Dvarashyn Vitali, 54 anni, da ex militare conosce le atrocità della guerra, per questo si dichiara obiettore di coscienza. Ma ora rischia una condanna a 7 anni di reclusione
Dvarashyn Vitali, classe 69, è un cittadino bielorusso esule dallo scoppio della guerra in Ucraina e rifugiato in Lituania. Da giovane aveva intrapreso la carriera militare, si diplomò in una scuola di tecnica e aviazione militare e ne intraprese la carriera. Ma la vita da militare durò poco. Maturò una coscienza critica, che gli permise di vedere diversi difetti della vita militare. Chiese le dimissioni e tornando alla vita civile, scelse di partecipare al movimento di opposizione al regime bielorusso. Diventando attivista politico, ha partecipato ad azioni non violente contro il regime e ha manifestato pubblicamente la sua contrarietà al regime attuale di Lukashenko.
Sono molti i bielorussi, ucraini e russi, espatriati a causa della guerra perché hanno aderito all’opposizione democratica. In Lituania Vitali ha ottenuto il permesso di soggiorno e iniziato a lavorare.
Ma a fine aprile di quest'anno ha ricevuto la sospensione e la revoca del permesso lituano ed è stato dichiarato persona “indesiderata” .
Perde lavoro, casa e finisce in carcere
«L’11 giugno - si legge in un comunicato stampa del Movimento Nonviolento - gli fanno sapere che deve tornare in Bielorussia, come persona "indesiderata" in Lituania e nell'Unione Europea. Il 15 giugno Vitali fa ricorso e
chiede lo status di “rifugiato politico”, ma il 19 giugno l'Ufficio immigrazione lo preleva e il 20 giugno lo porta in un campo profughi a 100 chilometri da Vilnius. Vitali viene
rinchiuso in una cella; perde il lavoro, perde la casa in affitto. Rischia l'estradizione in Bielorussia, dove lo attenderebbe una condanna a 7 anni per le sue attività a favore degli obiettori di coscienza».
L'assistenza legale per evitare l'estradizione
L'associazione pacifista Our House ne fa un caso emblematico. «Il Movimento Nonviolento - prosegue il comunicato - con la campagna di Obiezione alla guerra,
si fa carico delle spese legali per il ricorso e la sua difesa (l’ufficio immigrazione liutuano gli aveva procurato un difensore d’ufficio, che però non si è mai fatto vedere dall’imputato; grazie al Movimento Nonviolento ora può contare su un avvocato di fiducia, con la consulenza dell’avvocato Canestrini, osservatore internazionale dei Diritti umani)».
«Chiediamo - conclude il comunicato - che l'Unione Europea non sia succube della politica militarista di Lukashenko e
conceda subito lo status di "rifugiato politico" a Vitali e a tutti gli obiettori di coscienza e disertori bielorussi (e anche ai Russi e agli Ucraini)