A trent’anni dalla pubblicazione del primo rapporto Ecomafia, Legambiente e l’Arma dei Carabinieri hanno organizzato a Roma una conferenza nazionale su ambiente e legalità. Un’occasione per riflettere sui numeri impressionanti legati ai crimini ambientali in Italia e rilanciare l’impegno contro le ecomafie.
Dal 1994 ad oggi, sono stati accertati 902.356 reati ambientali, una media di uno ogni 18 minuti. Questi illeciti hanno portato alla denuncia di oltre 727.000 persone e al sequestro di 224.485 beni. Il 45,7% di tali crimini è concentrato nelle regioni caratterizzate dalla presenza di organizzazioni mafiose, con la Campania al primo posto sia per il numero complessivo di reati ambientali sia per quelli legati al ciclo illegale del cemento e dei rifiuti.
608 il numero complessivo delle inchieste sull’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, registrate dal febbraio 2002, con 3.424 arresti, 10.772 denunce, 1.691 aziende coinvolte e 51 stati esteri interessati, soprattutto europei e africani. In 309 inchieste (pari al 50,8% del totale) è stato possibile ricostruire il totale dei rifiuti sequestrati, pari a 60,576 milioni di tonnellate: per il 40,49% si tratta di fanghi di depurazione e per il 39,64% di rifiuti industriali misti. Trasportate su un tir da 25 tonnellate, lungo 13,6 metri, le oltre 60mila tonnellate sequestrate sarebbero equivalenti a più di 2 milioni di tir, per una coda di quasi 33mila chilometri.
Il rapporto di Legambiente, presentato durante l’evento, evidenzia la gravità del fenomeno: negli ultimi tre decenni sono stati censiti 378 clan mafiosi attivi nelle diverse filiere dell’ecomafia, con un fatturato illegale stimato in 259,8 miliardi di euro.
Tra le regioni più colpite, la Campania si conferma al primo posto con 117.919 illeciti, seguita da Calabria, Sicilia e Puglia. La Lombardia, con 37.794 reati, è la prima regione del Nord Italia. Nel ciclo illegale del cemento, la Campania guida la classifica con oltre 30.000 reati, mentre nella gestione illecita dei rifiuti si conferma leader con 22.400 crimini accertati.
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha sottolineato l’importanza dei risultati ottenuti grazie alla collaborazione con le forze dell’ordine, come l’introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale e la tutela del patrimonio culturale. Tuttavia, ha ribadito la necessità di rafforzare ulteriormente il quadro normativo, soprattutto per affrontare fenomeni come l’abusivismo edilizio e i crimini legati alle agromafie.
Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità, ha evidenziato come la legge sugli ecoreati del 2015 rappresenti un punto di svolta, ma ha anche richiamato l’urgenza di recepire la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente.
Ma durante la conferenza organizzata a Roma sono stati premiati i vincitori del concorso nazionale "Ambiente e legalità – Insieme per il futuro", rivolto alle scuole di primo e secondo grado. Un segnale importante per coinvolgere le nuove generazioni nella lotta alla criminalità organizzata e nella tutela del territorio.
«Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la lotta alla criminalità parte dai banchi di scuola – ha dichiarato Fontana – e la scuola è il luogo ideale per promuovere legalità e consapevolezza ambientale».