Topic:
22 Dicembre 2023

Gli auguri di Papa Francesco

Seguire Maria, il Battista e i Magi: ecco il discorso di Natale del pontefice
Gli auguri di Papa Francesco
Foto di FABIO FRUSTACI
Nel tradizionale discorso di auguri ai collaboratori della Curia, Papa Francesco coglie l'occasione per parlare di alcuni temi importanti come il dialogo, l'ascolto e di come vivere il Concilio Vaticano II
Ascoltare, discernere, camminare. Maria, il Battista e i Magi. Tre azioni e tre figure che le incarnano nella loro posizione umana. Sono state scelte da papa Francesco per il tradizionale discorso di auguri ai suoi collaboratori della Curia romana, ma ciò che ha detto il pontefice vale ovviamente per qualsiasi ambito ecclesiale, sia esso un movimento, un’associazione, una parrocchia, ed anche una singola persona. 

Si parte dunque dal primo grande comandamento, dallo Shemà Israel, «Ascolta Israele» (Dt 6,4). «Ascoltare, infatti, è un verbo biblico che non si riferisce soltanto all’udito, ma implica il coinvolgimento del cuore e quindi della vita stessa».
E la regina dell’ascolto è Maria «che riceve l’annuncio dell’Angelo con apertura, totale apertura, e proprio per questo non nasconde il turbamento e le domande che esso suscita in lei; ma si coinvolge con disponibilità nella relazione con Dio che l’ha scelta, accogliendo il suo progetto».  Maria si mette in ascolto in ginocchio, cin umiltà e stupore. «Ascoltare “in ginocchio” – sottolinea Francesco - è il modo migliore per ascoltare davvero, perché significa che non stiamo davanti all’altro nella posizione di chi pensa di sapere già tutto, di chi ha già interpretato le cose prima ancora di ascoltare, di chi guarda dall’alto in basso ma, al contrario, ci si apre al mistero dell’altro, pronti a ricevere con umiltà quanto vorrà consegnarci». 

Una vera posizione di dialogo e di ascolto con gli altri «si impara nella preghiera, perché essa allarga il cuore, fa scendere dal piedistallo il nostro egocentrismo, ci educa all’ascolto dell’altro e genera in noi il silenzio della contemplazione. Impariamo la contemplazione nella preghiera, stando in ginocchio davanti al Signore, ma non solo con le gambe, stando in ginocchio con il cuore!». Questo ascolto in ginocchio, nella preghiera, richiama immediatamente un grande insegnamento del servo di Dio don Oreste Benzi, in quale non mancava mai di ricordare ai suoi interlocutori che si è capaci di stare in piedi e di camminare solo se si sta in ginocchio. 

Dopo la Madonna che ascolta, arriva Giovanni il Battista che discerne. Perché Francesco indica Giovanni, di solito presentato come il precursore, come figura di colui che fa discernimento. Lui si immaginava un Messia potente che presto avrebbe fatto piazza pulita dei peccati e dei peccatori. «Ma questa immagine del Messia si frantuma dinanzi ai gesti, alle parole e allo stile di Gesù, dinanzi alla compassione e alla misericordia che Egli usa verso tutti. Allora il Battista sente di dover fare discernimento per ricevere occhi nuovi. Il Vangelo ci dice infatti: «Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,2-3). Insomma, Gesù non era come se lo aspettava e, perciò anche il Precursore deve convertirsi alla novità del Regno, deve avere l’umiltà e il coraggio di fare discernimento».
Perché il discernimento, spiega Francesco, è l’arte della vita spirituale che ci spoglia della pretesa di sapere già tutto, dal rischio di pensare che basta applicare le regole, dalla tentazione di procedere semplicemente ripetendo degli schemi, senza considerare che il Mistero di Dio ci supera sempre e che la vita delle persone e la realtà che ci circonda sono e restano sempre superiori alle idee e alle teorie». 

La terza figura sono i Magi. «Essi ci ricordano l’importanza del camminare. La gioia del Vangelo, quando la accogliamo davvero, innesca in noi il movimento della sequela, provocando un vero e proprio esodo da noi stessi e mettendoci in cammino verso l’incontro con il Signore e verso la pienezza della vita». La fede non è una conferma delle nostre sicurezze, anzi Dio ci chiama sempre fuori dalla nostra confort zone. «Egli ci mette in viaggio, ci trae fuori dalle nostre zone di sicurezza, mette in discussione le nostre acquisizioni e, proprio così, ci libera, ci trasforma, illumina gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati (cfr Ef 1,18)». Camminare è il contrario di “labirintare” (ecco uno dei neologismi che tanto piacciono a Francesco), cioè stare «dentro i nostri recinti e nelle nostre paure».

«Ci vuole coraggio per camminare, per andare oltre. È questione di amore. Ci vuole coraggio per amare». Questa considerazione conclusiva offre il destro a Francesco di ribadire il proprio giudizio sulle false e artificiose contrapposizioni con cui ancora oggi si dipinge la vita della Chiesa. «A sessant’anni dal Concilio, ancora si dibatte sulla divisione tra “progressisti” e “conservatori”, ma questa non è la differenza: la vera differenza centrale è tra “innamorati” e “abituati”. Questa è la differenza. Solo chi ama può camminare». Gli innamorati sono coloro che si mettono in ascolto in ginocchio, che non si lasciano imprigionare dal già saputo e dal già fatto, che si lasciano guidare dall’Alto in un cammino «seguendo la Luce che vuole sempre condurci oltre e che talvolta ci fa cercare sentieri inesplorati e ci fa percorrere strade nuove».