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20 Novembre 2024
Ultima modifica: 20 Novembre 2024 ore 10:05

Giornata dell'infanzia e dell'adolescenza. Quei piccoli migranti senza genitori

Sono oltre 23 mila i bambini e adolescenti arrivati l'anno scorso in Italia senza genitori. A Reggio Calabria una casa offre loro ospitalità e una opportunità per il futuro.
Giornata dell'infanzia e dell'adolescenza. Quei piccoli migranti senza genitori
Foto di Emanuele Zamboni
Dieci anni fa, il 14 dicembre, nasceva a Reggio Calabria la Casa dell'Annunziata, per accogliere minori arrivati, senza genitori, sulle coste italiane. Bambini e ragazzi con storie incredibili, accolti come figli. Un libro e un convegno racconteranno l'esperienza, che potrebbe diventare un modello da seguire.
Il 20 novembre si celebra la Giornata mondiale per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, indetta dall’ONU. Tra i bambini e gli adolescenti oggi meno tutelati ci sono i piccoli migranti senza genitori.
Vengono identificati con una sigla: M.S.N.A., Minori Stranieri Non Accompagnati. Sono tantissimi: 23.266 quelli censiti nell’ultimo Rapporto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione. Numeri che incutono timore, ma in realtà sono loro ad aver bisogno di aiuto e protezione, proprio come i “nostri” bambini.

E saranno le loro storie a guidare il convegno che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato a Reggio Calabria il 14 dicembre 2024, dal titolo “Minori non accompagnati. Storie, sogni, speranze”. La data scelta ha un significato: il 14 dicembre di 10 anni fa è nata la “Casa dell’Annunziata” (RC), una realtà unica nel suo genere, dedicata proprio a questi ragazzi. Quasi 200 minori sono passati tra le mura dell’Annunziata, dopo essere stati nelle mani dei trafficanti ed essere sbarcati sulla costa italiana, soli. Per capire cosa accade ai piccoli migranti, siamo andati a incontrare Giovanni Fortugno, responsabile della struttura, e i ragazzi accolti. 

La Casa dell’Annunziata si sviluppa in più piani, ma si capisce subito che la zona preferita dei ragazzi è il cortile dove possono giocare a palla. Prima però devono finire i compiti di scuola: i bambini si aiutano attorno al tavolo, chiedono consigli per gli esercizi di italiano. Una bambina di 11 anni ricoperta di gravi ustioni ci racconta che è appassionata di fotografia e ci mostra gli scatti fatti in Italia. In alcuni ragazzi però, si vede diffidenza nello sguardo e sofferenza. Cosa hanno passato prima di arrivare qui? 

Giovanni Fortugno
Giovanni Fortugno ci accoglie nella stanza adibita ad  ufficio e inizia a raccontare di questa realtà: la Casa dell’Annunziata è partita da zero, crescendo negli anni grazie all’impegno e al coinvolgimento di tanti. Oggi l’equipe è numerosa e comprende 3 educatori, un assistente sociale, un mediatore culturale ed una psicologa, che accompagnano i ragazzi nella crescita con un obiettivo comune: permettere ai minori non accompagnati di realizzare i loro sogni, come si vorrebbe per i propri figli.
 

Giovanni, come sei arrivato nella realtà di accoglienza per minori non accompagnati dell’Annunziata?

«Ero direttore commerciale di una multinazionale e ho scelto di lasciare tutto per entrare nella Comunità Papa Giovanni XXIII. La mia idea era di avviare una casa famiglia – e tutt’ora vivo questa scelta insieme a mia moglie – ma non avevo mai pensato di dovermi occupare di immigrazione. Invece nel 2011 la Comunità assegnò a me e a Beppe Piacenza, che ha una casa famiglia in Veneto, di avviare il Servizio Immigrazione. Mentre tutti gli altri servizi della Comunità avevano una storia, qui c’era da creare tutto, e senza poter contare sul supporto di Don Oreste, che nel frattempo aveva lasciato questa terra. Semplicemente rifacendosi all'eredità del suo dono.»

Di questa eredità, cosa vedi realizzarsi nella realtà dell’Annunziata?

«Il messaggio che portiamo in questa realtà è che non si deve agire o donare per carità, ma per giustizia. L’idea iniziale del progetto era lasciarci guidare da un concetto chiave per la nostra Comunità:: la condivisione. Così, prima di aprire la casa dell’Annunziata, io e Beppe siamo stati in Grecia per aiutare nell’accoglienza dei migranti e abbiamo lanciato l'idea di un campo estivo di condivisione con loro. Mentre ero in volo ho pensato a Don Oreste, e gli ho confidato: “Pensa, adesso noi, cattolici, stiamo andando in Grecia, terra ortodossa, a incontrare i musulmani… io credo che questo sia il tuo sogno. Un sogno legato al concetto di vicinanza e di convivenza religiosa, così come è oggi la casa dell’Annunziata.»

