Il costo dei giovani che abbandonano precocemente la scuola o che non raggiungono competenze di base ammonta a 10 trilioni di dollari a livello globale. È quindi necessario investire strategicamente nell'educazione. L'UNESCO consiglia come.
Investire nell'educazione è l'investimento più strategico che ci sia, afferma l'UNESCO nel report pubblicato il mese scorso. Il documento rivela che il costo globale dell'abbandono scolastico e della mancanza di istruzione è sconvolgente:
10 trilioni di dollari all'anno. Questo è il costo sociale dei giovani che abbandonano precocemente la scuola o che non raggiungono competenze di base, mentre la perdita di PIL derivante da scarse competenze socio-emozionali è pari a
7,4 trilioni di dollari.
Con l’obiettivo di prevenire ed agire alla causa del problema,
L’UNESCO suggerisce 10 punti di intervento per migliorare il sistema di istruzione in ogni Paese. La speranza è che si possa garantire l'accesso e la qualità dell'istruzione, per un futuro migliore e per ridurre i costi economici e sociali derivanti dalla mancanza di istruzione.
Cerchiamo di osservare quali sono i
10 interventi e che spazio trovano in Italia.
1. Garantire 12 anni di scuola gratuita, pubblica e inclusiva. I governi dovrebbero investire tra il 4% ed il 6% del loro GDP per l’educazione dei giovani
Negli ultimi 5 anni, ad eccetto dell’anno del 2020,
le spese pubbliche italiane per l’istruzione sono state il 4.10%, appena sopra la soglia consigliata da questo studio. Si tratta ovviamente di un buon risultato, tuttavia ancora indietro rispetto alla media Europea, che invece si aggira attorno al 4.7%. Oltretutto, negli ultimi 20 anni, l’Istat ha registrato un leggero calo delle spese in educazione. Oltre al finanziamento pubblico, quest’anno è nata la
Fondazione per la Scuola Italiana, nuovo ente no-profit totalmente finanziato da privati
per supportare le scuole. Questa ha suscitato alcune controversie, tra chi sostiene che possa aiutare a migliorare le capacità scolastiche e chi percepisce che causerebbe diseguaglianze nella distribuzione delle risorse e potrebbe influenzare le scuole (ad esempio l’azienda sostenitrice Leonardo S.p.A., tra le prime mondiali per produzione di armi).
2. Assicurare un’educazione inclusiva per ogni genere, che sostenga ugualmente ragazze e ragazzi
In Italia i dati mostrano che
le donne sono molto istruite, anzi, lo sono più degli uomini. Un recente studio Istat mostra che il 68% delle donne (25-64 anni) ha almeno un diploma o qualifica, contro il 62,9% degli uomini; mentre il titolo terziario viene raggiunto dal 24,9% delle donne contro 18,3% degli uomini. Tuttavia, il dislivello di genere avviene dopo gli studi, dove il tasso di occupazione è maggiore per gli uomini (59,0% per le donne e 79,3% per gli uomini). Più che nell’istruzione, quindi, bisogna migliorare lo
sbilanciamento di genere nel passaggio scuola-lavoro.
3. Investire nella scuola primaria e d’infanzia, poiché tale educazione previene l’abbandono scolastico e ha effetti positivi nello sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo
Nel 2022 i dati dell’Eurostat confermano che
l’1,5% del GDP italiano è stato speso per l’educazione d’infanzia e primaria, mentre l’1,8% per l’educazione secondaria (in totale l’Italia ha speso 4,1% del GDP per l’educazione). C’è ancora molto da fare nel campo della scuola primaria e d’infanzia, anche se alcuni passi sono già stati fatti. Infatti, il Pnrr aveva stanziato 4,6 miliardi di euro per scuola primaria e nuovi asili nido, soprattutto al sud. Tuttavia, hanno seguito ritardi e complicazioni, che sono giunti ad una revisione nel dicembre 2023: i fondi sono scesi a 3,2 miliardi (Fondazione Agnelli). Positivo è il fatto che a maggio 2024, il 93% dei progetti erano già iniziati (italiadomani.gov).
4. Provvedere supporto accademico e seconde opportunità per gli studenti che hanno interrotto gli studi
L’Europa si è posta l’obiettivo di scendere sotto il 9% di giovani 18-24enni che non seguono percorsi di studio in seguito ad abbandono, da raggiungere entro il 2030. In Italia siamo ancora lontani dalla media europea, che è al 9,5%, tuttavia è molto positivo il continuo calo di tale fenomeno. Solo dal 2022 al 2023,
i ragazzi che hanno abbandonato gli studi in Italia sono scesi di un punto percentuale, arrivando a
10,5%. Al contrario, significativa è la percentuale di abbandono nei ragazzi stranieri, che arriva a 26,9%. Il sistema scolastico italiano prevede programmi educativi per chi ha abbandonato gli studi, tuttavia i dati dimostrano che per raggiungere l’obiettivo europeo e per diminuire le diseguaglianze non si deve diminuire l’impegno e l’attenzione.
