Civili, mamme e papà, famiglie intere hanno scelto di resistere alla guerriglia armata solamente attraverso la nonviolenza.
Sono in visita in questi giorni in Europa, dalla Colombia, due rappresentanti della Comunità di Pace di San Josè de Apartado,
Jose Roviro Lopez di 35 anni e Sayda Yadis Arteaga Guerra di 27. Il loro viaggio era previsto nel 2020 ma non è stato possibile realizzarlo a causa della pandemia. Quest’anno si è aperta di nuovo la possibilità, tutto è partito dall’invito ricevuto dai due testimonial colombiani per partecipare all’evento
“The Economy of Francesco” dal 22 al 24 settembre ad Assisi, un evento che riunisce tutte quelle persone e realtà che hanno risposto all’appello di Papa Francesco per “incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. Un evento che ci aiuti a stare insieme e conoscerci, e ci conduca a fare un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”.
Operazione Colomba accompagna da 2009 la Comunità di Pace di San José. Sicuramente l’attività principale e l’accompagnamento protettivo internazionale in loco. Parallelamente si cerca di portare avanti tutta una serie di attività di advocacy e di costruzione di reti di appoggio e sostegno alla Comunità. Per questo motivo in occasione dell’evento di Assisi Operazione Colomba ha proposto e organizzato un giro di incontri che vedrà la Comunità di pace in diverse sedi italiane ed estere (Germania, Svizzera, Austria).
In Italia in particolare i 2 testimonial Colombiani
hanno incontrato rappresentanti del Ministero per gli Affari Esteri, del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, sono stati ricevuti in comune a Narni e a Padova. L’obiettivo di questa visita in Europa è proprio rafforzare la rete di appoggio alla Comunità di Pace, appoggio oggi più che mai fondamentale in quanto la Comunità rappresenta un modello alternativo economico, politico e sociale a cui molte delle organizzazioni che la sostengono si ispirano. Al recente cambio di governo in Colombia la Comunità di Pace sta rispondendo con la stessa neutralità che caratterizza i rapporti con il governo colombiano dal 2005. Sta osservando e monitorando i primi passi del nuovo governo, attendendo le scelte che intende fare. Al momento non c’è un’interlocuzione diretta e il paramilitarismo nella zona non è mai cambiato dal 2016. Di tutto questo si è parlato anche durante la
conferenza stampa che si è tenuta il 17 settembre a Roma presso la sede del CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) a cui hanno partecipato diverse organizzazioni e l’onorevole Giovanna Martelli.
In questi giorni (dal 22 al 24 settembre) i due testimonial colombiani sono ad Assisi, a “The Economy of Francesco”, evento importantissimo che ha riunito migliaia di giovani economisti, imprenditori, change makers. Il titolo del
panel della Comunità di Pace nella sessione di apertura è “L’unica guerra giusta è quella che non si combatte”. Il 24 settembre tutti gli ospiti dell’evento si incontreranno con Papa Francesco che li raggiungerà ad Assisi. La presenza della Comunità di Pace è molto significativa: la strategia economica, la spiritualità, il pensiero che la Comunità ha costruito in questi anni è la traduzione nella pratica dell’enciclica Laudato Si: la Comunità di Pace va protetta perché non è solo speranza di futuro per se stessa ma per tutta l’umanità.
“Come fate a resistere ed andare avanti?” – è la domanda che più spesso viene fatta ai membri.
La Comunità resiste perché loro sono consapevoli che questo è l’unico cammino giusto
"Sanno che possono essere ammazzati in qualsiasi momento ma nonostante ciò vanno avanti perché il cammino viene dal cuore. La grande forza sta nell’organizzazione interna che hanno stabilito in questi anni: un consiglio direttivo, le assemblee, i comitati. L’autorità massima di tutta questa organizzazione sta nell’assemblea generale, in cui tutti membri riuniti prendono le decisioni che riguardano la vita comune. L’altro pilastro è stato l’accompagnamento internazionale.
Ad Assisi il 22 settembre nella sessione di apertura di “Economy of Francesco” centinaia di giovani, una platea commossa, ha tributato una
standing ovation di diversi minuti a Josè e Sayda. “Stiamo resistendo e non sappiamo se ce la faremo: quello che abbiamo visto in tutta la nostra storia è che oggi siamo vivi ma domani magari no – raccontano -. La nostra è una storia di morte e massacri. La Colombia è un paese dove la guerra è di casa; la maggior parte della popolazione civile è stata costretta a sfollare e lasciare tutto. È quello che è successo nelle nostre famiglie. Nonostante tutta questa violenza e gli orrori come Comunità abbiamo creduto che rispondere alla violenza con la violenza non sarebbe stata mai la strada da percorrere; al contrario crediamo che il perdono in rispetto della vita in tutte le sue forme rappresenti la vera costruzione della Pace. Per questo abbiamo sempre detto che il nostro desiderio è trasformare il dolore speranza.
Nonostante le numerose stragi la gente della Comunità ha è rimasta nella propria terra facendosi coinvolgere nel conflitto in maniera assolutamente nonviolenta. Ci siamo riusciti anche rifiutando le coltivazioni illecite e qualsiasi forma di complicità nella guerra, e chiedendo il rispetto dei nostri spazi vitali che sono neutrali, in cui è vietata l’entrata a qualsiasi attore armato legale o illegale.
Stiamo cercando di vivere come un’alternativa economica che si propone l’ autonomia alimentare, e tutto questo presenta migliaia di ostacoli, tra cui la questione della terra e la visione capitalistica che vuole distruggere la resistenza contadina. Dalla nascita della Comunità ad oggi abbiamo più di 300 morti: compagni e compagne innocenti assassinati con il fine di indebolire e porre fine al nostro processo di resistenza nonviolenta: il più giovane di loro aveva solo 18 mesi. Ma siamo ancora qui, ancora in piedi.
Per la Comunità di Pace è fondamentale lavorare per la salvaguardia dell’ambiente e per mantenere viva la memoria di coloro che hanno dato la vita per la dignità e il diritto alla terra: non ci fermeremo mai. Continueremo a denunciare tutte le ingiustizie che viviamo pur sapendo che per quelle parole potremmo essere uccisi, ma sappiamo anche bene che c’è qualcun altro che continuerà questa lotta, quindi la nostra morte per altri sarà libertà”.