I ragazzi hanno chiaro l'obiettivo che vogliono raggiungere, noi dobbiamo solo stargli accanto e accompagnarli, come faresti con i tuoi figli.

I ragazzi vivono qui fino a quando sono maggiorenni, ma poi cosa succede?

«Un esempio di ciò che succede sono le storie di Ahmed e di Musa . Loro, divenuti maggiorenni dopo un percorso fatto con noi, non erano ancora in grado di “camminare da soli”, così abbiamo preso un appartamento dove sono andati a vivere insieme e li abbiamo aiutati a pagare l'affitto per i primi tre mesi. Poi, hanno trovato un lavoro e sono diventati autosufficienti.

Casa dell'Annunziata di Reggio Calabria. Tra le varie attività c'è anche il supporto scolastico
Foto di Archivio

Sono riusciti a portare avanti  lavoro e scuola insieme: spesso lavoravano come lavapiatti o camerieri nei ristoranti, finivano la notte tarda e poi la mattina andavano a scuola. I ragazzi hanno chiaro l'obiettivo che vogliono raggiungere, noi dobbiamo solo stargli accanto e accompagnarli, come faresti con i tuoi figli. Abbiamo scelto di aiutarli fuori dalla struttura perché ai ragazzi, crescendo, iniziano a stare strette le regole della casa. I risultati di questo sistema oggi ci sono e sono positivi, anche se non mancano i fallimenti.»

Cosa intendi per fallimenti? Cosa può succedere?

«Può succede che scappino e che finiscano in mezzo alla strada. ed è un problema grave perché  il sistema della tratta è articolato e sempre in agguato: i trafficanti non lasciano mai un minore. Per evitare tali contatti e per proteggerli, abbiamo installato 16 telecamere e gestiamo i loro contatti telefonici attraverso un mediatore culturale ed un cellulare diverso da quello che avevano quando sono arrivati. Questo ci permette di mantenere i contatti con le famiglie e allo stesso tempo di tutelarli. L’aspetto educativo non può fare a meno delle famiglie, ma se ci rendiamo conto che queste non sono positive, magari reindirizzando i ragazzi ai trafficanti, allora gestiamo diversamente le cose.»

Il modello dell’Annunziata include anche programmi di ricongiungimento tra i ragazzi e le famiglie. Ci riuscite spesso?

«Abbiamo avuto un riconoscimento ufficiale dalla questura per il lavoro che svolgiamo, un risultato che si è costruito in questi anni e che continuiamo a costruire. Fino ad ora, abbiamo fatto 7 ricongiungimenti su 190 minori che abbiamo accolto. Poi ci sono i casi particolari, che racconteremo nel nel libro Figli venuti dal mare (Sempre Editore, in uscita a dicembre 2024 - ndr), tra cui storie di bambini molto piccoli. Adesso stiamo lavorando su due possibili ricongiungimenti: in un caso ritengo che riusciremo a portarlo a buon fine, nell’altro abbiamo rallentato il processo perché la madre ha avuto dei comportamenti sospetti. Comunque, una delle prime opzioni che valutiamo è il ricongiungimento: chiediamo se ci sono parenti o no, poi facciamo il quadro della situazione e capiamo se è un bene per il minore, perché la priorità è il suo bene.» 

Grazie alla Papa Giovanni XXIII e ai tanti che vi supportano si è creata questa realtà di accoglienza, ma a livello statale cosa si potrebbe fare? 

«La situazione dell'immigrazione è molto complessa e va affrontata in modo complementare, perché i minori di oggi saranno gli adulti di domani. Negli ultimi anni è cambiata la gestione del fenomeno, purtroppo legata al mutare del pensiero politico prevalente. Spesso i ragazzi vengono accolti in centri di accoglienza straordinaria (CAS) dove ci sono pochi operatori e manca la possibilità e volontà di fare un percorso costruttivo. Spesso nei CAS vengono fatti tagli per ragioni economiche e questo cade sulle spalle dei ragazzi. Qui noi vorremmo offrire un piccolo esempio che sarebbe bello se altri seguissero: anche noi abbiamo passato momenti difficili con i ragazzi, però abbiamo creduto nell’importanza del progetto e siamo arrivati fino ad oggi. Non so quanto tempo andremo avanti, ma l'immigrazione non finirà mai e questo è un dato di fatto: se le persone non lo capiscono, la situazione è destinata a degenerare. Penso che la Comunità, iniziando il servizio che facciamo qui, abbia fatto un passo avanti. L’Annunziata è stata un’intuizione ed ora è un modello da proporre – come lo fu la casa famiglia avviata per la prima volta nel 1973. Ecco perché diventa importante parlarne attraverso il libro e durante il convegno che terremo a Reggio Calabria il 14 dicembre.»

la mia aspettativa è semplice: riuscire a dimostrare che si può fare accoglienza in modo vantaggioso per tutti

Quali sono le tue aspettative rispetto al convegno?

