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31 Luglio 2023
Ultima modifica: 1 Agosto 2023 ore 11:39

Fatima: una notte da pellegrini

GMG Lisboa 2023. Nella casa famiglia di Antonio c'è una stanza speciale dove ognuno può trovare ristoro per il corpo e l'anima.
Fatima: una notte da pellegrini
Inizia domani la GMG Lisboa 2023. Tappa d'obbligo Fatima dove si recherà anche papa Francesco. In 80 andranno alla casa famiglia "Nossa Senhora de Fatima". Noi ci siamo già stati e vi raccontiamo cosa abbiamo scoperto.
Ritornare al Santuario di Fatima dopo la pandemia è stato come vederlo per la prima volta. Nel 2020 il paesaggio era surreale. Il luogo che richiamava pellegrinaggi da tutto il mondo, era semideserto: il gigantesco piazzale davanti alla Basilica solcato da sparuti pellegrini, la cappella solitaria con qualche candelina accesa. In quella solitudine, la spiritualità si sentiva in maniera viscerale.
Ora che lo spettro del Covid è lontano la situazione è completamente capovolta. Sono tornati i pullman, i pellegrini, le messe, i negozi pieni di souvenir. C’è un’aria frizzante e viva nella cittadina, ma nel Santuario l’aria che tira è sempre mistica.
 
Anche papa Francesco, il 5 agosto, durante la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Lisbona 2023, andrà a pregare davanti alla Madonna di Fatima, una tappa di poche ore aggiunta in un secondo momento, per chiedere la fine della guerra in Ucraina e di tutte le guerre dimenticate che sono in corso nel mondo.
A Fatima si arriva non solo per far visita alla Madonna dei tre pastorelli, ma è una delle tappe del Cammino che porta a Santiago di Compostela.

Foto di Alessio Zamboni

 
A 10 minuti dal Santuario, dove passa uno dei cammini portoghesi per Santiago di Compostela, si trova la Casa "Nossa Senhora De Fatima" della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Antonio Scarpiello
Foto di Giorgio Fontana
 
Sulla facciata campeggia la scritta: “Compartilhar salvarà o mundo” (La condivisione salverà il mondo), che l’attuale responsabile, Antonio Scarpiello ha voluto mettere come segno visibile di ciò che si vive in questo luogo. 
Qui i pellegrini in viaggio per Compostela possono trovare ospitalità, ma prima di tutto trovano una famiglia, una realtà di accoglienza per i poveri, per chi è in difficoltà, per chi vive ai margini della società. Il ristoro diventa occasione per riflettere e capire la strada da seguire, ma soprattutto venire in contatto con il vangelo vissuto, incarnato.
Il desiderio di aprire all’accoglienza dei pellegrini è maturato alcuni anni fa in Antonio Scarpiello e dopo la pandemia si è concretizzato. «Chi arriva qui - dice – fa un’esperienza diversa rispetto ad altri luoghi di ospitalità per pellegrini».
Per un giorno, anche noi di Sempre vogliamo sentire questo spirito e decidiamo di condividere l’ospitalità in casa famiglia assieme ad alcuni pellegrini di passaggio. 

Cosa trovano i pellegrini alla casa di Fatima?

Portiamo le nostre cose al piano di sopra, nella “stanza dei pellegrini”, dove passeremo la notte.
Una donna e due uomini si sono già sistemati nei loro letti a castello. Sono veneti come noi e sono in viaggio da due settimane. Sono giunti qui grazie al “passaparola”, raccontano. «Amici che come noi amano prendersi del tempo per camminare e riflettere ci hanno indicato questo luogo di ospitalità. “Dovete assolutamente passare da lì, ci hanno detto”. Non sapevamo niente della casa famiglia e della Comunità Papa Giovanni di cui questa realtà fa parte, non sapevamo esattamente ciò che avremmo trovato. Ma qui abbiamo trovato famiglia»
Più tardi arriva anche un signore francese in viaggio da una quarantina di giorni. È appena andato a salutare la Madonna.
Antonio Scarpiello ci chiama per la cena. È attorno alla tavola che facciamo conoscenza della grande famiglia che ci ha accolto. Scopriamo uno spaccato di umanità, ognuno diverso, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, a volte tragico, particolare.

