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31 Agosto 2023
Ultima modifica: 31 Agosto 2023 ore 19:37

Francesco vola in Mongolia. Cristiani in aumento del 1200 per cento

Partito da Fiumicino alle 18,30, arriverà il 1° settembre. Ecco chi troverà ad accoglierlo.
Francesco vola in Mongolia. Cristiani in aumento del 1200 per cento
La Mongolia rappresenta per la Chiesa Cattolica un caso interessante. Spazzata via dal regime comunista, dal 2002 ha iniziato a risorgere e ora il cristianesimo, pur minoritario, è in pieno sviluppo. Grazie anche all'azione del cardinale più giovane del mondo.
Per capire la logica di papa Francesco, questo viaggio in Mongolia di tre giorni (il programma degli appuntamenti va dal 2 al 4 settembre 2023) cade a puntino. Si è più volte detto della sua preferenza per le periferie geografiche, sociali ed esistenziali. E la Mongolia, la terra delle grandi steppe su cui regnò Gengis Khan, certamente è alla fine del mondo più della sua Argentina, e pertanto corrisponde all’identikit di realtà periferica.
Francesco dedica tre giorni ad una comunità cristiana che conta nemmeno 1.500 battezzati (1.354 nel 2020) su una popolazione di tre milioni e mezzo, e a questo esiguo resto d’Israele ha anche regalato il cardinale più giovane del sacro collegio, il vescovo Giorgio Marengo, nominato nel Concistoro del 2022 alla “tenera” età di 48 anni.

Cristiani in Mongolia: in venti anni cresciuti del 1272%

Marengo è dal 2020 Prefetto apostolico della Mongolia, che è il titolo che si dà a un vescovo quando una comunità cristiana è talmente giovane che non è il caso di erigerla in diocesi.
Il cristianesimo in Mongolia in realtà è antico, pare che i primi cristiani ci fossero già nel IV secolo, ma poi non hanno avuto vita facile, fino ad arrivare al regime comunista del Novecento che ha spazzato via ogni barlume di presenza cristiana. Terminato il regime nel 1992 sono venuti allo scoperto i pochi cristiani rimasti. Quando nel 2002 Giovanni Paolo II ha eretto la Prefettura la Chiesa mongola contava 114 fedeli, fra cui 2 sacerdoti, 7 religiosi e 17 suore. In vent’anni i fedeli sono cresciuti del 1272 per cento. È una Chiesa nascente con una notevole spinta missionaria: ora i sacerdoti sono 23, di cui uno nativo mongolo, 29 i religiosi e 36 le religiose, 9 le parrocchie in un territorio sterminato grande cinque volte l’Italia.
Allo sviluppo di questa piccola Chiesa ha certamente contribuito il cardinale Giorgio Marengo. È arrivato come Missionario della Consolata nel 2003 quando esisteva una sola parrocchia. A leggere le interviste che ha rilasciato in occasione del viaggio papale si capisce che ha una forte personalità missionaria e una sensibilità ecclesiale molto affine a quella di Francesco.

La statua della Madonna recuperata in una discarica

L’icona di questa piccola Chiesa è certamente la statua della Madonna Madre del Cielo ora venerata nella cattedrale di Ulaanbataar.
La statua è stata trovata in una discarica al Nord del Paese da una povera donna non cristiana, la quale ha pensato di metterla nella parte più bella della sua casa con tutti gli onori. Il ritrovamento sarebbe avvenuto nel 2001, prima che cominciasse l’arrivo dei missionari. A scoprire la statua nella casa della donna è stata una suora salesiana. Quando la notizia è arrivata a Marengo, il cardinale ha chiesto che fosse posta nella cattedrale. «Se quello che ha detto la signora è vero – ha commentato su Avvenire un padre salesiano -  lei ha trovato questa statua prima che noi preti e suore arrivassimo in questa parte del Paese. Quindi questa Madonna ha preparato il terreno per noi. E il fatto che noi siamo qui è una grazia sua».
Fatto è che il cardinale Marengo ha voluto che in preparazione del viaggio del papa questa statua della Madonna visitasse tutte le comunità cattoliche e si recitasse il Rosario per implorare la benedizione divina sul viaggio. Come ha titolato l’Osservatore Romano la si potrebbe chiamare Nostra Signora degli scartati.

Cosa rappresenta per i cattolici mongoli la visita del Papa?

«Credo - ha detto Marengo a Vatican News - che aiuterà soprattutto i fedeli cattolici mongoli a sentirsi veramente nel cuore della Chiesa. A noi, che viviamo geograficamente in una zona del mondo molto periferica, la presenza del Papa ci farà sentire non lontani ma vicini, al centro della Chiesa. E poi sarà importante per il rafforzamento dei rapporti tra la Santa Sede e lo Stato mongolo, che già sono buoni».
E sulle sfide che attendono questa piccola comunità cristiana ha detto: «La prima, quella più importante, è vivere secondo il Vangelo. La grande sfida per ogni comunità è quella di essere discepoli e missionari. E questa coerenza di vita si traduce nella necessità di un radicamento sempre maggiore nella società mongola, con la speranza di una più forte coesione della Chiesa particolare intorno ad un progetto comune. Un’altra sfida è quella dell’inculturazione, che ha bisogno di tempi lunghi perché accompagna la maturazione della fede in un determinato contesto culturale. Infine, c’è la sfida della formazione dei catechisti locali, degli operatori pastorali e, ovviamente, del clero locale ed internazionale».

Il programma della visita di papa Francesco in Mongolia

Il papa è partito nel tardo pomeriggio di oggi, giovedì 31 agosto e arriverà in Mongolia alle ore 10 locali del 1° settembre.
Francesco sarà accolto dal Ministro degli Esteri e da una giovane donna che gli offrirà una coppa di yogurt secco, dono tipico del Paese.
Il programma degli appuntamenti ufficiali comincia sabato 2 settembre con le visite di cortesia al presidente della Repubblica e al Primo Ministro, cui seguirà l’incontro con le autorità, con la società civile e il corpo diplomatico.
Nel pomeriggio, nella cattedrale, che ricorda una Ger, la tipica tenda/casa dei nomadi, ci sarà invece l’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i missionari, i consacrati, le consacrate, e gli operatori pastorali.
Ad accogliere Francesco nella cattedrale saranno due donne: quella che ritrovò la statua ed un’altra che offrirà una brocca di latte avvolta in una sciarpa azzurra, altro dono tipico.
Domenica 2 settembre ci sarà un incontro interreligioso con tutte le confessioni presenti in Mongolia (la religione prevalente è il buddismo tibetano) e al pomeriggio la celebrazione della  Santa Messa all’interno della “Steppe Arena”. È prevista la partecipazione di fedeli provenienti anche da Russia, Cina, Thailandia, Kazakhstan, Kirghizistan, Azerbaigian, Vietnam.
La conclusione lunedì 4 settembre con l’incontro con gli operatori della carità e l’inaugurazione della Casa della Misericordia, una struttura per dare rifugio a poveri, senza dimora, migranti e vittime di violenza domestica.