«Ci aspettiamo che questa esperienza possa arrivare agli operatori politici italiani, per poi essere proposta in Europa come un modello di accoglienza. Già in passato l’Agenzia dell’Unione Europea per l’Asilo (EUAA) si è interessata ai nostri protocolli perché avevano l'idea di adottare l'Annunziata come modello, quindi è davvero possibile raggiungere il traguardo europeo. Se dimostriamo che il progetto è sostenibile economicamente, socialmente e crea delle opportunità, perché non volerlo cogliere? Ci sono dei report che mostrano le opportunità anche economiche che si possono ottenere dall’immigrazione e da un’accoglienza strutturata: mostrano anche quanti benefici avrebbe potuto avere l’Italia, ma non è riuscita a coglierli. Quindi la mia aspettativa è semplice: riuscire a dimostrare che si può fare accoglienza in modo vantaggioso per tutti.»

Invece  tramite il libro “Figli venuti dal mare”, che stai scrivendo assieme al giornalista Luca Luccitelli, cosa volete comunicare? 

Copertina libro Figli venuti dal mare
«Io voglio parlare alle persone comuni, a tutti gli italiani che spesso conoscono la parola “immigrazione” come sinonimo di terrore. A loro voglio raccontare che dietro questa parola ci sono bambini, ragazzi che hanno sogni e storie come tutti i bambini. Vorrei comunicare anzitutto proprio attraverso le loro storie, attraverso quello che ho ascoltato e vissuto con loro, attraverso anche le torture che hanno dovuto sopportare: mi ricordo di un ragazzo che è stato chiuso due anni dentro un capannone in Libia perché non aveva soldi per pagare i trafficanti, usciva da lì solo per andare a lavorare dalla mattina alla sera. Era solo un bambino, ma era uno schiavo ed è stato anche torturato con cavi elettrici.»

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Il titolo del libro è significativo, parla di bambini, di figli che arrivano dal mare. Di genitori che ti  dicono «prendi mio figlio come se fosse tuo», lo trovo molto commovente.

«Esatto, molti genitori me lo dicono; mi affidano i loro figli e mi chiedono di trattarli come se fossero i miei. Ma non è solo questo. Mentre tornavo a casa dopo essere stato tutto il giorno ad aiutare uno sbarco a Reggio Calabria, mi portavo dietro l’odore inconfondibile di escrementi e di cadavere. Non riuscivo a non pensare a quei volti, a quelle persone, e mi sono detto: “se in Siria è successo tutto questo in un battibaleno, allora potrebbe succedere ovunque, anche qui da noi”. Se fosse così, io, da papà, cosa spererei per i miei figli? Vorrei che ci fosse qualcuno che potesse dargli una risposta umana nel momento in cui arrivano in una terra straniera. Il nostro coordinamento sbarchi vuole accogliere con umanità le persone che arrivano a Reggio Calabria, che sono state finora 80 mila. Io vorrei che in tutta questa sofferenza riuscisse finalmente ad emergere l’umanità delle persone.»
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SAVE THE DATE CONVEGNO 14 DICEMBRE 2024 - REGGIO CALABRIA 

Il 13 e14 dicembre a Reggio Calabria si terrà il Convegno “Minori non accompagnati. Storie, sogni, speranze”.

«Sarà l'occasione - spiega la Comunità Papa Giovanni XXIII in un comunicato - per raccontare le storie di questi ragazzi e approfondire il modello di intervento dell'Annunziata che, unendo un clima familiare ad una struttura professionalizzata, ha dimostrato di essere una risposta efficace al bisogno di protezione, accoglienza, integrazione ed promozione della vita indipendente dei minori migranti».

A questi momenti seguirà un dibattito sull'analisi del fenomeno dei minori non accompagnati e le possibili soluzioni a livello politico, a cui parteciperanno un rappresentante del Governo italiano, l'europarlamentare Pasquale Tridico, procuratore della Repubblica del Tribunale dei minori di Reggio Calabria Roberto di Palma, Oliviero Forti di Caritas Italiana, Nilde Robotti dell’Agenzia dell'Unione Europea per l'asilo, Paolo Lambruschi giornalista di Avvenire.
L'incontro sarà moderato da Alessandra Ziniti, giornalista de La Repubblica.
Al convegno è prevista la partecipazione delle scuole reggine ed il coinvolgimento degli studenti nel dibattito.