Sono in corso le riprese. Il film verrà proposto alle sale cinematografiche italiane. Fra il materiale d'archivio anche la celebre discussione con Bruno Vespa, che ora porta il suo ricordo. Un film che vuole anche rispettare l'ambiente.
Il “Pazzo di Dio” è un film documentario scritto e diretto da Kristian Gianfreda (Solo cose belle, 2019) sulla vita di don Oreste Benzi.
Una storia ricostruita grazie al ricordo di chi lo ha conosciuto, all’uso di immagini d’archivio della Comunità Papa Giovanni XXIII e delle Teche Rai.
Don Oreste poteva sembrare un sempliciotto: prete di campagna dai poveri natali, parroco di una zona periferica di Rimini, andava e veniva con una tonaca sgualcita, il colletto sempre fuori posto e i capelli arruffati. Non si fermava mai, come ripeteva sempre: «I poveri non possono aspettare».
Mi auguro che lo facciano Santo al più presto
Bruno Vespa
Ed è per quei poveri che don Oreste si è battuto tutta la vita, manifestando nelle piazze, incontrando i potenti del mondo, denunciando in televisione, per radio, con ogni mezzo, le ingiustizie che incontrava. Sempliciotto non lo era per niente: aveva una tempra straordinaria, un carattere deciso e un coraggio sorprendente. Tanto che ha lasciato un segno inconfondibile nella storia e per questo ci interessa parlare di lui.
Il film vuole raccontare chi era e come ha cambiato il modo di vedere le cose. Una rivoluzione politica, sociale e culturale, quella di don Oreste, che il documentario ripercorre nel tempo, soffermandosi in particolare sulla fine degli anni ‘90, quando don Oreste porta a galla il fenomeno della prostituzione schiavizzata.
Tra le tante trasmissioni televisive selezionate in fase di montaggio risaltano quelle immagini di don Benzi filmate nel 2002 negli studi di “Porta a Porta”, quando il sacerdote gridò: «Liberate le schiave della prostituzione!». In studio tutti gli danno contro, scuotono la testa, ma don Oreste non demorde: “Nessuna donna nasce prostituta!”. Dopo vent’anni, a Roma, nella redazione di quello stesso programma, il film incontra il Direttore Bruno Vespa che rilascia una breve intervista. «Non ero per niente d’accordo con don Oreste. Lui voleva abolire la prostituzione, io volevo regolamentarla. Abbiamo discusso, ci siamo scontrati, ma oggi mi auguro che lo facciano Santo al più presto»!
Oltre a Bruno Vespa vengono intervistati i collaboratori più stretti di don Oreste, ripercorrendo con loro le strade della prostituzione e rubando qualche loro immagine qua e là. Raccontano aneddoti, episodi particolari, ma soprattutto raccontano la sua umanità, quanto era stanco, di cosa aveva paura, cosa lo faceva soffrire. In particolari gli amici di vecchia data, che erano accanto a lui agli inizi del suo percorso. Fra le interviste quella di Stefano Zamagni all’università di Bologna: «Perché don Oreste aveva chiaro che non poteva fare da solo, allora ti dava fiducia e così facendo tirava fuori il meglio di te. E infatti è stato un vero Educatore, con la E maiuscola».
Ma non è un documentario solo su quello che è stato: basta seguire lo sguardo di don Oreste, proiettato sempre al futuro, per arrivare in Irlanda e intervistare Matteo e Giada, una giovane coppia con una storia straordinaria. Poi il racconto si sposta a Chieti, da Luca, che gestisce una casa di accoglienza con 60 persone dalle vite più disparate e arrivare a casa di Christopher e Anna che hanno scelto di vivere con i loro bambini in mezzo ai profughi.
La troupe cinematografica composta da sei professionisti del territorio si muove leggera, da Rimini a Roma; visita Chieti, Fabriano, Verona, Bologna, Waterford. Le riprese iniziate i primi di Giugno termineranno a Settembre, dopo di che partirà la post-produzione.
E dove si potrà vedere? Verrà proposto da festival, eventi speciali, rassegne, concorsi per poi uscire nelle sale italiane.
Una nota di colore sarà l’ottenimento sperato della Certificazione Green Doc: per questo progetto sono stati individuati dalla produzione alcuni accorgimenti per ridurre il più possibile l’impatto ambientale: ottimizzare i trasporti, differenziare la raccolta dei rifiuti, usufruire degli esercizi ristorativi anziché del catering, utilizzare batterie ricaricabili, soggiornare il più possibile accanto alle location, evitare acquisto di bottiglie di plastica in cambio di borracce personali.