Il racconto degli operatori del progetto Miriam, in viaggio come i Magi. Storia di un incontro. Il corso di secondo livello.
C’è da restare a bocca aperta certi giorni guardando il Presepe e fermandosi a pensare a quei granelli di sabbia e poi le fredde rocce e ancora il terreno muschioso. Chissà davvero quanti paesaggi diversi, a volte impervi a volte piacevoli, avranno incontrato i Re Magi per arrivare alla grotta di Betlemme… un lungo itinerario ancora oggi ripetuto da donne, bambini e famiglie di colori e tradizioni diverse, con la speranza di incontrare davvero la salvezza.
Quando Teodora, oggi trentacinquenne parla del suo viaggio dalla Romania verso l’Italia e dei tanti paesaggi che ha attraversato in parte a piedi e in parte col pulmino, da una parte avverti nei suoi occhi la nostalgia di una patria, dei sapori delle sarmale, delle corse da bambina sul ghiaccio e dall’altra la voglia di scappare prima possibile da un paese martoriato dalla dittatura di Ceaușescu, e dalle botte senza motivo del marito troppo giovane e troppo alcolizzato per amarla.
In Italia inizia il suo sogno di fare soldi assistendo gli anziani, tanti anni di badantato e una vita che sempre ricostruita nonostante una bassa paga, l’assistenza sanitaria assente. Una vita nell’ombra in realtà da donna sfruttata e a volte anche molestata dai suoi assistiti. Finchè trova quello che crede essere l’amore della sua vita. Il suo nuovo compagno la riporta a vivere la giovinezza, la speranza di un futuro insieme, lavorando entrambi, lui nell’edilizia e lei nell’assistenza agli anziani ma con maggiore dignità e rispetto, perché ora c’è un uomo che potrà affiancarla. Dopo un anno Teodora ha la sua prima figlia e mai avrebbe immaginato di crescerla nel pieno di una pandemia.
D’altra parte per lei ora è difficile vedere ancora la vita rosea. Quando infatti la sua bimba compie un anno, il papà fino ad allora premuroso e affettuoso, inizia a cambiare volto. La crisi che porta con sé la pandemia colpisce duro anche la sua ditta. Il lavoro diminuisce sempre più e tanti giorni sempre in casa con la moglie e con la bimba – oltre a quelli del lockdown già sofferti nel 2020 – diventano noiosi, vuoti di senso.
Quando l'amore diventa improvvisamente violento
Prima il compagno di Teodora era appassionato di pesca e ciclismo, ora inizia ad attaccarsi ai videogiochi. E infine inizia ad abusare dell’alcool. Teodora racconta quelle ubriacature come episodi temporanei «solo il sabato e la domenica beve – mi spiega – gli altri giorni è così attento e disponibile». Lo scusa e giustifica in ogni momento della narrazione. «Non è colpa sua. Purtroppo ha visto sempre così suo padre quando era piccolo. E lo picchiava anche con calci e pugni quando non era in sè».
Di settimana in settimana, oltre alle ubriacature si aggiungono però nei suoi racconti anche lividi sul corpo. Cosce, braccia, polsi sembrano un campo da guerra. Lei dice che qualche volta quando non va a lavoro per più mesi «lui si agita perché è stressato. Ha paura che non riusciamo più a pagare le bollette. E anche la bimba, adesso che non la allatto più, ha sempre più bisogni».
Lo sportello di aiuto contro la violenza alle donne
Un’operatrice della Caritas me la presenta quando è ancora semplicemente una mamma che chiede consigli per finire l’allattamento e pannolini e omogenizzati per la sua bimba. La incontro ancora altre quattro volte ed ogni volta il suo volto è sempre meno sereno. Le chiamate agli orari più improbabili del giorno e della notte si moltiplicano in proporzione alle botte. Le mille giustificazioni continuano ma un dubbio forte si insinua fortunatamente nella sua mente ormai ingombrata di strategie di resistenza. «E se succedesse qualcosa a mia figlia mentre mi picchia? Se cadesse dal passeggino, o spingesse anche lei contro il muro con violenza quando lui è arrabbiato?».
Le ripeto come altre decine di volte al telefono che la sua casa non è sicura. Ma un mese prima di Natale le mie parole sembrano risuonarle in un modo diverso. Un giorno infine mi chiama e mi chiede se riesco a metterla in contatto con un prete ortodosso nella città dove vive. Ha bisogno di parlare con qualcuno della sua chiesa. Si sente ormai incapace di perdonare. Non la giudico e non le esprimo una mia opinione. Cerco informazioni da organizzazioni che conosco e riesco ad avere un contatto telefonico. Lascio che segua anche questa via, sperando che non cancelli dentro di sé quel barlume di lucidità sul malessere di sua figlia davanti agli episodi di violenza domestica.
Dopo qualche giorno mi chiede aiuto per cercare un posto dove fuggire senza perdere il suo lavoro. Le spiego che non deve essere lei per forza ad andarsene ma è importante che si affidi ai servizi sociali per tutelare la sua bimba. Teodora è confusa ma sa che di me e dell’operatrice della Caritas può fidarsi. Sa che la sua bimba ha bisogno di vivere in un luogo sicuro, serena, ed inizia a percepire che il compagno che l’amava in questo periodo ha comportamenti violenti che non riesce a controllare e la escalation è sempre più preoccupante. Anche a lavoro dalla coppia di anziani che accudisce non è più al sicuro. Non ci sono altre vie. Occorre fare in fretta.
L'ultima notte all'inferno
Per alcuni giorni non mi chiama. Al quarto giorno, la cerco io sempre col numero nascosto, sempre evitando di lasciarle messaggi che la mettano in difficoltà col compagno perchè negli ultimi mesi le ha iniziato a controllare pure il telefono. Il cellulare è spento. Nessuno risponde. Temo il peggio e penso ancora agli occhi dolci e al sorriso che accomunano quella madre e la sua bimba.
Il giorno dopo mi telefona dall’ospedale in lacrime. Mi ripete tra un singhiozzo e l’altro: «Questa volta l’ho denunciato per davvero. Avevi ragione: la mia casa non era più sicura». Teodora quella sera era stata picchiata quasi a sangue, è viva per miracolo ed ora è in salvo con la figlia in una casa rifugio.
Ieri l’ho chiamata per farle gli auguri. In Romania la festa dell’Epifania è una festa importante non tanto per la manifestazione davanti ai Re Magi ma per la benedizione delle acque perché si ricorda la manifestazione di Dio nel Battesimo di suo Figlio nelle acque del Giordano.
Ripenso alle parole di Papa Francesco all’inizio del nuovo anno. Parole incredibilmente attuali.
Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità.
Papa Francesco
E mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne...
C'è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni. E questo le madri sanno farlo.
Non ci sono ricette preconfezionate e non basterebbe una vita per imparare a riconoscere la violenza e distinguerla dal conflitto nelle coppie.
Non so neppure se Teodora la rivedrò ancora. Ma so di certo che, nei giorni in cui il suo cellulare era rimasto spento ed ero pronta a contattare i servizi, di certo quella Madre che guarda a bocca aperta il suo piccolo Figlio, adorato a Betlemme da contadini e pastori e persino dai Re Magi a Betlemme, avrà protetto da una fine peggiore Teodora e la sua piccola.