«Stiamo valutando di fare corso di sensibilizzazione e formazione sulla lingua dei segni, da promuovere all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII dove da anni portiamo avanti diversi progetti. Abbiamo anche materiale accessibile per i bambini sordi, racconti in lingua dei segni con diversi contenuti ludici, culturali, elaborati in formato digitale.
Inoltre questa settimana il 23 settembre, nella biblioteca di Santiago del Cile faremo la prima presentazione del lavoro chiamato “Pachamama- Prendiamoci cura di madre terra”, una storia molto bella per i bambini dai 3 ai 7 anni completamente raccontata in lingua dei segni cilena, e adesso cominciamo a “tradurla” in lingua dei segni italiana.
Già abbiamo creato diversi prodotti, questo è l’ultimo, legato ad un tema oggi molto sensibile che è quello dell’ambiente. Pacha Mama è infatti un termine in lingua quechua che significa Madre Terra. Indica il vitale rapporto esistente tra l’uomo e terra e la ricchezza e vita che la terra gli dona se rispettata e curata correttamente. Il lavoro multimediale che abbiamo realizzato è ispirato alla cultura Mapuche, una popolazione del Cile meridionale.»
«C’è un grande traguardo che siamo riusciti a raggiungere come comunità sorda e figli udenti di genitori sordi, come sono io, e cioè il riconoscimento della lingua dei segni. Ciò viene a segnare una grande differenza rispetto agli ultimi venti o trent’anni nella gran parte dei Paesi del mondo. Siamo riusciti ad ottenere il riconoscimento a livello giuridico della lingua dei segni. Qui in Italia è avvenuto nel 2022. E questo comporta una nuova apertura culturale, una maggiore accessibilità da parte delle persone sorde. Il fatto che ci sia una legge, che una legge possa tradursi in decreti attuativi e che la lingua dei segni possa essere promossa, insegnata e diffusa, che nei canali TV ci siano i sottotitoli, sono tutti importanti traguardi raggiunti».
«Occorre un cambiamento culturale che però è un fatto graduale, che richiede tempo. Secondo me è molto importante che la lingua dei segni venga conosciuta anche a scuola, anche dai bambini più piccoli, che si continui a parlare di inclusione. Adesso che c’è una nuova legge, siamo maggiormente aiutati a diffondere la lingua dei segni, a promuovere una maggiore inclusione a tutti i livelli. Insomma c’è la possibilità di eliminare gli ultimi spazi in cui ancora non si conoscono le problematiche che vivono le persone sorde».