Un'ampia coalizione di organizzazioni ecclesiali ha promosso la Campagna "Cambiare la rotta. Trasformare il debito in speranza", presentata nell'ambito del seminario di approfondimento del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace "Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace".
C'è un filo rosso particolarmente significativo che lega il Giubileo del 2000 e quello del 2025: il tema del debito estero dei Paesi impoveriti. San Giovanni Paolo II lo introduceva così nella lettera apostolica Tertio Millennio adveniente in preparazione del Giubileo del 2000:«Nello spirito del Libro del Levitico (25, 8-28), i cristiani dovranno farsi voce di tutti i poveri del mondo, proponendo il Giubileo come un tempo opportuno per pensare, tra l'altro, ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni».
Un appello che aprì la strada ad una straordinaria mobilitazione internazionale per affrontare e contenere la grande ingiustizia del debito estero, iniquo e fatale ostacolo ai processi di sviluppo ed emancipazione dei Paesi più fragili.
Quella mobilitazione produsse risultati importanti e su vasta scala nei primi anni duemila, con il lancio di iniziative globali di lotta alla povertà e l'adozione di politiche internazionali e strumenti legislativi nazionali (come avvenne in Italia con la legge 209/2000) che portarono alla cancellazione di quote importanti del debito estero contratto da oltre 40 Paesi a basso reddito, anche tramite la conversione in programmi di sviluppo e cooperazione.
25 anni dopo, i risultati raggiunti grazie alla grande mobilitazione suscitata dal Giubileo del 2000 sembrano purtroppo ormai lontani, travolti dall'impatto di una serie di crisi globali e dai meccanismi di un sistema economico in cui continua a prevalere la ricerca del profitto a tutti i costi. E, in assenza di un sistema globale di regole in materia in grado di garantire equità e solidarietà, il debito estero sta di nuovo raggiungendo livelli insostenibili, minacciando pesantemente il futuro e il presente di interi Paesi, soprattutto nel continente africano (dove più di metà della popolazione vive in Paesi costretti a spendere più risorse pubbliche per gli interessi sul debito che per sanità o istruzione).
L'appello di papa Francesco per il Giubileo del 2025
In questo contesto, il Giubileo torna ad essere il momento propizio per «farsi voce di tutti i poveri del mondo» e restituire una prospettiva di giustizia al destino dei Paesi schiacciati dal fardello del debito. E l'eco delle parole di San Giovanni Paolo II risuona anche nel Messaggio di Papa Francesco per la 58° Giornata mondiale della pace: Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace, con l'esortazione a compiere un cammino di speranza e liberazione e a intraprendere cambiamenti culturali e strutturali «per affrontare l’attuale condizione di ingiustizia e diseguaglianza», nella consapevolezza che «i beni della terra sono destinati non solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti».
Il papa, denunciando con forza quanto il debito estero sia diventato «uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri», lancia un appello alla solidarietà e alla giustizia, con l'invito alla comunità internazionale «a far di tutto per condonare i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono» e a riconoscere anche «l’esistenza di un debito ecologico tra il Nord e il Sud del mondo».
Inoltre, perché il condono del debito non sia soltanto «un atto isolato di beneficienza», papa Francesco suggerisce di affrontare la crisi del debito alla radice, proponendo «lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli», e rilanciando la proposta di costituire, con le risorse che deriverebbero da un taglio permanente delle spese per armamenti, «un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico».
Trasformare il debito in speranza
In risposta all'appello giubilare, un'ampia coalizione di organizzazioni ecclesiali ha promosso la Campagna Cambiare la rotta. Trasformare il debito in speranza, in continuità con le precedenti Cibo per tutti e Chiudiamo la forbice.
Tra i promotori c'è anche la Comunità Papa Giovanni XXIII, da molti anni impegnata su queste tematiche presso le Nazioni Unite. La Campagna si svilupperà a partire dall'anno giubilare con azioni di educazione e sensibilizzazione, formazione e approfondimento, impegno operativo e advocacy, con lo scopo di contribuire a quel cambiamento di paradigma più volte evocato da papa Francesco, focalizzandosi in particolare sul tema del debito nelle sue varie declinazioni e connessioni.
Al centro dell'impegno comune, c'è la convinzione che gli effetti di una globalizzazione mal gestita, di stili di vita e modelli di produzione e consumo insostenibili e di un sistema finanziario iniquo non debbano ricadere sui più poveri. La crisi del debito (sia economico che ecologico) è l'epicentro delle ingiustizie e delle logiche di sfruttamento globali, e può essere superata solo con coraggiosi interventi strutturali e una profonda trasformazione dell'economia e delle regole globali basata sui diritti umani e la sostenibilità.
Le quattro proposte della Campagna Cambiare rotta
Le dinamiche e gli attori che hanno alimentato la nuova crisi del debito sono molto diversi da quelli del 2000, con l'impatto incrociato di inedite e devastanti crisi finanziarie, pandemiche e climatiche e dell'azione, spesso predatoria, di nuove categorie di creditori.
In questo scenario, le principali proposte di advocacy che la Campagna intende veicolare per affrontare la situazione attuale e prevenire crisi future sono:
la cancellazione o ristrutturazione dei debiti ingiusti e insostenibili;
la creazione di un meccanismo di gestione delle crisi di sovraindebitamento, presso le Nazioni Unite, che garantisca trasparenza e responsabilità condivisa;
una revisione strutturale del sistema finanziario globale in grado di contenere e prevenire nuove crisi;
l'adozione di strumenti di finanza climatica che rendano sostenibili le politiche di mitigazione e adattamento dei Paesi più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici.
La Campagna si collega all'iniziativa globale Turn debt into hope, promossa da Caritas Internationalis con l'avvio del Giubileo, e si affianca alle iniziative della società civile internazionale per la riforma del sistema finanziario internazionale, anche in vista dei prossimi appuntamenti internazionali del 2025 cruciali per questi temi, tra cui la 4° Conferenza ONU sul finanziamento per lo sviluppo e la COP30.
L'evento di presentazione della Campagna Cambiare la rotta
La nuova Campagna è stata presentata in anteprima nazionale in occasione del seminario annuale di approfondimento del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace, organizzato il 9 gennaio a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, con interventi di esperti provenienti da istituzioni internazionali, accademia e società civile e dei rappresentanti degli enti promotori (a questo link è disponibile il video del seminario).
L'evento di presentazione è stato l'opportunità non solo per approfondire il Messaggio giubilare e il tema del debito, analizzato nelle sue molteplici dimensioni alla luce del contesto attuale, ma anche per condividere le prospettive di azione e rilanciare l'impegno comune. Nella convinzione trasversale - rimarcata da Giuseppe Notarstefano, presidente di Azione Cattolica Italiana - che questo Giubileo della Speranza deve portarci a ripensare la nostra convivenza globale e il nostro modo di abitare la casa comune. Nella determinazione - espressa da don Antonio De Rosa di Caritas Italiana - a ripartire dalle comunità, affinché siano vissute come spazi di incontro e speranza, luoghi dove il cambiamento prende forma concreta.
E nella consapevolezza - riassunta da Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII - che il cambiamento di rotta deve avvenire denunciando le cause delle ingiustizie e lottando per rimuoverle, e allo stesso tempo realizzando e annunciando le alternative possibili, nuove forme di società ed economia che hanno al centro non il profitto ma l'essere umano e la sua dignità.