L’umanità alla tavola della casa famiglia di Fatima

La grande tavola della casa famiglia di Fatima
Foto di Alessio Zamboni
Fatima gruppo
Foto di Giorgio Fontana
Fatima aiuto ai poveri
Foto di Giorgio Fontana
Fatima pane dei poveri
Foto di Giorgio Fontana
Il forno di fatima
Foto di Giorgio Fontana
Il lavoro nell'orto solidale
Foto di Giorgio Fontana

Il sapore dell’ospitalità profuma l’aria. Il pane cotto da Annibal nel forno a legna della solidarietà, che ogni settimana sforna pagnotte per i poveri, odora di buono. Lui è un signore portoghese accolto da diversi anni alla casa. Una volta faceva il fornaio poi si è trovato in mezzo alla strada. Il pesce croccante spicca come un raggio di sole. L’ha preparato Rosangela, una signora sarda, dolcissima e piena di premure per gli ospiti. È arrivata dalla Sardegna con il figlio per andare a fare il Cammino.  
«Questa famiglia, madre e figlio con disabilità, li ho conosciuti così, come pellegrini», racconta Antonio. Avevano intrapreso il viaggio verso Santiago, ma quando la mamma ha capito che il figlio non avrebbe più fatto un passo, è andata alla casa. Ora fa la spola tra la Sardegna e Fatima e, nonostante l’età, dà una mano ad Antonio a sbrigare le varie faccende quotidiane. «È un sollievo per lei essere qui e un aiuto per noi – continua. E il figlio qui sta bene, ha un suo ruolo, aiuta ed è tranquillo e fa da cicerone ai vari ospiti». 
Una mamma giovanissima dà da mangiare ai suoi bimbi, Antonio li aiuta, sentendosi anche un po’ nonno.
Poi c’è A., angolano. «Era arrivato per cercare lavoro, ma in lui sono scattate delle problematiche e lo abbiamo accolto».
Della famiglia fa parte in questo periodo anche Giustino, del Mozambico, che però non condivide la mensa con noi. «Tutti i weekend fa la spola tra Fatima e Lisbona dove va a suonare l’organo in una parrocchia» - racconta Antonio.
Da tipo sanguigno qual è, convinto che accanto alla buona azione sia necessario smuovere il tessuto sociale, quando più tardi ci troviamo a parlare si interroga su «come sia possibile che in una metropoli come Lisbona non si sia riusciti a trovare una sistemazione adeguata a questo signore pieno di acciacchi».
Poi affonda il dito nella piaga, analizzando la situazione anche nella stessa città di Fatima. «Nella città della Madonna ci sono oltre 120 congregazioni, c'è una grande attenzione al pellegrino, ma per i poveri c’è carenza.» 

L'orto solidale

Dimitri Tondo
Foto di Giorgio Fontana
 
A dare colore alla tavola, le bruschette pugliesi preparate da Antonio, foggiano di origine e tifoso sfegatato del Foggia, farcite con pomodorini succosi di produzione propria.
Da alcuni mesi, infatti, a fianco della casa, un terreno argilloso e arido, nelle mani sapienti di Dimitri Tondo, esperto perito agrario, è diventato un “giardino dell’Eden”.
Dimitri e la moglie Vandra, dopo essere stati per anni in Brasile in missione per la Papa Giovanni occupandosi di tossicodipendenti, sono arrivati a Fatima per dare una mano ad Antonio nelle varie attività di questa variegata realtà di accoglienza.
«Ci vuole pazienza e amore per far nascere fragole succose, zucchine verdissime, fagiolini, meloni profumati e altre delizie da quel terreno sassoso» - mi racconta con entusiasmo Dimitri. Come ci vuole pazienza e amore per accogliere chi ha bisogno.
Alle 4 del mattino è già nell’orto a smuovere il terreno e ad innaffiarlo. L’acqua scarseggia a Fatima, il caldo è torrido e ci mostra delle cisterne zeppe d’acqua che il comune ha donato per sostenere questa attività. Ogni coltivazione ha bisogno di un concime proprio che Dimitri, con alcuni accolti, va a cercare in natura. «Ci siamo recati nel bosco qui vicino a raccogliere le cortecce che servivano per rendere più fertile il terreno.»
Le verdure e la frutta raccolte servono al sostentamento della grande famiglia e dei poveri della città.
L’ "orto solidale” è veramente un capitolo a parte da quanto è prezioso. Lo racconteremo prossimamente.

I pellegrini lasciano il loro cuore in un quaderno

I pellegrini di passaggio assaporano tutta questa varietà offerta attorno alla mensa. «Alcuni si fermano per una notte, alcuni per più giorni, altri ritornano, altri ancora non partono più». Scarpiello non sa dare una spiegazione logica, ma aprendo il quaderno che si trova a lato della cappellina con il Santissimo, separata solamente con una tenda dalla grande tavola, si scoprono delle verità, forse dei piccoli miracoli, di cui i pellegrini stessi lasciano testimonianza.
«I poveri accolti parlano di Gesù con quello che sono e lasciano il segno – spiega Scarpiello in merito alle riflessioni scritte dai pellegrini -. La gente si sente in famiglia. Vede la concretezza della Chiesa. Non solo la vede, ma la vive, fa esperienza. Questa è la Chiesa


Alcune delle riflessioni scritte dai pellegrini:
Il quaderno con le testimonianze dei pellegrini di passaggio alla casa famiglia di Fatima
Foto di Antonio Scarpiello

Accoglienza. Disponibilità. Autenticità. Calore. Ciò di cui avevo bisogno l’ho trovato qui.
Erica

