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20 Giugno 2024

Femminicidi: prevenire i «cortocircuiti» nelle famiglie

In aumento il numero delle morti al femminile negli ultimi mesi
Femminicidi: prevenire i «cortocircuiti» nelle famiglie
Foto di Alexa da Pixabay
Già 28 femminicidi nel 2024. L'esperto della Cei avverte: «Nelle coppie bisogna prevenire i cortocircuiti aggressivi», e sostenere il «disorientamento del maschile»

In aumento il numero delle morti al femminile negli ultimi mesi. Dopo il tragico evento che nei giorni scorsi ha scosso la città di Modena - l'assassinio per mano del marito della mamma medico, Anna Sviridenko, specializzanda in Radiologia presso l'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena - i femminicidi raggiungono infatti quota 28. Più della metà delle uccisioni sono avvenute all'interno di coppie, per mano di mariti, compagni, fidanzati ed ex partner (17 donne su 28).
Le associazioni per la tutela di donne e minori e la Chiesa stessa si mobilitano. Nell'ultimo mese è nata a Treviso una nuova casa rifugio dedicata a Vanessa Ballan, uccisa da un suo ex lo scorso dicembre. La rete che la coordina è formata da Fondazione Maurocordato, Rotary club e Centro antiviolenza – Telefono Rosa. A Napoli è stato firmato invece un nuovo protocollo d'intesa a favore degli orfani di femminicidio tra Cooperativa Irene '95 e Fondazione Polis di don Tonino Palmese per tutelare chi resta senza madre.
Abbiamo interpellato Tonino Cantelmi, psichiatra e professore di Psicopatologia presso la Pontificia Università Gregoriana da anni impegnato con l'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, per capire cosa stia succedendo.

Andando oltre la consueta denuncia del patriarcato, può essere considerata "la crisi del padre" una delle cause alla base di questo aumento nel post-Covid?

«Siamo tutti sorpresi ed amaramente stupiti dal persistere di eventi caratterizzati da un "cortocircuito aggressivo" che nell'ambito di una coppia genera la morte violenta della donna. Come psichiatra assisto ad un incremento di interventi per arginare la violenza di stalkers, cioè c'è un incremento di un humus violento e crudele che precede i "cortocircuiti aggressivi". E in tanti ci prodighiamo per impedirli. Ma cosa significa "cortocircuito aggressivo"? Significa che le persone agiscono la violenza, senza la capacità di introdurre elementi riflessivi ed inibitori tra il loro dolore e l'agire. Ora la domanda che dobbiamo porci è questa: qual è la radice profonda, la spinta psicosociale e il contesto generale in cui un uomo, profondamente immaturo, non riesce più a gestire il suo dolore per una separazione che non comprende, se non agendolo con modalità aggressive e perfino omicide? Alcuni sostengono che la spinta psicosociale venga da una sorta di patriarcato residuale. Io ritengo invece che la radice profonda, oltre l'immaturità personale, sia nella grande crisi del maschile, che genera un clamoroso e a volte deleterio smarrimento negli abitanti della postmodernità tecnoliquida»

Come è possibile dunque prevenire atti di violenza nel mondo degli adulti?

«Possiamo intervenire solo attraverso una profonda riflessione, non ideologica, sulla "crisi del maschile". È evidente che il crollo del "ruolo" maschile, così come era inteso in passato, non ha generato modelli maschili funzionali, ma disorientamento e polverizzazione del maschile. Inoltre è necessario sostenere ed incrementare interventi di sostegno alla genitorialità: genitori adultescenti generano figli narcisisti e incapaci di gestire il limite. Infine la scuola, luogo di coesistenza e di incontro fra generi diversi, va riprogettata. Insomma la risposta non può che essere complessa».

In questa risposta però anche i figli hanno un ruolo sempre più centrale poichè diventano vittime di violenza assistita. Il rischio è quello che la violenza assistita possa causare a sua volta futuri agìti di violenza nelle loro vite?

«Le famiglie sono a volte luogo di conflittualità esasperata, ma anche luogo di amore incondizionato. Come afferma Papa Francesco in Amoris Laetitia, se le persone avessero fatto un'esperienza di amore incondizionato, allora potrebbero percorrere sentieri di maturazione che renderebbero meno frequenti, meno gravi e meno dolorosi i conflitti relazionali. Per questo sostengo che favorire aiuti e percorsi di sostegno alla genitorialità ferita sia il miglior modo per aiutare i nostri figli».