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3 Marzo 2025
Ultima modifica: 3 Marzo 2025 ore 09:50

Giuseppe. L'impossibile sì

Un viaggio, tra fantasia e teologia, accompagna alla conoscenza del papà di Gesù
Giuseppe. L'impossibile sì
Esce con Sempre Editore un originale testo che racconta la storia di San Giuseppe, un padre speciale che ha accompagnato nella crescita il figlio di Dio. Abbiamo intervistato l'autore Pino Pasolini, per conoscere l'ispirazione che ha dato vita a questo testo.

La Bibbia ne parla poco, ma quel poco fa pensare molto. Per non togliere spazio alla notizia bomba di Dio che si fa bambino, i Vangeli lo presentano con una sintesi, un distillato, che è tutto compreso nell’espressione “Uomo giusto” che, in un mondo
così guasto, bastava e basta per farne un gigante, ieri come oggi. Certamente non un comprimario messo lì a “reggere il moccolo” a un evento che cambierà le prospettive e la storia degli uomini.
Esce con Sempre Editore – in occasione della ricorrenza del 19 marzo, che è anche la festa di tutti i papà – un originale testo che racconta la storia di San Giuseppe.
Entrando tra le righe dei Vangeli, grazie alla conoscenza della cultura del tempo, l’autore si avvicina in punta di piedi al falegname di Nazareth, facendosi interprete dei pensieri e dei sentimenti di questo padre specialissimo. Con uno stile semplice e vivace accompagna il lettore a conoscere di più questo grande santo.
Gli evangelisti sono parchi di notizie riguardanti San Giuseppe, al quale viene affidata la custodia del messia. Eppure ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Gesù, proteggendolo durante la sua infanzia, insegnandogli un mestiere, accompagnandolo nella sua crescita di figlio di Dio e figlio dell’uomo.
Giuseppe avrà sicuramente avuto il suo bel da fare a combinare il puzzle di tutti gli eventi che ha dovuto affrontare insieme a Maria. Eppure, come Maria, nel travaglio e con timore e tremore anche Giuseppe ha consegnato il suo “sì”.
Abbiamo intervistato l’autore del libro, Pino Pasolini, diacono permanente della diocesi di Rimini, sposato con Daniela. Ha conosciuto don Benzi all’inizio degli anni ’70 avviando una delle prime case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII.
 
Perché hai deciso di scrivere questo libro?
«Perché a me ha sempre dato un po’ di fastidio vedere che certi personaggi che fanno parte della nostra storia di fede sono poco virili… collo torto, mani giunte… c’è troppa distanza, credo che Giuseppe andasse rivalutato, e non essere presentato solamente come un vecchio. Come avranno vissuto tra di loro? Secondo me due sposi possono avere un rispetto che deriva dalla contemplazione di un mistero dovuto al fatto che Dio è venuto ad abitare in lei.
L’amore si manifesta in tanti modi, e questa cosa mi ha provocato»
 
Che tipo di Giuseppe emerge dal libro?
«Emerge un Giuseppe che diventa da falegname a teologo rimanendo falegname, costretto a riflettere sulle proprie radici culturali e religiose e pensare a Dio in modo nuovo.
Il Vangelo non ci parla tanto di dove sia arrivato, ma noi non possiamo stare alla lettera del Vangelo, ma possiamo utilizzare la nostra fantasia».
 
È così che sono nate le riflessioni su Giuseppe che sono nel libro?
«È una fantasia ma dentro di me è anche una riflessione di natura teologica. Questo è un lavoro che devi fare sul Vangelo altrimenti non lo attualizzi per la tua vita. Devi fare emergere delle immagini: avrà avuto degli amici Gesù, avrà avuto degli attrezzi… Nello schermo della mia fantasia devono apparire delle immagini, altrimenti sono come un albero secco».
 
Che cosa ne è uscito?
«Mi sono reso conto che stavo facendo una specie di catechismo, come faceva don Oreste che usciva con immagini semplici, alla portata di tutti. Ne è uscita una via di mezzo tra una favola e una riflessione teologica».
 
A chi hai pensato quando scrivevi?
«Ho 4 figli e 17 nipoti e ho pensato a chi avrebbe potuto leggere questa cosa e sorridere benevolmente».