Ringrazio tutti voi per la meravigliosa ospitalità, per l’amore che mi avete dimostrato. La presenza di Cristo è davvero sentita come centro di questa casa. È meraviglioso vedere il suo riflesso in voi.
Davide dalla Caledonia

Sono arrivato casualmente, ma come sempre niente è a caso. Sono rimasto tra il curioso incredulo e stupito.
Piervittorio

E ancora:
È stato unico vivere con voi questi momenti di vita quotidiana… Educati, lavoratori, simpatici e sempre pronti ad aiutare chiunque. Meravigliosa esperienza di vita e amore.
Manuel

Ho respirato semplicità, amore ma soprattutto condivisione. Ho trovato una famiglia. Vi porterò tutti con me a Santiago.
Barbara

«Ognuno di noi è in cammino nella vita»

Sono decine le persone in cammino che si fermano alla casa. Ma cosa cercano? «Tanta gente non lo sa – riflette Scarpiello–, ma forse non lo so neanche io cosa cerco. Io sono in cammino, come voi siete in cammino. Ognuno di noi è in cammino nella vita. La stessa Comunità Papa Giovanni è un popolo in cammino».
Lo stesso Antonio, 13 anni fa, ha intrapreso il Cammino di Compostela, alle spalle un vissuto movimentato. Poi, cinque anni fa è arrivato alla casa di Fatima, guidata allora da una coppia. Si è fermato per dare una mano e non è più andato via.  «Il vangelo dice che “Chiunque lascerà case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome riceverà cento volte tanto…” e questo è quello che io vivo. Qui abbiamo la grazia di vivere la condivisione e penso che Maria sia contenta.»

Una casa dunque vicina al Santuario di Fatima, che Scarpiello considera ormai la sua famiglia e che cerca di far sentire a chi si ferma, anche solo per una notte. Solidarietà e condivisione, senza bisogno di tante parole. In fondo tutti cerchiamo la felicità e qui «la felicità passa attraverso gli altri» dice.
Scarpiello si sente come uno strumento nelle mani di Dio, «forse indegno, ma in fondo tutti siamo indegni. Delle volte mi sento come il figlio a cui il papà ha affidato l'azienda di famiglia e poi alzo la testa al cielo e mi immagino Dio con le mani tra i capelli. Ma sono qui. Mi sta dando la possibilità di continuare a camminare, di crescere facendo la sua volontà.»

GMG 2023, l'inno: «C'è fretta nell'aria»

Per la GMG è prevista un’ondata di giovani anche alla casa di Fatima.
I primi di agosto faranno tappa dei pellegrini, un gruppo proveniente dalla diocesi di Crema accompagnato da un sacerdote che aveva conosciuto don Oreste Benzi e un gruppo scout, ai quali Scarpiello chiederà di realizzare un pezzettino di murales sul muro che divide la casa dall’orto solidale. «Sento che è questo che vuole il Signore: un murales a più mani e più umani». Poi arriverà il botto: un’ottantina di giovani provenienti da tre diocesi siciliane accompagnati da sacerdoti ed educatori.
Con l’arrivo di tutte queste persone alla casa, Scarpiello ha già mobilitato anche il comune della città mariana che ha riconosciuto il ruolo sociale di questa struttura d’accoglienza e che fornirà tavoli e sedie per tutti gli ottanta e passa ospiti, mentre i parrocchiani gli presteranno degli enormi pentoloni per cucinare i pasti.

Il clima si attende veramente rovente in tutti i sensi. La casa è già in fermento. Ha Pressa no Ar (C'è fretta nell'aria), canta l’inno della GMG 2023 che si ispira al motto scelto dal Papa, «Maria si alzò e andò in fretta», ponendo l'attenzione al  “sì” detto da Maria. Il Papa sprona i giovani ad esserci, a diventare protagonisti della storia. Facendosi portatori di Cristo come ha fatto Maria. 

E poi l'esortazione piena di speranza rivolta ai giovani dal Papa, il 15 agosto 2022, durante il lancio del tema della 37° Giornata Mondiale della Gioventù : «Sogno che alla GMG possiate sperimentare nuovamente la gioia dell’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle. Dopo lunghi periodi di lontananza e isolamento, a Lisbona – con l’aiuto di Dio – ritroveremo insieme la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, l’abbraccio della riconciliazione e della pace, l’abbraccio di una nuova fraternità missionaria!».
«Possa lo Spirito Santo accendere nei vostri cuori il desiderio di alzarvi e la gioia di camminare tutti insieme, in stile sinodale, abbandonando le false frontiere. Il tempo di alzarci è adesso! Alziamoci in fretta! E come Maria portiamo Gesù dentro di noi per comunicarlo a tutti!
In questo bellissimo periodo della vostra vita, andate avanti, non rimandate ciò che lo Spirito può compiere in voi! Di cuore benedico i vostri sogni e i vostri passi».

Alla casa di Fatima il presente è vita, il "Sì" della madre di Gesù si tocca. La vita è adesso!