5. Migliorare le infrastrutture scolastiche, i servizi nelle scuole e il trasporto per gli studenti
Nonostante in Italia godiamo di servizi e strutture considerabili di lusso rispetto a molti altri Paesi,
i nostri edifici scolastici sono vecchi e richiedono manutenzioni. RaiNews1 riporta che il 42% sono stati costruiti prima del 1972, e che oltre la metà delle scuole non hanno agibilità e prevenzione incendi. Tra nord e sud vi è un divario soprattutto riguardo palestre e mense, che sono molto più comuni al nord. Fortunatamente, in media
l’84% delle scuole sono ben servite di trasporti pubblici urbani (48% non urbani), dichiara lo studio dell’Osservatorio CPI, nel 2022. Ma, purtroppo, una scuola su 2 non è provvista di trasporto per studenti disabili.
6. Migliorare l’educazione tramite docenti qualificati, motivati e inclusivi, che siano aggiornati professionalmente
Nel 2023, a partire da dati Ocse e MIM, l’impresa sociale “Con i Bambini” mostra che in Italia
solo il 50,4% gli insegnanti under-35 in Italia hanno svolto una formazione completa, mentre in Europa la media è 75%. Oltretutto, da parecchi anni si presenta un problema di cattedre scoperte e
docenti precari, ad esempio solo il 2,9% in media tra gli under-35 ha un ruolo a tempo indeterminato. Per questo, nel Pnrr c’era l’obiettivo di raggiungere 70mila assunzioni di docenti entro il 2024, ma la scadenza è stata rimandata al 2026 poiché non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo.
7. Aumentare la consapevolezza sull’importanza dell’istruzione nelle comunità e nelle famiglie, includendole nelle attività scolastiche
Un’indagine Istat del 2023 rivela che l’abbandono scolastico è spesso associato alla famiglia, cioè legato al livello di istruzione dei genitori. Il 23,9% dei giovani con genitori senza un diploma abbandona gli studi prima dei 24 anni, mentre si riduce al 5% se almeno un genitore ha un diploma. L’influenza della famiglia è essenziale per una buona educazione scolastica. Anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito ne sottolinea l’importanza, cercando di
incentivare la partecipazione attiva dei genitori nelle scuole (dal 1974 ci sono stati numerosi decreti a riguardo). Nonostante questo, i dati Istat dimostrano che questa sensibilizzazione deve continuare, soprattutto riguardo l’abbandono scolastico.
8. Affrontare la salute mentale ed il benessere dei ragazzi, prevenendo tutte le forze di violenza di genere e includendo una valida educazione sessuale e socio-emotiva
L'UNESCO ha evidenziato una
lacuna significativa nell'educazione sessuale in Italia, poiché non è ancora obbligatoria. Nel 2023 e 2024, diverse proposte di legge sono state avanzate per integrare l'educazione emotiva e sessuale nelle scuole, concentrata anche sulla violenza di genere. Ma la proposta ha suscitato un
acceso dibattito politico. Le opposizioni insistono sull’importanza dell’educazione sessuale, ma i partiti di maggioranza preferirebbero limitarsi a quella emotiva e di genere. Nel mentre, l’incapacità di raggiungere un accordo sta bloccando lo sviluppo di tale educazione, lasciando i giovani senza educazione sia emotiva, che sessuale.
9. Rafforzare la connessione tra scuola e lavoro, aiutando il passaggio e limitando le barriere di genere
Come già accennato, all’entrata del mondo del lavoro c’è un
divario di genere che grava sulle donne (tasso di occupazione 59,0% per le donne e 79,3% per gli uomini) e su cui è necessario intervenire. Oltre a questo, fortunatamente il tasso di occupazione per neo-laureati e neo diplomati sta aumentando. Nel 2023, riporta l’Istat,
il 59,7% dei neo-diplomati ed il 75,4% dei neo-laureati trova lavoro. Questa intensa crescita potrebbe permettere di avvicinarsi agli altri paesi europei, tra i quali purtroppo
l’Italia è tra gli ultimi quando si parla di occupazione tra giovani diplomati o laureati (media europea rispettivamente di 78,1% e 87,7%).
10. Condurre valutazioni e studi rigorosi per scoprire come trattenere o riportare a scuola studenti ad alto rischio di povertà educativa e abbandono scolastico
Grazie a dati di Istat, fonti istituzionali italiane ed europee e riviste impegnate nel campo della scuola, si riesce a ricostruire un quadro generico della situazione educativa italiana. Tuttavia, come riporta UNESCO, «Purtroppo, questi studi sono relativamente rari. […] Sfortunatamente, la quasi totale assenza di studi solidi che forniscano indicazioni ai politici può portare a un'allocazione inefficiente delle scarse risorse pubbliche».
In vista di ciò e dell’analisi fatta in questo articolo, il 10° punto risulta essere essenziale, per incrementare lo sviluppo del sistema scolastico italiano e per garantire ai giovani le risorse adeguate per un futuro migliore.