«Il fine di un adulto – scrive Alberto Pellai nel suo recente saggio “Allenare alla vita. I dieci principi per ridiventare genitori autorevoli” – non è garantire la felicità di un figlio. Quella cosa lì, ovvero la felicità, un figlio deve andarsela a cercare da sé. Non può ottenere la chiave di accesso alla propria felicità dal genitore che lo ha messo al mondo. E quindi, il ruolo di un adulto nella vita del figlio dovrebbe essere un altro. Già, ma quale? Il suo compito fondamentale dovrebbe essere quello di permettere a un figlio di diventare a sua volta un adulto. Un adulto competente».
Abbiamo raggiunto Pellai al telefono mentre stava arrivando nel Veronese a presentare il suo libro.
«Nel momento in cui il genitore vuole avere in figlio felice e sorridente deve mettergli a disposizione tutto. E lì si perdono i ruoli e i genitori diventano “obbedienti”.
L’adulto è invece come un allenatore e l’allenatore non ha la preoccupazione di rendere felice ma competente, sa che dovrà fargli fare fatica. L’importante è che si capisca che non lo fa perché è sadico, ma perché sa intuire il potenziale
La fatica e la fragilità dell’adulto è che ha preferito essere più amabile che genitore. Molti falsi miti hanno reso fragile l’autorevolezza genitoriale nel senso che accogliere ogni istanza è divenuto imperativo categorico. L’adulto, il genitore, ha la responsabilità di chiedere anche quello che il figlio non vorrebbe fare.
Era quello che facevano le generazioni passate, che non avevano in mente la felicità ma di far crescere.»
«Il genitore deve avere prima di tutto una sicurezza interna rispetto al fatto che per diventare grandi gli adulti possano dire i si e i no; i si facili, i no difficili. Quando un genitore si sente attaccato crede a quello che dicono i figli, ma i figli in quel momento lo dicono perché sono arrabbiati, e questo è comprensibile. Sarebbe bello che mio figlio quando gli do un limite mi facesse un applauso, che mi dicesse che sono un papà spettacolare, ma non può essere così.
Il genitore si deve spaventare un po’ meno perché l’opposizione del figlio è un indicatore che sta facendo la cosa giusta.
Io ai genitori do un suggerimento: se figli ti dicono che sei il genitore peggiore del mondo, vai a riguardare che cosa è accaduto nell’ultimo mese e vedi quante cose belle e quanti momenti felici hai condiviso con tuo figlio. Nella vita non si può fare solo quello che piace.»
«Il ritiro in genere coincide con un’iperattivazione della vita online, e per questo bisogna fare un lavoro di prevenzione. Quando un adolescente si ritira diventa sempre più difficile stanarlo perché è immerso in un’esperienza che ha aspetti di dipendenza. Importante che l’adulto rimanga al comando per quanto riguarda l’utilizzo dei device elettronici.»