega Li Shuo, Senior Fellow del Center for China Analysis. «Paradossalmente, queste misure faranno poco per indebolire la posizione dominante della Cina nel settore cleantech globale, dato che la sua forza si basa su vantaggi interni. È probabile invece che le tariffe spingano la Cina a espandersi ulteriormente in altri mercati, in particolare nel Sud globale, rafforzando i suoi legami economici con quei Paesi. Nel frattempo, gli Stati Uniti, non impegnati nella transizione a basse emissioni di carbonio né posizionati per cogliere le opportunità economiche che essa presenta, rischiano un ulteriore isolamento».
 
Insomma, mentre Washington guarda al passato con politiche protezionistiche, gran parte del mondo si sta già muovendo verso il futuro. La transizione energetica e il ripensamento delle relazioni commerciali sono ormai strumenti centrali per rafforzare la sicurezza economica e climatica delle nazioni. E questa volta, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi a inseguire.